Apre a Brescia domenica 29 gennaio nuovo Museo del Risorgimento “Leonessa d’Italia”: l’inaugurazione del museo riallestito, un evento firmato da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, segna l’apertura dell’anno in cui Brescia sarà Capitale Italiana della Cultura 2023. Completamente rinnovato nei contenuti, nell’allestimento e negli spazi, il Museo del Risorgimento riapre grazie all’essenziale contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.
Il nuovo Museo sarà caratterizzato da un approccio fortemente narrativo, orientato alla comprensione degli avvenimenti storici e allo sviluppo del pensiero storico, con l’obiettivo di leggere e interpretare le questioni della contemporaneità a partire dalla conoscenza del passato. La riscoperta della storia rappresenta, infatti, uno strumento essenziale per custodire la memoria, valorizzare il nostro patrimonio culturale, analizzare il presente e sviluppare il senso critico rispetto all’attualità.
Tre sono i pilastri della trama narrativa del nuovo Museo del Risorgimento “Leonessa d’Italia”: i reperti storici, ovvero l’evidenza della cultura materiale del Risorgimento; le opere d’arte, che hanno contribuito a formare il nostro immaginario sull’epopea risorgimentale; infine, la collezione digitale, che permette un approccio esperienziale al Museo, coinvolgendo il pubblico in un percorso di conoscenza ed esplorazione. Conservare e spiegare oggetti e opere d’arte non è infatti l’unico scopo del Museo di Brescia, che si fa portatore di una nuova concezione di Risorgimento, quale epoca più lunga e complessa di quanto siamo abituati a pensare. Nel nuovo allestimento, il Risorgimento italiano viene letto come parte integrante di fenomeni storici più ampi, che hanno riguardato l’intero continente europeo e la cui forza simbolica non si è esaurita nell’Ottocento. Raccontando la storia del Risorgimento come un viaggio complesso e fatto di molte voci, il Museo alterna scala locale ed europea, racconto e analisi, contenuti fisici e collezioni digitali, allo scopo di illustrare eventi, luoghi e protagonisti della storia risorgimentale in maniera innovativa. Il percorso museale, inoltre, riconosce e valorizza il fondamentale ruolo svolto dalle donne nel processo di unificazione dell’Italia.
La narrazione parte dalla Repubblica bresciana del 1797, passando attraverso le Guerre d’indipendenza e arriva alle soglie dei nostri giorni. Un focus particolare è riservato all’episodio delle Dieci giornate, che valsero alla città l’appellativo, reso celebre da Aleardo Aleardi e da Giosuè Carducci, di “Leonessa d’Italia”, in ragione dell’eroica resistenza popolare alle forze austriache (1849).
Il Leonessa d’Italia amplia e completa l’offerta museale di Fondazione Brescia Musei, da un punto di vista artistico e iconografico, arricchendo il disegno della pittura bresciana già in la Pinacoteca Tosio Martinengo, che copre l’arco temporale dal Trecento all’Ottocento, con opere di artisti ottocenteschi e novecenteschi quali Angelo Inganni, Jean Adolphe Beaucé, Adolfo Wildt, Giovanni Battista Gigola, Caroline Deby, Eliseo Sala, Faustino Joli. Dal punto di vista storico il Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia si affianca infatti, anche nella posizione interna al Castello, al Museo delle Armi Luigi Marzoli, che racconta la lunghissima e prolifica tradizione armiera bresciana nei secoli. Entrambi i musei sono, non a caso, visitabili con un unico biglietto.
Il nuovo Museo intrattiene con il Castello di Brescia un legame inscindibile: durante l’Ottocento la fortezza – uno dei più affascinanti complessi fortificati d’Italia e il secondo più grande d’Europa – fu sede della guarnigione francese e poi di quella austriaca, che decise di rifunzionalizzare gli edifici e gli acquartieramenti militari, donando al Castello la forma di una grande caserma. Anche nel secolo successivo e fino al termine della Seconda guerra mondiale esso fu luogo di detenzione e tortura fino a diventare, a partire dal dopoguerra, uno dei luoghi più cari ai bresciani. Negli anni, ospitò anche l’antico Museo del Risorgimento di Brescia, istituito nel 1887, tra i primi ad essere creati in Italia. Fu chiuso nel 2005 per lasciare spazio a esposizioni temporanee. Gravi problemi statici, palesatesi nella sede del Grande Miglio, portarono a una definitiva chiusura degli spazi espositivi nel 2015, finalmente oggi sanata dall’apertura del nuovo museo Leonessa d’Italia.
L’intervento del Comune di Brescia e di Fondazione Brescia Musei, grazie al Bando Emblematici Maggiori di Fondazione Cariplo, ha voluto quindi recuperare e valorizzare un bene storico fondamentale nella storia della città di Brescia. Il progetto di riqualificazione ha interessato non solo la struttura del Grande Miglio – edificio nato come deposito delle vettovaglie del Castello e poi divenuto, in epoca contemporanea, spazio espositivo – ma anche quello del Piccolo Miglio, ulteriore antico deposito che oggi diventa sede dell’accoglienza, della biglietteria e del bookshop; esso contiene al suo interno uno spazio per laboratori e conferenze e, al secondo piano, uno per mostre temporanee e appuntamenti e, in ultimo, l’intero ambito servirà in futuro la Fossa Viscontea all’esterno, palcoscenico di eventi dal vivo.
Il Museo conserva e valorizza una parte consistente del suo patrimonio dedicato alla storia risorgimentale, che è frutto principalmente delle donazioni che la cittadinanza ha destinato ai Civici Musei già a partire dalla fine dell’Ottocento. Cimeli, oggetti, dipinti, memoriali e sculture si sono così sedimentati nel corso di più di un secolo, caratterizzando in maniera peculiare la vicenda collezionistica del Museo. Rispetto agli allestimenti novecenteschi, quello del nuovo Museo prevede una selezione dei pezzi più significativi, tra cui spiccano anche nuove acquisizioni, come il grande dipinto realizzato da Jean Adolphe Beaucé Il generale Niel sul campo di Medole del 1861. In ottemperanza al proprio mandato, Fondazione Brescia Musei ha provveduto al restauro di gran parte di queste opere, garantendone così una ottimale leggibilità e valorizzandone le qualità estetiche oltre che la rilevanza documentaria.
I nuovi apparati multimediali, invece, nascono non solo per integrare la narrazione, ma anche per fornire strumenti didattici e divulgativi pensati appositamente per un pubblico di tutte le età. Non solo gli adulti e gli appassionati di storia, ma anche bambini, famiglie e scuole potranno, grazie a console interattive, approfondire in modo multimediale reperti e documenti dell’epoca. La componente digitale è trattata come una vera collezione, che possiede la stessa dignità estetica, scientifica e narrativa degli oggetti fisici e si compone di raccolte di immagini a rotazione che servono ad ampliare il racconto storico; tracce musicali, attivate attraverso sensori di prossimità in determinate aree del Museo, che fungono da paesaggi sonori e stimolano l’apprendimento dei contenuti; un Atlante Storico del Risorgimento, supporto didattico finalizzato a ricostruire le vicende storiche che a partire dal Settecento hanno condotto all’attuale configurazione geopolitica europea e infine 6 installazioni multimediali, dislocate in parti differenti del percorso, e dedicate a: Risorgimenti (video installazione che spiega i concetti chiave delle otto sezioni di cui si compone il Museo); Il “salotto” (una rievocazione dei salotti letterari e politici del primo Ottocento); Le Dieci giornate di Brescia (un box immersivo in cui si rivivono le emozioni dei dieci giorni che hanno reso celebre Brescia); I garibaldini bresciani (uno schermo interattivo per conoscere la storia dei partecipanti bresciani alla Spedizione dei Mille); Odonomastica (un totem che permette di visualizzare la toponomastica dedicata in Italia ai protagonisti e ai più celebri eventi del Risorgimento); I principi fondamentali della Costituzione italiana (un display su cui scorrono a ripetizione i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana).
Infine, tra gli strumenti digitali disseminati nelle sezioni del nuovo Museo del Risorgimento “Leonessa d’Italia”, ci saranno le Prove di Risorgimento attivabili alzando una cornetta, in cui importanti documenti e testi letterari del Risorgimento sono interpretati dagli attori della Scuola del Piccolo Teatro di Milano, in un laboratorio teatrale guidato da Maria Paiato, Daniele Squassina e Gioele Dix (a cura di CTB - Centro Teatrale Bresciano).
Il Museo è articolato in otto sezioni che, oltre a ripercorrere cronologicamente le principali vicende del Risorgimento, utilizzano in successione otto concetti chiave: Rivoluzione; Dissenso; Insurrezione; Guerra; Unità; Partecipazione; Mito; Eredità.
La prima sezione del percorso, Rivoluzione, ripercorre la breve ma significativa esperienza della Repubblica bresciana, proclamata nel marzo 1797, che pose fine alla secolare sudditanza di Brescia a Venezia. La vita della piccola Repubblica, ispirata ai valori della Rivoluzione francese, ebbe fine nel novembre dello stesso anno, quando entrò pacificamente a far parte della Repubblica Cisalpina. Dipinti, manufatti e apparati digitali ripercorrono tutte le fasi della transizione politica e culturale di Brescia e del suo tessuto urbano, in cui scomparvero gli emblemi veneziani, sostituiti dai simboli rivoluzionari. Tra questi, il più celebre fu l’Albero della libertà, eretto in piazza della Loggia in sostituzione della colonna marciana. Una posizione centrale nella sezione è dedicata alla figura di Napoleone, di cui è visibile nel percorso il ritratto realizzato da Andrea Appiani.
Il percorso prosegue con Dissenso, una sezione dedicata alla vita politica di Brescia sotto la dominazione austriaca. A fronte di ampie fasce della popolazione favorevoli al nuovo governo asburgico, furono in molti a esprimere il proprio dissenso e a tentare di contrapporsi al nuovo assetto politico. Spettò in primo luogo alla Carboneria, nel 1820-21 e poi nel 1830, il compito di guidare i primi moti rivoluzionari dalle coloriture democratiche, repubblicane e indipendentiste. La sezione – attraverso oggetti, cimeli e quadri – narra la vicenda dei patrioti bresciani che pagarono il loro impegno politico con la prigione, l’esilio o addirittura la morte. Il quadro simbolo di questa sezione è il ritratto di Camillo Ugoni, eseguito dalla pittrice francese Caroline Deby. Il fallimento dei moti carbonari aprì la strada a nuovi strumenti di lotta, che ricorsero alla propaganda e alla forza delle armi, proprio come fece la “Giovine Italia” di Giuseppe Mazzini, di cui è esposto in questa sezione un tricolore.
I nuovi metodi di ribellione diedero i primi frutti nella stagione nota come “Primavera dei Popoli”, ovvero il biennio di insurrezioni che coinvolse tutta Europa tra 1848 e 1849. La terza sezione, Insurrezione, racconta attraverso dipinti, vesti, accessori quotidiani e divise militari le celebri Dieci giornate di Brescia (23 marzo-1 aprile 1849). I visitatori possono rivivere i dieci giorni in un box immersivo, che intreccia la produzione iconografica con le narrazioni di vicende individuali di alcuni dei protagonisti, tra i quali primeggia il noto patriota Tito Speri. Accompagnano la narrazione i quadri di Faustino Joli che immortalano gli episodi salienti della battaglia popolare contro la dominazione austriaca.
La quarta sezione, Guerra, racconta la lunga scia di conflitti e rivolte anti-asburgiche del 1848-1859, culminati nelle prime due Guerre d’indipendenza, che interessò tutto il Lombardo-Veneto, compreso il territorio bresciano. Massiccia a Brescia fu la presenza di corpi militari stranieri, come gli Zuavi, raffigurati nel dipinto di Angelo Inganni esposto nella quarta sezione. Brescia, in questa fase, divenne soprattutto un “grande ospedale” per i feriti di ogni schieramento. In tale contesto, le donne, tra cui spiccarono la patriota Felicita Bevilacqua e sua madre Carolina Santi, svolsero un ruolo primario nell’assistenza ai feriti. Nella sezione sono visibili due cassette per ferri chirurgici e un album di ringraziamento, firmato dalle donne piemontesi, come segno di gratitudine verso le donne bresciane per aver prestato soccorso ai loro figli e mariti. Inoltre, sarà esposta la monumentale tela (233 x 484 cm) di Jean Adolphe Beaucé dedicata alla battaglia di San Martino e Solferino, un dono di Napoleone III al maresciallo Niel acquisito nel 2021 da Fondazione Brescia Musei.
Nella quinta sezione del percorso, Unità, dedicata all’annessione di Brescia al Regno di Sardegna, epoca in cui la città è il punto più orientale del regno, campeggia il ritratto che Cesare Campini fece al re Vittorio Emanuele II, giunto a Brescia nel giugno del 1859 con Garibaldi e Napoleone III. Al suo fianco, ci sono i vasi della manifattura di Sèvres, donati da Napoleone III alla città di Brescia in cambio di una copia della Vittoria Alata. Al contempo, la sezione dà conto delle difficili condizioni sociali che Brescia visse nel pieno Ottocento: la veduta di Faustino Pernici, che immortala lo spazio liminale tra la Loggia e i vicini quartieri miseri e sovraffollati, mostra una parte inedita del grande palazzo municipale e della “città dolente”.
Partecipazione è la parola-chiave della sesta sezione, dedicata all’epopea garibaldina e agli 86 bresciani che parteciparono alla Spedizione dei Mille. Nella sezione è conservata una bandiera garibaldina, assieme alle fotografie dei protagonisti, raccolte in un exhibit digitale. La personalità carismatica di Giuseppe Garibaldi è rappresentata dai cimeli, dagli oggetti e dalle “reliquie” che i suoi estimatori raccolsero in vita, tra cui spille, piatti, tazze, bottiglie, pipe, manici di posate, bottoni, fazzoletti, ritratti a stampa e biografie. A contribuire alla mitografia garibaldina ci pensò anche la figura di Anita, morta nel 1849 durante la fuga dei garibaldini da Roma, e qui è rappresentata morente nel dipinto di Pietro Bouvier.
La penultima sezione del percorso museale, intitola Mito, dà conto del processo di monumentalizzazione e mitizzazione del Risorgimento dopo l’Unità. In questa temperie, ad esempio, fu organizzata a Torino nel 1884 la prima mostra nazionale sul Risorgimento, con oggetti provenienti da tutta Italia, Brescia compresa. Fu proprio sulla base di questi materiali che tre anni dopo fu istituito il Museo del Risorgimento cittadino. In età liberale, Brescia conobbe una profonda trasformazione urbanistica, sostenuta dal politico Giuseppe Zanardelli, Presidente del Consiglio dei Ministri dal 1901 al 1903 e grande promotore dell’EXPO del 1904, che ebbe sede in Castello. La sezione intende restituire la complessità della figura di Zanardelli e di questa fase di grandi cambiamenti economici e sociali, rappresentati dalla statua degli Emigranti di Domenico Ghidoni.
Nell’ottava e ultima sezione del Museo, intitolata Eredità, sono esposti, tra gli altri, un busto di Mussolini dello scultore Adolfo Wildt e la bandiera della 122° Brigata Garibaldi, due simboli che parlano della continuità del discorso patriottico, di ispirazione risorgimentale, nel Novecento. Chiude la sezione, e quindi il Museo, un approfondimento sulla Costituzione italiana, affiancata dalle medaglie che Brescia ha ricevuto per i suoi meriti nel Risorgimento e nella Resistenza.
Nel Museo Leonessa d’Italia sarà possibile utilizzare l’App di visita, realizzata da Fondazione Brescia Musei. La visita dal titolo Le Dieci Giornate: dalle barricate alla memoria prosegue infatti nel tessuto urbano, grazie a un walking tour che offrirà un’inedita prospettiva sugli spazi pubblici urbani, valorizzando epigrafi, vedute e monumenti legati al racconto museale e al Risorgimento.
“Moltissime sono le ragioni di straordinarietà di questo nuovo Museo”, afferma Francesca Bazoli, presidente Fondazione Brescia Musei. “Potremmo ricordare la grande forza dei capolavori degli artisti ottocenteschi e novecenteschi che sono stati qui raccolti, trasformandolo in una piccola seconda pinacoteca civica della città, oppure gli exhibit multimediali che arricchiscono senza appesantirlo il racconto e senza diventare invasivi rispetto alla narrazione, oppure la veste anti retorica di un museo che si fa contemporaneo, grazie alla narrazione artistica degli attori che interpretano i testi fondativi del Risorgimento italiano. Oppure infine il fortissimo legame con la contemporaneità che dona a questo museo gli attributi di un museo che parla del presente prima che del passato. Ma più di tutto quello che ci preme è che questo traguardo completa la narrazione storico enciclopedica che i musei civici gestiti dalla Fondazione Brescia Musei propongono ai cittadini e agli ospiti. Il Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia con la prosecuzione ideale della narrativa, che in Santa Giulia si conclude con l’età veneta, ci porta fino al presente. Per noi che gestiamo e valorizziamo questo patrimonio la giornata di oggi è una festa anche perché coincide con il recupero di una stagione fondamentale della cultura cittadina che noi tuteliamo”.
“Il Leonessa d’Italia”, dice Stefano Karadjov, direttore Fondazione Brescia Musei, “sarà un grande nuovo Museo contemporaneo, un Museo che valorizza la storia del contributo bresciano al Risorgimento italiano, ma nello stesso tempo un Museo che parla di tutto l’Ottocento europeo e che affronta per la prima volta, in modo antiretorico e non strettamente celebrativo, un momento fondativo della nostra cultura contemporanea. Grande pittura di storia, con capolavori mai esposti prima, cimeli storici, exhibit interattivi con un moderno approccio al datatelling e all’infografiche che si attaglia perfettamente e ai nuovi pubblici e infine le drammatizzazioni degli attori del Piccolo Teatro di Milano e degli allievi della scuola Ronconi. Un progetto unico un grande museo per sé e una nuova importantissima leva di valorizzazione del nostro patrimonio bresciano che completa la narrazione enciclopedica dell’arte e della cultura di questa città”.