La scultura è una lingua morta? A Venezia la risposta in un dialogo tra Giorgio Andreotta Calò e Arturo Martini


L’esposizione a Ca’ Pesaro esplora il rapporto tra il linguaggio plastico di Giorgio Andreotta Calò e le riflessioni di Arturo Martini sulla scultura come lingua morta. Un viaggio attraverso opere, materiali d’archivio e la città di Venezia.

Nel marzo del 1944, Arturo Martini, uno dei più grandi scultori italiani del Novecento, iniziava a scrivere il suo celebre testo La scultura lingua morta, pubblicato l’anno successivo in un’edizione limitata a Venezia. In questo scritto, Martini dichiarava con sofferta convinzione che la scultura aveva perso la capacità di essere viva e universale. Era una posizione provocatoria, espressa in un momento drammatico della storia, durante la Seconda guerra mondiale, che metteva in discussione il ruolo stesso dell’arte nella società. Proprio da queste riflessioni prende vita la mostra attualmente ospitata dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia. L’esposizione propone un dialogo tra Martini e Giorgio Andreotta Calò, artista veneziano tra le voci più autorevoli dell’arte contemporanea italiana.

Giorgio Andreotta Calò affronta la sfida lanciata da Martini attraverso un corpus di opere che intende esplorare il potenziale della scultura come linguaggio vivo e vibrante. L’esposizione raccoglie alcuni dei suoi lavori più significativi, realizzati nell’arco di oltre vent’anni. Tra questi spiccano le celebri Clessidre, le Pinne Nobilis, i Carotaggi e una serie di Meduse.

Un momento centrale della mostra è il confronto intimo tra una Medusa di Calò, realizzata grazie al PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea, e la Testa di Medusa di Arturo Martini, proveniente dai depositi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Questo dialogo simbolico evidenzia come il linguaggio scultoreo, nonostante i dubbi espressi da Martini, sia più vivo che mai.

Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
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Venezia come laboratorio plastico

Il legame tra la produzione plastica di Calò e la città di Venezia è un altro tema centrale dell’esposizione. La seconda sala della mostra presenta materiali che testimoniano questo rapporto, come disegni e carotaggi, frutto delle indagini tecniche condotte sulla facciata di Ca’ Pesaro dai professionisti dei Lavori Pubblici del Comune di Venezia.

Questi materiali si integrano con l’opera di Calò, con l’obiettivo di creare un dialogo tra l’architettura longheniana di Ca’ Pesaro e le sculture contemporanee. L’esposizione si arricchisce inoltre di documenti d’archivio che raccontano la storia del Palazzo, dalle campagne fotografiche sulle collezioni ai progetti di restauro e allestimento. La mostra intreccia così scultura, museografia, architettura e restauro in una narrazione unitaria. Venezia emerge come un laboratorio vivente, dove passato e presente si incontrano per ridefinire il linguaggio dell’arte.

La produzione plastica, che per Martini rischiava di essere una “lingua morta”, si rivela invece uno strumento capace di testimoniare la vitalità e la complessità di una città che continua a ispirare artisti e pensatori.

Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
Allestimenti della mostra
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Note su Giorgio Andreotta Calò

Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979) vive e lavora tra Italia e Olanda. Ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino. Tra il 2001 e il 2007 è assistente di Ilya ed Emilia Kabakov. Nel 2008 inizia la collaborazione con Galleria ZERO… (Milano). Nel 2008 si trasferisce in Olanda ed è artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam (2009-2011). Nel 2011 il suo lavoro è presentato alla 54. Biennale diretta da Bice Curiger. Nel 2012 vince il Premio Italia per l’arte contemporanea promosso dal MAXXI di Roma. Tra il 2012 e il 2013 è artista in residenza presso il Centre National d’Art Contemporain di Villa Arson a Nizza. Nel 2014 vince il Premio New York promosso dal Ministero per gli Affari Esteri italiano. Nel 2015 inizia a collaborare con la Galleria Sprovieri (Londra). Nel 2017 è uno dei tre artisti invitati a rappresentare l’Italia nel padiglione curato da Cecilia Alemani alla 57. Biennale e con il progetto Anastasis vince il bando Italian Council (2017).

Nel 2019 gli viene dedicata una mostra personale presso Pirelli HangarBicocca a Milano. Tra il 2017 e il 2024 realizza per la collezione del Castello di Ama, un’opera ambientale permanente. Nel 2024 inizia la collaborazione con la Galleria Annet Gelink (Amsterdam). Il suo lavoro è presente nelle principali collezioni dei musei di arte contemporanea italiani e in prestigiose collezioni private in Italia e all’estero. Dal 2016 stabilisce il suo studio a Venezia e dal 2021 insegna all’Accademia di Belle Arti nel dipartimento di Scultura.

Per tutte le informazioni, potete visitare il sito ufficiale di Ca’ Pesaro.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraScultura lingua morta
CittàVenezia
SedeCa' Pesaro
DateDal 15/11/2024 al 04/03/2025
ArtistiGiorgio Andreotta Cal
CuratoriElisabetta Barisoni
TemiNovecento, Scultura

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