Ha ufficialmente aperto il 16 dicembre (anche se solo in digitale, date le restrizioni anti-Covid) l’Humboldt Forum, il nuovo, grande museo di Berlino che ha sede nel ricostruito Berliner Schloss, il Castello di Berlino demolito per volere della DDR nel 1950 e che è stato riedificato proprio con l’intento di farlo diventare uno dei musei più grandi d’Europa: l’istituto, che prende nome dai fratelli Alexander e Wilhelm von Humboldt (il primo uno dei più noti geografi ed esploratori dell’Ottocento, il secondo filosofo, linguista e diplomatico), ospita le collezioni di due musei, ovvero il Museo Etnologico di Berlino e il Museo di Arte Asiatica. È già considerato, per vastità e importanza della raccolta, una sorta di “British Museum tedesco”.
Per realizzarlo ci sono voluti più di dieci anni e una spesa di 680 milioni di euro, e c’è anche un po’ di Italia nel progetto, perché l’edificio è stato progettato dall’architetto italiano Franco Stella (Thiene, 1943), che ha dovuto lavorare su una ricostruzione “obbligatoria” (il Parlamento tedesco ha infatti deciso, nel 2002, di ricostruire il Berliner Schloss “com’era dov’era”), aggiungendovi, ha dichiarato l’architetto, la ricostruzione “facoltativa” dei “tre portali barocchi della corte occidentale e quello della facciata della cupola ottocentesca e il suo completamento con lanterna e croce, in nome del principio che tutti i corpi di fabbrica ricostruiti in volume lo siano anche in facciata, perché con le omissioni di forma si accompagna spesso la perdita o il travisamento del loro significato originale, ovvero della ragione stessa della loro ricostruzione”. Alla ricostruzione si è poi aggiunta una nuova costruzione, ovvero cinque nuovi corpi di fabbrica, uno all’esterno, nell’area delle fabbriche tardo gotiche e rinascimentali del Castello, e gli altri nell’area della corte maggiore, il cortile dello Schlüter (si tratta di quattro nuovi corpi che completano la corte come fosse una piazza).
L’Humboldt Forum si presenta come “un luogo dal passato rilevante, un luogo per le arti e le scienze, per lo scambio, la diversità e la molteplicità delle voci, un luogo dove le differenze si presentano assieme”. All’interno, sono esposti oggetti provenienti da tutto il mondo: totem dell’America, tesori dall’antica Cina, sculture africane, nonché le opere dell’antico apparato scultoreo del Berliner Schloss sopravvissute alla demolizione, il tutto esposto su una superficie espositiva di 30.000 metri quadri. Non sono mancate le polemiche attorno al progetto, sia per quanto riguarda le fasi realizzative dell’edificio stesso, sia per ciò che concerne le esposizioni, dati gli accesi dibattiti sulla decolonizzazione culturale (buona parte delle collezioni dell’Humboldt Forum è proprio di epoca coloniale). Tra gli oggetti contestati ci sono anche i famosi bronzi del Benin per i quali la Nigeria, nel 2019, ha formalmente richiesto la restituzione alla Germania: fanno parte della collezione del Museo Etnologico.
“Ci sono state molte polemiche attorno al progetto”, ha dichiarato il direttore, Hartmut Dorgerloh, storico dell’arte, alla rivista Artnet News. “Penso che sia un bene, abbiamo bisogno di spazi aperti per dibattiti aperti, è qualcosa che ci serve oggi ancor più rispetto a cinque o dieci anni fa. Ci serve coesione sociale”. Sugli oggetti contestati, Dorgerloh dichiara apertamente che la responsabilità dell’eventuale restituzione spetta alla Fondazione Culturale della Prussia, che gestisce le raccolte del Museo Etnologico, e che comunque, nell’esposizione dei bronzi all’Humboldt Forum, saranno “centrali”, sottolinea Dorgerloh, temi come la loro provenienza, l’invasione del regno del Benin, e altre contingenze storiche connesse all’arrivo dei bronzi in Germania, che saranno narrate attraverso diverse posizioni e punti di vista vari. “La nostra più importante auto-descrizione”, ha poi aggiunto Dorgerloh, “è la parola ‘forum’. È come la piazza di un mercato, dove le persone possono incontrarsi, parlare, vedere, osservare, comperare. È un concetto nuovo rispetto al tempo in cui la ricostruzione del Berliner Schloss fu decisa, più di vent’anni fa. Il modo all’epoca era diverso. Il colonialismo non era al centro della discussione pubblica come lo è adesso”.
Sono quattro i partner istituzionali del progetto: i Musei Statali di Berlino (cui spetta la gestione delle collezioni), il Berlin Kulturprojecte (a quest’ultimo spetterà l’elaborazione delle mostre e degli eventi), la Humboldt-Universität zu Berlin, ovvero l’Università Humboldt di Berlino (che lavorerà sulla ricerca) e la Stiftung Humboldt Forum, la fondazione che si occuperà della gestione del museo. L’apertura al pubblico è programmata per la primavera 2021 (la data precisa non è ancora stata comunicata), con alcune mostre: Impressions approfondirà le figure di Alexander e Wilhelm von Humboldt; Have a seat sarà una mostra per bambini dedicata alla diversità culturale; Change in perspective sarà un’installazione di videoarte nel cortile dello Schlüter; After Nature sarà invece la mostra inaugurale dell’Humboldt Lab, e sarà dedicata ai cambiamenti climatici. Ci sarà poi anche un focus sulle sculture del Berliner Schloss e una mostra dedicata ai resti sopravvissuti dell’antico castello, visibili nei sotterranei dell’Humboldt Forum. Per avere informazioni o per programmare la propria visita è comunque possibile visitare il sito dell’Humboldt Forum.
A Berlino apre un nuovo, enorme museo: l'Humboldt Forum. È il “British Museum” tedesco |