Il Corridoio Vasariano offre una prospettiva unica sulla città di Firenze; da corridoio di spostamento privilegiato per la famiglia Medici a corridoio-museo, fa oggi parte del polo museale degli Uffizi ed è sicuramente una delle architetture più straordinarie della città, di cui è un fiore all’occhiello. Il Corridoio venne commissionato all’architetto Giorgio Vasari dal duca Cosimo I de’ Medici nel 1565, in occasione delle nozze tra Francesco I de’ Medici e Giovanna d’Austria. La costruzione di questo percorso scenografico consentiva non solo di ostentare la magnificenza della casata fiorentina, ma anche di rendere più sicuro e veloce l’attraversamento della città da parte di regnanti e cortigiani. Proprio a causa di questo importante evento l’opera venne realizzata in soli cinque mesi.
Il percorso del Corridoio Vasariano si snoda per circa un chilometro, ed è pensato per unire quelli che erano considerati i principali palazzi del potere mediceo: Palazzo Vecchio, gli Uffizi e Palazzo Pitti. Ed è proprio dalla Sala Verde di Palazzo Vecchio, antico appartamento di Eleonora da Toledo, che ha inizio, per poi proseguire, percorrendo via della Ninna, verso gli Uffizi; attraversando Ponte Vecchio, arriva, passando vicino alla Grotta del Buontalenti, fin nel giardino di Boboli, ed infine dentro Palazzo Pitti. Il progetto del “corridore aereo” si ispira probabilmente al passaggio che collega il Palazzo del Vaticano con Castel Sant’Angelo, costruito durante il papato di Alessandro V. Questo modello e l’evidente ripresa dell’architettura degli acquedotti antichi derivano probabilmente dagli anni della formazione del Vasari che egli passò in parte a Roma.
Percorrendo il Corridoio si offrivano agli occhi scorci meravigliosi sulla città, visibile dagli affacci e delle finestre progettate da Vasari; proprio per questo motivo nel 1595, per volere del granduca Ferdinando I, fu disposto di trasferire da Ponte Vecchio tutte le botteghe dei “beccai” (i macellai), che non costituivano uno spettacolo gradevole, e vennero quindi sostituite dalle raffinate botteghe orafe per cui il ponte è tutt’oggi famoso. Il percorso non solo si limitava ad attraversare l’Arno, ma attraversava anche torri e palazzi, i cui i proprietari si mostrarono bendisposti ad accettare il passaggio; ciò non avvenne nel caso della famiglia Manelli, che si rifiutò di concedere l’autorizzazione, costringendo l’architetto ad aggirare la loro torre. Il Corridoio attraversava inoltre la chiesa di Santa Felicita, per offrire ai membri della famiglia Medici la possibilità di partecipare alle celebrazioni eucaristiche senza mescolarsi alla plebe.
Il Corridoio non è stato utilizzato con la stessa frequenza nell’arco della sua vita: venne usato dal granduca Francesco I solo in maniera occasionale, principalmente per recarsi a spettacoli teatrali che si tenevano a Palazzo Vecchio e negli Uffizi. Mentre il suo successore, Ferdinando I, lo utilizzò spesso, con l’intento di sfoggiare il proprio potere agli ospiti illustri che gli facevano visita, oltre che a per assistere alle messe nella chiesa di Santa Felicita. Fino al XVIII secolo il Corridoio è stato usato prevalentemente con funzione di passaggio, per questo motivo era attrezzato come ambiente di servizio con suppellettili distribuite più per praticità che per ornamento.
Le prime notizie riguardanti l’utilizzo del corridoio come spazio espositivo risalgono al 1608, quando vi sono stati esposti grandi monocromi eseguiti in occasione delle onoranze funebri di Filippo II di Spagna, ai quali si aggiunsero quelli per la morte di Enrico IV di Francia e per Margherita d’Austria, conservati nel corridoio fino al 1825. È in epoca lorenese che però, a causa dell’ingente crescita della collezione, fu necessario trovare nuovi luoghi dove esporre, e il Corridoio acquisì questa nuova funzione. Nell’‘’Inventario della Real Galleria’’, compilato nel 1784, vengono numerati dipinti collocati sul cavalcavia sopra via della Ninna, descritti come opere con fondi oro, tele con vedute, di temi sia religiosi che mitologici, tutti collocati tra XIV E XVII secolo, mentre nel tratto che costeggia l’Arno erano esposti ritratti della casa Medici e di altri personaggi illustri.
Dopo che Firenze divenne capitale del Regno d’Italia, i Savoia decisero nel 1866 di rendere pubblico il passaggio del Corridoio, e, in seguito all’idea di fare di Palazzo Pitti e degli Uffizi un unico grande museo, di utilizzare il tratto su Ponte Vecchio per ospitare disegni e ritratti medicei, nel tratto verso la chiesa di Santa Felicita un gruppo di arazzi, e nell’ultimo tratto del percorso, quello lungo il giardino di Boboli, vari bozzetti d’autore. Questo tipo di esposizione, completato nel 1867, venne abbandonato dopo poco. Con lo scoppio della guerra venne liberato dalle opere d’arte, ma la struttura subì dei danni a causa dei bombardamenti, venne distrutto infatti il cavalcavia su Via dei Bardi, che venne poi restaurato e in parte ricostruito.
Dopo il lungo restauro operato dagli architetti Lando Bartoli e Nello Bemporad, nel 1952 il Corridoio venne predisposto dall’allora direttore degli Uffizi Roberto Salvini ad ospitare nel tratto fino a Ponte Vecchio 175 autoritratti della raccolta del cardinale Leopoldo de’ Medici. La collezione prima dell’operazione di ampliamento operata dal cardinale contava solo una quindicina di opere, ma tramite i suoi agenti e conoscenti aggiunse nuove opere al corpus, che oggi conta oltre settecento esemplari. Le opere vennero spostate a causa della piena dell’Arno del 4 novembre 1966. Dopo l’alluvione che colpì la città ci furono ingenti danni alla struttura che portarono a un lungo e complesso restauro, terminato nel 1973.
In seguito al restauro si ebbe il nuovo riallestimento museografico del Corridoio, realizzato da Luciano Berti, che decise di esporre lì i quadri sei e settecenteschi che non trovavano collocazione nelle sale degli Uffizi: la collezione degli autoritratti fu così esposta nel tratto che si snoda tra Ponte Vecchio e la fine del percorso, mentre in zona Santa Felicita vennero esposti bozzetti d’autore. L’esposizione, salvo qualche dipinto che è stato sostituito, o assente a causa di un restauro, è rimasta pressoché inalterata, tranne per la collezione di bozzetti, che sono stati spostati a causa della loro delicatezza e sostituiti da teche con ritratti e miniaturine.
Nel 1993, nella notte tra il 26 e 27 maggio, un’auto carica di esplosivo venne fatta esplodere vicino Torre dei Pulci. L’attentato di matrice mafiosa, passato alla storia come la strage di via dei Georgofili (dal nome della strada dove fu fatta deflagrare l’autobomba) oltre a provocare cinque vittime, danneggiò gli Uffizi e il Corridoio Vasariano, causando danni irreparabili alle opere, che vennero ricollocate simbolicamente al loro posto in memoria della strage.
Il Corridoio sta attraversando dal 2016, anno in cui è stato chiuso alle visite per ragioni di sicurezza, una lunga stagione di restauri e rinnovamenti. Alla sua riapertura, nel 2023, il corridoio non ospiterà più la collezione degli autoritratti, che verranno spostati agli Uffizi, e al loro posto troveremo opere di scultura antica. Saranno presenti anche due memoriali, dedicati uno alla Strage dei Georgofili, con l’esposizione dei dipinti danneggiati, e l’altro alla memoria della distruzione di Firenze durante la Seconda Guerra Mondiale, con la documentazione fotografica delle devastazioni operate dalle truppe naziste.
Luogo di grande peculiarità e suggestione, il Corridoio nel 1945 ha abbandonato per un breve periodo la sua funzione trasformandosi in set cinematografico per ospitare le riprese di alcune scene del film Paisà, del regista Roberto Rossellini, mentre nel 2013 appare come “comparsa’’ nel best-seller Inferno, di Dan Brown. Le visite al Corridoio Vasariano partiranno da uno specifico ingresso situato al piano terra della Galleria degli Uffizi, situata a dieci minuti a piedi dalla stazione di Santa Maria Novella, mentre non è consigliato usare l’auto nel centro storico, prevalentemente a ZTL, è preferibile quindi parcheggiare la macchina vicino alla stazione e proseguire a piedi.
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