Venezia, apre un nuovo spazio: le Stanze della Fotografia. E si comincia con Ugo Mulas


Inaugurato a Venezia un nuovo spazio culturale: le Stanze della Fotografia, erede della Casa dei Tre Oci. La prima mostra è dedicata a Ugo Mulas: a 50 anni dalla sua scomparsa una mostra con 300 fotografie, di cui 30 mai viste.

A Venezia apre un nuovo centro per la fotografia: sono le Stanze della Fotografia, l’iniziativa congiunta di Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini, destinata a proseguire il percorso iniziato nel 2012 alla Casa dei Tre Oci di Venezia, nella convinzione, spiegano i due istituti fondatori, “che la fotografia, tra i linguaggi artistici più interessanti del moderno e del contemporaneo, debba avere una sua specifica sede a Venezia”. Si comincia dal 29 marzo al 6 agosto con la mostra Ugo Mulas. L’operazione fotografica, presentata in occasione dell’inaugurazione del nuovo centro, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Mulas e curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, direttore dell’Archivio. Il progetto coincide con i 50 anni dalla scomparsa dell’autore, avvenuta il 2 marzo 1973. Più di 300 immagini, tra cui 30 foto mai esposte prima d’ora, documenti, libri, pubblicazioni, filmati, offrono una sintesi in grado di restituire una lettura che si apre alle diverse esperienze affrontate da Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 – Milano, 1973), fotografo trasversale a tutti i generi precostituiti e capace di approfondire tematiche diverse, cercando sempre la profondità della “quantità umana”.

Tra le figure più importanti della fotografia internazionale del secondo dopoguerra, Mulas comprende presto, da autodidatta, che essere fotografo vuol dire fornire una testimonianza critica della società, ed è proprio questa consapevolezza che guida i suoi primi reportage tra il 1953 e il 1954: le periferie milanesi e l’ambiente artistico e culturale dei primi anni cinquanta del celebre Bar Jamaica. Mulas si impone rapidamente nei più diversi ambiti della fotografia, dalla moda alla pubblicità, pubblicando su numerose riviste come Settimo Giorno, Rivista Pirelli, Domus, Vogue. In questi anni il fotografo sviluppa un’importante collaborazione artistica con Giorgio Strehler, grazie al quale pubblicherà le fotocronache L’opera da tre soldi (1961) e Schweyck nella seconda guerra mondiale (1962).

L’attenzione al mondo dell’arte e alla produzione artistica diventa uno dei principali interessi di Mulas, che fotografa le edizioni della Biennale di Venezia dal 1954 al 1972. Nel 1962 documenta la mostra Sculture nella città a Spoleto, dove si lega soprattutto agli scultori americani David Smith e Alexander Calder. Di questo periodo è anche la serie dedicata alla raccolta Ossi di Seppia di Eugenio Montale (1962-1965). L’estate del 1964 è significativa per Mulas. Alla Biennale di Venezia viene presentata la Pop Art americana al pubblico europeo; il fotografo ottiene la collaborazione del critico Alan Solomon e l’appoggio del mercante d’arte Leo Castelli, che lo introducono nel panorama artistico americano durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti.

Può, così, documentare importanti pittori al lavoro tra i quali Frank Stella, Lichtenstein, Johns, Rauschenberg e ritrarre importanti presenze come Andy Warhol e John Cage.

La collaborazione con gli americani continuerà poi nel 1965 e successivamente nel 1967, anno nel quale Mulas presenta la sua analisi del lavoro degli artisti pubblicando il celebre volume New York: arte e persone. Fondamentale, tra le altre, anche la collaborazione con Marcel Duchamp, che rivela qualcosa di più profondo e generale nella concezione di Mulas dei ritratti d’artista. "Le fotografie di Duchamp – precisa Mulas – vorrebbero essere qualcosa di più di una serie di ritratti più o meno riusciti, sono anzi il tentativo di rendere visivamente l’atteggiamento mentale di Duchamp rispetto alla propria opera, atteggiamento che si concretizzò in anni di silenzio, in un rifiuto del fare che è un modo nuovo di fare, di continuare un discorso". All’analisi formale e concettuale della fotografia sono dedicate le Verifiche (1968-1972), una serie di tredici opere fotografiche attraverso le quali Mulas s’interroga sulla fotografia stessa.

Il titolo della mostra veneziana Ugo Mulas. L’operazione fotografica prende spunto proprio da una delle Verifiche e condensa la straordinaria riflessione del fotografo. Il percorso espositivo si snoda lungo 14 sezioni che ripercorrono tutti i campi d’interesse di Mulas. Dal teatro alla moda, con i ritratti di amici e personaggi della letteratura, del cinema e dell’architettura fotografati come “modelli in posa”, dai paesaggi e dalle città alla sua esperienza con la Biennale di Venezia e con gli artisti della Pop Art. Una sezione, naturalmente, è dedicata a Milano e al celebre bar Jamaica, che il grande Luciano Bianciardi descrive nel suo libro La vita agra come il “il bar delle Antille”.

“Il Jamaica”, osserva Denis Curti, “è il luogo degli incontri, delle amicizie complici, quelle con Mario Dondero, Piero Manzoni, Alfa Castalfi, Pietro Consagra, Carlo Bavagnoli e Antonia Bongiorno, che diventerà sua moglie. A questa sezione segue un capitolo dedicato ai progetti industriali e alle esperienze più interessanti con Olivetti e Pirelli. A chiudere il percorso, le “serie” più significative per lo stesso Mulas, quelle dedicate a Calder, a Duchamp e le fondamentali ’verifiche’, che sono certamente da considerarsi come uno dei più interessanti ’esperimenti di pensiero critico’ sulla fotografia”.

Per tutte le informazioni, potete visitare il sito ufficiale delle Stanze della Fotografia.

Nell’immagine: Ugo Mulas, Joan Miró al Museo Poldi Pezzoli, 1963 © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Su concessione di Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano / Napoli

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraUgo Mulas. L'operazione fotografica
CittàVenezia
SedeLe Stanze della Fotografia
DateDal 29/03/2023 al 06/08/2023
ArtistiUgo Mulas
CuratoriAlberto Salvadori, Denis Curti
TemiFotografia

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