Torna nella collezione della Galleria Borghese la Danza campestre di Guido Reni.
Il dipinto era comparso sul mercato antiquario nel 2008 a Londra con l’attribuzione a un anonimo artista bolognese; dopo le prime ipotesi attributive ne è stata riconosciuta la paternità a Guido Reni, grazie anche all’individuazione dell’opera negli inventari e nelle descrizioni della collezione di Scipione Borghese. La Danza campestre è stata esposta nel marzo 2020 al TEFAF dalla Galleria Fondantico e ora l’opera è stata acquistata dalla Galleria Borghese, riacquisendo così il dipinto che si riteneva disperso.
La scena raffigura una festa campestre: un ballo, accompagnato dalla musica del liuto e della viola da braccio, a cui partecipa un gruppo di contadini, al quale assistono alcune dame e signori del luogo. I personaggi appaiono seduti in cerchio, in una radura tra gli alberi accanto alla quale scorre un ruscello. Al centro, un giovane villano invita una dama ad aprire le danze. Si nota poi una grande varietà di atteggiamenti dei personaggi: una dama annoiata si rivolge verso la sua vicina, due donne si prendono cura di un bimbo, il suonatore di liuto si interrompe per prendere una delle fiasche poste a rinfrescare sulla riva. Castelli, casali e una piccola chiesa arricchiscono il paesaggio collinare. Particolare un dettaglio del dipinto: due mosche che si sono posate sulla superficie della tela.
La documentata provenienza di questo dipinto dalla collezione di Scipione Borghese e il suo rinvenimento danno occasione di precisare la fondamentale importanza della committenza Borghese per Guido Reni. Il cardinale desiderava fare di Reni il suo pittore di corte. A lui papa Paolo V affidò gli affreschi della Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore e uno dei suoi massimi capolavori, l’Aurora nel casino ora Pallavicini-Rospigliosi, quando questo era la prima impresa edile e residenza del cardinale Scipione Borghese.
Il pittore si dedicava al tema del paesaggio nei primi anni del suo soggiorno romano. La cultura bolognese dei Carracci e in particolare di Annibale e gli echi dei paesaggi di Nicolò dell’Abate sono ancora alla base della costruzione di un dipinto come la Danza campestre, risalente agli anni 1601-02. Questa importante opera di paesaggio contribuisce dunque a integrare il percorso artistico e i diversi ambiti di ricerca sperimentati dall’artista bolognese.
Nell’immagine: Guido Reni, Danza campestre (1601-1602 circa; olio su tela, 81 x 99 cm; Roma, Galleria Borghese)
Dipinto di Guido Reni creduto disperso torna alla Galleria Borghese |