A Bologna, Santa Maria della Vita, uno dei complessi più iconici del cuore del centro storico, presenta il nuovo percorso museale che trasforma l’aspetto dell’istituto: grazie alla collaborazione tra Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Opera Laboratori, nell’ambito del progetto culturale Genus Bononiae, il percorso espositivo si arricchisce di nuovi spazi e opere d’arte, offrendo ai visitatori un’esperienza nuova.
Il nuovo allestimento museale di Santa Maria della Vita integra il Santuario e l’Oratorio in un unico percorso che narra la storia e l’arte del complesso. Non solo dunque il capolavoro più celebre, ovvero il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca, l’“urlo di pietra” che colpisce chiunque lo veda per la sua straordinaria intensità emotiva, un scultoreo in terracotta del XV secolo che rappresenta uno dei momenti più alti della scultura italiana ed è considerato una delle principali attrazioni del sito: i visitatori, a Santa Maria della Vita, s’immergono in tre secoli di arte bolognese.
Un’importante novità è il riallestimento degli spazi espositivi dell’Oratorio. Si trova qui il Transito della Vergine, opera maestosa di Alfonso Lombardi risalente alla prima metà del XVI secolo. Il gruppo scultoreo, caratterizzato da un’accuratezza straordinaria nei dettagli, è stato valorizzato da un nuovo allestimento grafico che permette di apprezzarne da vicino i volti e gli sguardi, in un dialogo intenso con il visitatore. Non solo: gli spazi dell’oratorio adesso ospitano una collezione permanente proveniente dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo. Alcuni capolavori della tradizione bolognese, finora custoditi nei caveau, sono finalmente accessibili al pubblico.
Tra le opere più significative si segnalano la Sibilla Samia di Guercino, la drammatica Porzia che si ferisce alla gamba di Elisabetta Sirani e l’Autoritratto di Donato Creti. Non mancano capolavori di Guido Reni, come la Lucrezia Romana, ora tornata a Bologna dopo un prestito alla Pinacoteca Nazionale per una mostra sull’artista. A completare la collezione, opere di Denys Calvaert, Giuseppe Maria Crespi, i fratelli Gandolfi (Ubaldo e Gaetano), Pietro Fancelli e Pelagio Palagi.
Tra gli oggetti esposti spicca il Gioiello del Re Sole, un’opera di eccezionale valore storico e artistico, visibile al pubblico tutto l’anno e non più solo il 10 settembre, come avveniva in passato: si tratta di un preziosissimo monile, opera dell’orafo francese Jean Petitot, formata da una placca metallica convessa di forma ovale, che reca una raffigurazione in miniatura del re Luigi XIV dipinta su smalto: venne donato dal re Sole al grande storico bolognese Carlo Cesare Malvasia come segno di gratitudine per avergli dedicato la sua Felsina Pittrice del 1678.
Un’altra innovazione è la nuova sala multimediale, progettata per offrire un viaggio nella storia di Santa Maria della Vita. Grazie a proiezioni, immagini e narrazioni coinvolgenti, i visitatori possono scoprire l’evoluzione del complesso attraverso i secoli.
L’esperienza narrativa riporta in vita il pensiero di Niccolò dell’Arca, con la voce immaginaria dell’artista che svela i segreti del suo capolavoro, il Compianto sul Cristo morto. Questa tecnologia non solo arricchisce la visita, ma crea un ponte tra il passato e il presente, permettendo ai visitatori di immergersi completamente nella storia e nella spiritualità del luogo.
L’apertura del nuovo percorso espositivo segna una svolta significativa per Santa Maria della Vita, che si prepara ad accogliere pellegrini e visitatori da tutto il mondo in occasione del Giubileo. Il complesso mira a diventare così un punto di riferimento per la riscoperta del patrimonio artistico e spirituale di Bologna, offrendo un itinerario che unisce fede, arte e storia. Il progetto è stato reso possibile grazie al supporto dell’Azienda USL di Bologna, proprietaria del complesso monumentale, e alla collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
“Insieme ad Opera Laboratori, la Fondazione Carisbo sta realizzando un nuovo modello di gestione e valorizzazione del percorso museale Genus Bononiae”, spiega la Presidente di Fondazione Carisbo, Patrizia Pasini, “per offrire una chiave di lettura privilegiata del patrimonio culturale e territoriale e uno strumento capace di connettere tradizione e contemporaneità. Se la mostra di Weiwei ha messo in luce Palazzo Fava ospitando la prima personale a Bologna di un artista contemporaneo di fama internazionale, da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani, il nuovo allestimento dell’Oratorio di Santa Maria della Vita rappresenta un ulteriore passaggio nello sviluppo della progettualità annunciata. L’esposizione permanente è stata ideata per coniugare diversi capolavori della tradizione artistica bolognese, tra la fine del Cinquecento e gli inizi dell’Ottocento, provenienti dalla Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, con le restanti opere d’arte custodite nel complesso monumentale di Santa Maria della Vita, tra le quali il Compianto di Niccolò dell’Arca, inestimabile gruppo scultoreo del Rinascimento”.
Un impegno condiviso che, come sottolinea Beppe Costa, presidente e amministratore delegato di Opera Laboratori, si traduce anche nell’impiego di tecnologie innovative per rendere il complesso anche un luogo di esperienza e conoscenza: “Proseguiamo con la Fondazione Carisbo questo accordo pluriennale con grande soddisfazione, inaugurando una nuova tappa di questo cammino, che vede la restituzione della fruizione di capolavori custoditi nei caveau della Fondazione al pubblico. Artisti, scene e soggetti ritratti che, grazie all’allestimento e al laboratorio di arte digitale di Opera, prenderanno nuova forma negli spazi di Santa Maria della Vita. Casa dell’urlo di pietra al quale daremo nuova voce attraverso un attento e innovativo progetto multimediale”.