Dopo Bronzo&Oro, il VIVE — Vittoriano e Palazzo Venezia presenta la sua seconda mostra focus: fino al 25 febbraio 2024 è infatti allestita nella Sala Zanardelli del Vittoriano la mostra La Dea Roma e l’Altare della Patria. Angelo Zanelli e l’invenzione dei simboli dell’Italia unita, a cura di Valerio Terraroli, con la quale si celebra la conclusione della campagna di restauro del fregio dell’Altare della Patria realizzato dallo scultore lombardo Angelo Zanelli (San Felice di Scovolo, Brescia 1879 – Roma, 1942).
L’Altare della Patria si trovava in uno stato di notevole degrado: l’esposizione diretta alle intemperie e all’inquinamento di piazza Venezia e le particolari condizioni termo-igrometriche avevano minato la tenuta del marmo Botticino e ricoperto la superficie di uno spesso strato di depositi scuri. Per questo si è provveduto con un intervento, diretto dalla direttrice del VIVE — Vittoriano e Palazzo Venezia Edith Gabrielli ed eseguito da Susanna Sarmati tra il marzo e l’ottobre 2023, alla “reintegrazione dell’immagine”, restituendo all’insieme il corretto equilibrio visivo e dunque una piena leggibilità. Si può quindi apprezzare oggi fin nel dettaglio la qualità del fregio, compresa la scelta polimaterica per la Dea Roma: sono ben visibili infatti sia l’oro del mosaico di fondo della nicchia sia l’argento della statuetta della Vittoria alata e della lancia. Il fregio, realizzato nello stesso materiale del Vittoriano, ovvero in marmo Botticino, si trova infatti su un’edicola con il fondo a mosaico dorato: spicca qui la Dea Roma, in mano una statuetta della Vittoria in argento e nell’altra mano una lancia, anch’essa in argento. Ai lati della Dea Roma sono invece due bassorilievi concepiti come cortei. Su quello verso il Teatro Marcello è raffigurato a L’Amor Patrio che pugna e vince, mentre in quello su via dei Fori Imperiali è raffigurato il Lavoro che edifica e feconda.
L’intervento ha coinvolto anche la Tomba del Milite Ignoto: la pulitura del marmo e il trattamento della corona bronzea e dei bracieri con la fiamma eterna le hanno conferito nuovamente piena dignità. Tutta la campagna di restauro è stata, settimana dopo settimana, documentata con video e foto ed è consultabile sulla pagina web del VIVE.
Il secondo intervento, diretto da Edith Gabrielli e realizzato da Luca Pantone tra giugno e ottobre 2023, riguarda invece quarantaquattro gessi – bozzetti e modelli – che fanno parte della Gipsoteca del Vittoriano, gentilmente messi a disposizione dalla Soprintendenza speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, e che per la prima volta è possibile ammirare in occasione della mostra. I quarantaquattro gessi si dividono sostanzialmente in tre categorie. La prima è costituita da bozzetti e modelli per l’Altare della Patria realizzati da Zanelli in persona: uno è il bozzetto per il concorso del 1908, gli altri sono tre modelli dei bassorilievi laterali e della Dea Roma, ovvero versioni dell’opera eseguite dopo la vittoria per ottenere dalla Commissione Reale il via libera alla traduzione in marmo. Alla seconda categoria appartengono bozzetti per l’Altare della Patria eseguiti da artisti diversi da Zanelli, prima o per il concorso del 1908: l’esemplare più antico appartiene a Adolfo Cozza che lo eseguì tra il 1905 e il 1906, dopo la morte di Giuseppe Sacconi per fissare le idee dell’architetto sull’argomento; seguono poi due bozzetti presentati da Ettore Ximenes alla gara del 1908. Il terzo gruppo infine riunisce altre opere di Zanelli, dalla prova per entrare al Pensionato Artistico Nazionale del 1903 al saggio finale del 1908 per lo stesso Pensionato, fino al modello per il monumento ai Caduti di Tolentino, realizzato a cavallo tra gli anni Venti e Trenta. Nel loro insieme questi gessi sono uno strumento prezioso di conoscenza, perché attraverso questo nucleo di opere possiamo entrare nel laboratorio di Zanelli, toccarne con mano il travaglio creativo per arrivare alla versione definitiva del fregio e anche ricostruire il suo percorso artistico, dagli esordi alla piena maturità. Anche in questo caso il restauro ha avuto in primo luogo l’obiettivo di garantire la conservazione dei gessi, in alcuni casi a rischio. La maggior parte delle sculture presentava fragilità delle strutture di supporto e distacchi di frammenti, più o meno grandi: sono state condotte a termine le operazioni di consolidamento, di ricomposizione, anche attraverso lo studio dei rapporti tra i frammenti, e di incollaggio. Contemporaneamente si è provveduto a restituire alle opere, in particolare a quelle composte da più elementi, la leggibilità e il pieno equilibrio visivo. Un ampio progetto di tutela e valorizzazione, che ha comportato un investimento complessivo di circa un milione di euro, ideato e realizzato dalla direttrice del VIVE Edith Gabrielli e sostenuto dal lavoro di ricerca di Valerio Terraroli, docente dell’Università degli Studi di Verona e curatore della mostra, insieme ad una équipe di studiosi, con l’obiettivo sia di riscoprire la figura e le opere di Angelo Zanelli sia di condividere con il pubblico un luogo simbolo dell’Italia come l’Altare della Patria. Per le nuove indagini documentarie ha avuto un importante ruolo il protocollo d’intesa tra il VIVE e l’Archivio Centrale dello Stato.
Principale obiettivo della mostra in corso è rivalutare la figura di Angelo Zanelli, artista che raggiunse la fama non solo a livello nazionale ma anche a livello internazionale per aver realizzato il fregio dell’Altare della Patria, ma dopo la sua scomparsa la sua figura è caduta nell’oblio. “Per molto tempo non solo Zanelli, ma tutti gli scultori attivi nel Vittoriano sono rimasti vittime di una mancata comprensione critica”, spiega Edith Gabrielli. “La mostra contribuisce a cambiare il senso delle cose: essa aiuta i visitatori e - perché no? - anche gli studiosi a conoscerli meglio. Ne emerge un quadro diverso e certamente positivo: possiamo così affermare che il grande fregio dell’Altare della Patria è definitivamente restituito al pubblico e alla critica”.
La Dea Roma e l’Altare della Patria. Angelo Zanelli e l’invenzione dei simboli dell’Italia unita intende quindi raccontare l’intera carriera dell’artista lombardo, dagli esordi all’ingresso nel Pensionato Artistico Nazionale dell’Accademia di San Luca nel 1903, fino alle prestigiose commissioni degli anni Venti e Trenta, sottolineando le mutazioni stilistiche, dal verismo alla scelta simbolista ispirata ai modelli secessionisti viennesi, fino al neomichelangiolismo dei primi anni Venti e al novecentismo dei pieni anni Trenta.
“Nel monumentale fregio, Zanelli operò una scelta stilistica forte perché superando le volute serpentine e avvolgenti della linea portata avanti da Leonardo Bistolfi, scelse un modellato titanico delle figure”, spiega Valerio Terraroli, “come la monumentale figura femminile appoggiata alla coppia dei buoi che trascina l’aratro, nell’ala sinistra dedicata al Lavoro che vivifica e feconda, oppure il palafreniere, ripreso di spalle, che tiene il morso della quadriga trionfale dell’Amor Patrio che pugna e vince, a destra, per riconoscervi le forme asciutte e potenti dei contemporanei Bourdelle e Meštrović. Nei volti, dagli occhi sgusciati e dai tagli netti dei profili, e nell’euritmia delle silhouettes sovrapponibili di figure, di cavalli e di trombe trionfali, si percepisce in modo chiaro la metamorfosi compiuta dallo scultore partito dal neoellenismo secessionista per arrivare ad una plasticità grandiosa con accenti déco”.
Oltre a ripercorrere l’intera carriera di Angelo Zanelli, la mostra vuole raccontare l’intera vicenda dell’Altare della Patria, incrociando gli esiti delle ricerche documentarie con le novità emerse dal restauro. Il racconto comprende il concorso del 1908, il referendum popolare in occasione dell’inaugurazione del Vittoriano nel 1911 che portò alla definitiva vittoria di Zanelli, i vari stadi dell’esecuzione del fregio, l’inserimento della Tomba del Milite Ignoto nel 1921 e la collocazione della statua della Dea Roma nel 1925.
Sono esposti in mostra cinquantasette pezzi, compresi i quarantaquattro elementi catalogati e restaurati provenienti dalla Gipsoteca del Vittoriano. Importanti materiali arrivano in prestito da istituzioni museali e collezionisti italiani, in particolare dalla Fondazione Brescia Musei, che conserva, da due diversi lasciti del 1985 e del 2005, una considerevole mole di materiali documentari e artistici legata a Zanelli, a sua moglie e ai suoi amici. In accordo con il protocollo d’intesa siglato quest’anno, la Fondazione ha prestato un numero cospicuo di opere, tra disegni, bozzetti e opere finite, compresa la versione del 1925, in argento, della Dea Roma.
Il percorso espositivo è arricchito da testi di accompagnamento che intendono essere di facile lettura e al termine della mostra è stata allestita una sala di realtà immersiva: con l’utilizzo del digitale, il pubblico ha la possibilità di vivere una speciale esperienza entrando sia nella cerimonia di inaugurazione del Vittoriano nel 1911, sia nello stesso fregio di Zanelli restaurato, grazie alle immagini della campagna fotografica di Mauro Magliani.
Accompagna la mostra il volume La Dea Roma e l’Altare della Patria. Angelo Zanelli e l’invenzione dei simboli dell’Italia unita, edito da Skira e curato da Valerio Terraroli, con le presentazioni di Gennaro Sangiuliano, Edith Gabrielli, Francesca Bazoli e Stefano Karadjov, i testi di Dario Donetti, Edith Gabrielli, Luca Pantone, Sergio Onger, Susanna Sarmati, Valerio Terraroli e Michela Valotti, e schede e apparati di Francesca Bottura e Edoardo lo Cicero.
Orari: Tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30. Ingresso libero.
Titolo mostra | La Dea Roma e l’Altare della Patria. Angelo Zanelli e l’invenzione dei simboli dell’Italia unita | Città | Roma | Sede | Complesso del Vittoriano | Date | Dal 26/10/2023 al 25/02/2024 | Artisti | Angelo Zanelli | Curatori | Valerio Terraroli | Temi | restauro |
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