A Venezia una mostra su Vasco Bendini, avanguardista dell'astrazione


Dal 5 giugno al 30 settembre 2022, ACP Palazzo Franchetti riporta a Venezia, dopo un’assenza di diversi decenni, l’arte di Vasco Bendini, avanguardista del movimento astrattista italiano. In mostra opere dal 1958 al 1970.

Dal 5 giugno al 30 settembre 2022, ACP Palazzo Franchetti a Venezia dedica una mostra a Vasco Bendini (Bologna, 1922 - Roma, 2015) nel centenario della nascita. La mostra s’intitola Vasco Bendini. Gesto e materia e giunge in concomitanza con l’ampia retrospettiva in corso alla GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Inoltre, la rassegna arriva dopo una lunga assenza nella città lagunare: così, ACP - Art Capital Partners Palazzo Franchetti e Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., che ha collaborato all’iniziativa, riportano a Venezia l’arte di Bendini dopo la sua ultima apparazione avvenuta alla Biennale del 1972, curata da Renato Barilli e Francesco Arcangeli.

La mostra vuole essere un’occasione per riscoprire la multiforme produzione di un artista instancabile nel perpetuare con i mezzi espressivi più diversificati una ricerca espressiva eclettica, ma sempre alimentata dalla volontà di approfondire la dimensione conoscitiva del proprio essere. Bendini è un anticipatore di tendenze, precursore dell’Informale e iniziatore dell’Arte Povera. La mostra tramite una selezione di opere che parte dagli anni Cinquanta, il periodo Informale, passando per gli anni Sessanta, segue l’evolversi della ricerca di Bendini che arriva a lambire l’arte performativa per non fermarsi davanti alla sfida della polimatericità nelle decadi successive.

Vasco Bendini (Bologna 1922 – Roma 2015) è il protagonista di un percorso artistico che lo vede spesso come precursore. È un itinerario che cela la sua coerenza andando di volta in volta ad indagare la presenza di immagini che si rivelano attraverso un instancabile e pioneristico rinnovamento di tecniche e linguaggi. Tra il 1941 ed il 1942 Vasco Bendini frequenta l’Accademia di Belle Arti a Bologna, dove ha per maestri Giorgio Morandi e Virgilio Guidi. È dalla loro lezione che l’artista muove i primi verso una pittura Metafisica, ma l’elemento figurativo si sfalderà in senso astratto già dal 1948, sotto la corrosività di un gesto irruento che si accompagnerà presto ad una matericità capace di indagare, nella molteplicità delle sue forme, il potere rivelatore della luce. La progressione verso uno sfaldamento dell’immagine insegue le suggestioni suggerite dalle teorie della moderna fisica quantistica, secondo le quali la nostra percezione della realtà sottoforma di materia non è altro che una traccia illusoria di composti mobili, fatti di onde e particelle.

La progressiva disgregazione formale che si rileva nelle opere di Bendini si fa portavoce di questa riflessione: a partire dal 1950 i cromatismi diventano liquidi, la pittura si espande nebulosa, guidando lo spettatore verso la presenza di volti e corpi sempre più smaterializzati e fluttuanti fino a sfociare, tra il 1958 ed il 1959, verso quella temperie dell’Informale italiano di cui Bendini è uno dei maestri. Dell’immagine scompare la possibilità di una sua lettura diretta, ma insita entro il linguaggio visivo dell’artista, è la presenza costante di una figurazione flagrante, eppure tutta da svelare. Le opere presentate in mostra coprono un arco che va dal 1958 al 1970: alcune di esse sono significative della sua fase Informale, altre introducono il discorso oggettuale di inizio anni Sessanta, quando l’instancabile ricerca dell’autore comincia a dimostrare una certa sensibilità nella precoce determinazione di quei linguaggi successivamente definiti come Arte Povera, di cui Bendini si rivela anticipatore.

Come ricorda Barilli, i materiali “poveri” aggregati alle tele di Bendini in questa fase, posti in equilibrio con quelli di tradizionale origine pittorica, il gusto Funk per i rifiuti, che aveva contrassegnato il finire degli anni Sessanta viene mantenuto e forse potenziato nel decennio degli anni Settanta con gli “oggetti trovati” sul tipo dei contenitori di uova e lembi di stoffe contorte e spiegazzate, quasi che fosse lo strato della pasta pittorica a contorcersi e divincolarsi. Spinta dall’urgenza di una ricerca identitaria, “spirito e materia”, “pensiero e sensi” per usare le descrizioni di Maurizio Calvesi, l’arte di Bendini conoscerà i vocabolari e le tecniche più svariate. Accompagnato dalla penna di critici illustri quali Argan, Barilli, Arcangeli e Calvesi, l’artista ottiene nel 1964 una sala personale alla 32. La Biennale di Venezia, cui ne seguirà una alla 36. La Biennale di Venezia (1972).

È infine del 1968 la sua prima antologica, ad inaugurare un’attività intensa che si protrarrà fino al 2015, l’anno della fine di una lunga carriera dedicata ad una ricerca sempre volta a sondare in profondità l’inafferabile entità della propria essenza. Presentando opere realizzate tra 1958 e il 1970, la mostra di ACP Palazzo Franchetti vuole offrire la possibilità di conoscere da vicino l’evoluzione artistica di uno dei grandi precursori dell’arte di avanguardia.

Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito di ACP Palazzo Franchetti.

Immagine: Vasco Bendini, Senza titolo (1969; colori in polvere e olio su tela, 110 x 110 cm). Su concessione di Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., Bologna/Milano/Parigi

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraVasco Bendini. Gesto e materia
CittàVenezia
SedeACP - Palazzo Franchetti
DateDal 05/06/2022 al 30/09/2022
ArtistiVasco Bendini
TemiArte contemporanea

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