Dal 13 maggio al 16 luglio 2023 Palazzo Pisani Revedin (Campo Manin) accoglie la mostra Ventrone. La natura è morta la pittura è viva, a cura di Luca Beatrice, promossa dalla Venice International University e dalla Fondazione Ventrone Gibilisco, con l’organizzazione de il Cigno GG Edizioni e Villaggio Globale International. A due anni dalla scomparsa di Luciano Ventrone, la pittura “più vera del vero” dell’artista romano, le sue famose nature morte e non solo giungono a Venezia.
“Spesso complicata dall’esercizio dell’anamorfosi più difficile e più spericolata (ma perfettamente svolta e calibrata) la pittura di Luciano Ventrone è una continua scoperta ottica, un incessante recupero della realtà oggettiva, che riemerge dopo l’alluvione di forme astratte, di cerebrali logogrifi, di grumi materici e di scritture gestuali”: scriveva così Federico Zeri dell’artista che lui stesso definì "Il Caravaggio del XX secolo" che aveva attirato la sua attenzione alla fine degli anni Ottanta.
Un’intuizione che ha indotto la critica a un confronto tra nature morte di ieri e di oggi e a un’analisi delle affinità tra la pittura del grande secentesco e le prodezze di Ventrone, ma anche a comprendere gli elementi della modernità e dell’attualità dell’artista e le ragioni ultime della sua arte: la resa particolarissima della luce, la riproduzione virtuosistica dell’oggetto idealizzato, l’analisi quasi microscopica della realtà a cogliere quello che sfugge all’occhio nudo, grazie alla mediazione della fotografia, la ricerca della forma pura e l’esaltazione della tecnica.
A Venezia saranno esposte trentacinque tele dell’artista, comprese tre “eccezioni” al genere della natura morta come Alice, nudo di donna ritratta di schiena del 2015, e due marine del 2011 e del 2021. Luca Beatrice si confronta in questa occasione per la prima volta con la pittura di Ventrone, individuando nel suo approccio e in quello antitetico di Giorgio Morandi le uniche due vie per una resa attuale, contemporanea e innovativa della natura morta. “Morandi tiene la tavolozza bassa e spinge la pittura verso il suo grado zero, esile, magra, minimale, quasi il soggetto non esistesse più o quantomeno non gli importasse… Ventrone è, al contrario, il vertice dell’estro, del virtuosismo. «Ventrone esagera» scrisse Vittorio Sgarbi con ragione. Di fronte ai suoi quadri chiunque resta meravigliato che mano umana riesca a produrre effetti del genere, la pittura artigianale che si mimetizza in riproduzione meccanica”, scrive Beatrice. Secondo il curatore, Ventrone “raffredda, anzi congela” il soggetto scelto: “lo viviseziona portandolo sull’orlo del baratro, oltre non c’è più nulla e neppure un’immagine riprodotta tecnicamente può varcare questo limite. Se si chiama morta questa natura un motivo ci sarà”, riflettere Beatrice, “Ventrone prende alla lettera la sfida restituendone un sentimento obitoriale. Non c’è più niente di vivo nel suo quadro, tranne la pittura. La natura è morta, la pittura è viva”.
Ventrone stesso si definiva “un astrattista alle prese con la realtà”, “un metafisico costretto a misurarsi con la caducità della natura”, quasi a intendere che la sua era una lotta contro la decomposizione, contro la morte.
Immagine: Luciano Ventrone, Fiamme del tramonto (2010; olio su tecnica mista su tela di lino, 50 x 60 cm)
Città | Venezia | Sede | Palazzo Pisani Revedin | Date | Dal 13/05/2023 al 16/07/2023 | Artisti | Luciano Ventrone | Curatori | Luca Beatrice | Temi | Arte contemporanea |
A due anni dalla scomparsa di Luciano Ventrone, la sua pittura più vera del vero giunge a Venezia |