La seconda ondata della pandemia di Covid-19 torna a colpire la cultura in tutta Europa. Su queste pagine si è già ampiamente discusso del dpcm che, in Italia, ha chiuso i cinema e i teatri, ma adesso sono anche i musei a rischiare. Il primo paese ad aver stabilito la serrata dei musei è stata l’Irlanda, il primo paese europeo a entrare per la seconda volta nel cosiddetto lockdown, ed è stata seguita a stretto giro dalla regione di Bruxelles in Belgio: anche qui, musei chiusi. Anche in Svizzera i musei cominciano a chiudere: si parte dal canton Vallese, dove dal 22 ottobre è stata decretata la serrata di bar, cinema, teatri, musei, biblioteche, piscine, case di tolleranza e night.
Musei chiusi anche in Germania a partire da lunedì 2 novembre: Berlino ha infatti decretato un lockdown quasi totale, che prevede la sola apertura di scuole, uffici pubblici, chiese (dove si potranno continuare a celebrare le funzioni religiose) e negozi, questi ultimi però dovranno garantire uno spazio di almeno 25 metri quadri per ogni cliente. Infine, la Francia entrerà di nuovo in lockdown questo giovedì, e i musei in tutto il paese rimarranno chiusi.
Come si muoverà l’Italia? Al momento la situazione è in rapida evoluzione e non si esclude un nuovo lockdown per il nostro paese, magari inizialmente limitato ai centri dove la diffusione del contagio è più sostenuta (si parla di Milano e Napoli). Nei giorni scorsi sono state forti le proteste per le chiusure di cinema e teatri, anche in ragione del fatto che non sono stati chiusi i luoghi di culto e, anzi, la celebrazione delle funzioni religiose è ancora consentita. Cosa accadrà dunque ai musei? Al momento niente trapela dal Ministero dei Beni Culturali: se l’Italia seguirà l’esempio degli altri paesi europei (come è prevedibile che farà), i musei non si sottrarranno.
Tuttavia è anche vero che il nostro paese ha due elementi che lo distinguono dagli altri paesi: un paesaggio museale estremamente capillare e diffuso, e il fatto che in Italia i musei sono considerati servizi pubblici essenziali. Il primo elemento rende i musei luoghi sostanzialmente a basso rischio (la maggior parte dei musei è costituita da siti poco visitati, dove le possibilità di contagiarsi sono molto basse), mentre quanto il secondo potrebbe essere un elemento tale da deporre a favore di un’eccezione per l’apertura dei musei in caso di lockdown generalizzato: durante la prima ondata furono l’unico servizio pubblico essenziale a chiudere. Chissà che questa volta non si agisca in modo diverso: ma non sarà semplice.
Nella foto: il Louvre in notturna
In tutta Europa i nuovi lockdown cominciano a chiudere i musei. E in Italia cosa accadrà? |