La città di Modena ricorda uno dei suoi più grandi artisti, Umberto Tirelli (Modena, 1871 - Bologna, 1954) a centocinquant’anni dalla nascita, e lo fa con un’importante mostra, intitolata Umberto Tirelli. Caricature per un teatro della vita, che ripercorre la sua intera attività. La rassegna, che trova sede nel Complesso San Paolo del Museo Civico di Modena dal 19 dicembre 2021 al 25 aprile 2022, a cura di Stefano Bulgarelli e Cristina Stefani, può contare su 230 opere, tra disegni, sculture, pitture, maschere e burattini, per celebrare un grande illustratore, un maestro della caricatura, un artista del teatro. Obiettivo della mostra è quello di approfondire la centralità di un artista che fece della caricatura l’unico e imprescindibile mezzo di espressione, giungendo a imporsi a livello nazionale ed europeo.
Tirelli, autore di una produzione prolifica e molto versatile, si è destreggiato tra la satira politica e la satira sociale, ha lanciato il suo sguardo acuto e ironico sulla borghesia e sull’establishment locale e nazionale nel complesso dei loro aspetti sociali, politici e culturali, è stato protagonista delle pagine satiriche dei giornali della Belle Époque e della Grande Guerra, fu costretto a reinventarsi in epoca fascista e in certa misura a mettersi al servizio della propaganda, ed è vissuto abbastanza a lungo da assistere alle tensioni internazionali che hanno segnato l’inizio della Guerra Fredda e gli albori del primo boom economico. Intrecciando arti visive e spettacolo, Tirelli ha interpretato il più grande “teatro della vita" nella sua eterogeneità, offrendo una lettura critica del suo tempo e dei suoi protagonisti, delle sfaccettature più nascoste dell’animo umano e delle forme di potere anche nei loro aspetti più deteriori.
Nato a Modena nel 1871, dopo la formazione presso il Liceo San Carlo nella sua città natale, Tirelli si confronta con la realtà del suo tempo di cui offre uno spaccato ironico attraverso l’editoria satirica locale. Tirelli è una delle figure più originali dell’ambiente artistico-letterario modenese degli anni della Belle Époque, e nel 1896, a venticinque anni, entra nella redazione del giornale satirico Il Marchese Colombi, creato da Alfredo Testoni, per poi fondare quattro anni dopo Il Duca Borso, il più importante giornale umoristico in cui trionfano le sue caricature delle più note personalità cittadine, stilisticamente aggiornate sulla base dell’editoria satirica europea in particolare francese. La partecipazione di Tirelli alla testata si conclude nel 1908, in seguito al suo trasferimento a Bologna.
Nel capoluogo emiliano Tirelli entra in contatto con l’ambiente delle riviste satiriche locali attraverso le testate “Il Fittone”, con cui lavora a fianco di Augusto Majani in arte Nasica, Il Giornale delle Beffe e Il Punto, che fonda nel 1913. In piena Grande Guerra, con l’amico editore Angelo Fortunato Formiggini pubblica I protagonisti (1917), una cartella contenente le sferzanti caricature dei Reali e i capi di stato coinvolti nel conflitto, in parte esposte a Londra, Chicago e Liverpool. Mantenendo inalterato il suo pungente sguardo sulla realtà, nei primi anni venti concepisce un’originale forma di teatro di burattini caricaturali di grandi dimensioni aventi come soggetti i maggiori personaggi del jet-set italiano del tempo, dalla politica alla cultura, alla religione, allo spettacolo: si tratta del Teatro Nazionale delle Teste di Legno. Mantenendo costante lo sguardo sull’attualità del suo tempo, agli anni Trenta e Quaranta appartengono creazioni di allestimenti scenici, carri allegorici e illustrazioni caricaturali sulle pagine del “Resto del Carlino”. In queste ultime in particolare, ad imporsi è il panorama dello star system hollywoodiano: da Greta Garbo e Charlie Chaplin, Gary Cooper e Marlene Dietrich, Stanlio e Ollio fino a Buster Keaton e Topolino. Al 1941 appartengono una quarantina di caricature politiche in cui ad essere presi di mira sono i nemici dell’Italia, come Stalin, Churchill e Roosevelt, che vengono degradati secondo la populistica demagogia del regime e rappresentati come matti, travestiti, ladri o saccheggiatori. Si tratta però di una parentesi breve: tra il 1942 e il 1945 l’artista sospende le sue attività e non sono ancora stati trovati documenti che possano testimoniare di preciso cosa abbia fatto l’artista negli anni più duri della seconda guerra mondiale.
Anche nel dopoguerra Tirelli rimane attivo, continuando a guardare con occhio ironico alla situazione italiana e internazionale. Le sue ultime opere sono caratterizzate da superfici scabre in cui emerge la gestualità del modellato, l’espressività e la sapienza dell’esecuzione, tutti aspetti che gli hanno permesso di conseguire un largo successo di pubblico e di critica alla Quadriennale di Roma del 1951. Continuano in questa sua ultima produzione scultorea soggetti appartenenti alla storia e alla letteratura. È il caso del gruppo con Cavour, Mazzini, Vittorio Emanuele II e Garibaldi ripresi idealmente all’interno di un’osteria, ovvero un luogo, assieme ai Caffè, lungamente amato da Tirelli per la sua inesauribile fonte di stimoli. Lo stesso ritorna con l’Osteria del Parnaso che vede riuniti a giocare a carte i grandi nomi della letteratura italiana: Dante, Tasso, Ariosto e Petrarca forse suggerito da Boccaccio. L’artista si spegne a Bologna nel 1954, e viene sepolto a Modena per sua volontà.
Umberto Tirelli muove i suoi primi passi come illustratore satirico nella Modena di fine Ottocento: l’artista, scrive il curatore della mostra Stefano Bulgarelli, “è affascinato dal rinnovamento grafico dei manifesti pubblicitari, che colleziona, frequenta il Teatro Municipale e lo Storchi fresco d’apertura, il Caffè Nazionale dai lussuosi interni liberty, nonché le feste di beneficenza, le sfilate in maschera durante il carnevale e i veglioni organizzati da società artistiche o circoli letterari”. È inoltre assiduo frequentatore delle osterie in cui si ritrovano artisti e poeti dialettali: in questo contesto Tirelli sviluppa la sua vena sagace e arguta. Le prime illustrazioni, risalenti al periodo in cui Tirelli comincia a lavorare come illustratore satirico per il giornale Il Marchese Colombi, sono ispirate a ciò che l’artista vedeva attorno a sé: la società di una piccola realtà di provincia dall’anima allo stesso tempo borghese e popolare. È invece dopo il trasferimento a Bologna, verso la fine del 1907, che l’illustrazione di Tirelli vira verso la politica. Non mancherà neppure l’impegno durante la grande guerra: Il Punto si schiera sul fronte interventista e Tirelli firma quasi tutte le tavole di apertura della rivista, inizialmente giocate sul tema del dialogo immaginario fra un grande del passato e un personaggio del presente ad esso legato.
“Tirelli”, scrive Cristina Stefani, “fa parte di quella nutrita schiera di disegnatori che dopo aver posto sotto la lente deformate i protagonisti della mondanità, dello sport e della vita culturale, ora volgono lo sguardo verso la guerra facendo sentire la loro voce attraverso giornali satirici e specifiche pubblicazioni. La caricatura invischiata nella cronaca, nelle vicende quotidiane, intercetta con prontezza le notizie e si profila come l‘espressione più vivace e polemica dello stato d‘animo attuale: ‘Mai come oggi il disegno ha sostituito l‘antico epigramma frustante, la pasquinata mordace. Oggi, in mezzo alle apologie e alle più diverse filippiche: tra i discorsi di propaganda e disfattismo, la caricatura ha la missione di riportare al loro giusto posto le cose e il significato degli avvenimenti’”.
Risale agli anni situati attorno al 1920 la creazione dei burattini caricaturali, raffiguranti personaggi contemporanei, che Tirelli realizza per farli partecipare a vere messe in scena teatrali: un grande teatro a cui partecipano personaggi della politica, della cultura, del costume dell’epoca. Il “Teatro Nazionale delle Teste di legno” fondato dall’artista allude, nel nome, al materiale con cui sono realizzati i burattini alludente, ma è anche un’ironica presa in giro sulle... capacità di tali personaggi. Il Teatro, secondo Bulgarelli, è “qualcosa di assolutamente nuovo nell’Italia del tempo. Non solo per la volontà di andare oltre la dimensione regionalistica centro-settentrionale tipica di questa forma di teatro, o di ‘elevarne’ la tipologia di pubblico (non più composto da bambini o di estrazione generalmente popolare, ma adulto, acculturato e informato sui vari temi d’attualità) ma, sopratutto, per aver trasformato in burattini caricaturali dei personaggi noti e quasi tutti viventi”. Il Teatro Nazionale però ha vita breve: le rappresentazioni si tengono solo tra il 1922 e il 1923, e l’esperienza si rivelerà fallimentare soprattutto a causa del fatto che i “drammi” del teatro di burattini di Tirelli vengono messi in atto in un periodo di forti tensioni sociali, durante l’ascesa del fascismo.
Così, durante gli anni Venti e gli anni Trenta, l’arte di Tirelli subisce un forte cambiamento. L’artista infatti abbandona la satira politica e si occupa della più innocua satira sociale, con lo scopo di non attirare i sospetti del regime fascista. I suoi disegni prendono in esame soprattutto la borghesia di Bologna, con una critica rivolta a cittadini, intellettuali, artisti, circoli e società cittadine. Con un modus operandi simile a quello degli espressionisti tedeschi del tempo, ma meno feroce, Tirelli ribalta in maniera cinica e grottesca l’immagine della “Bologna bene”, da lui vista come un mondo di chiacchiericci e vanaglorie, ma anche ambizioni e perbenismi (del quale fa parte Tirelli stesso, che talvolta si ritrae nelle scene). Una curiosità: risale agli anni Trenta un grande quadro raffigurante i principali artisti bolognesi del periodo, tra cui Giorgio Morandi, dietro ai quali si staglia la figura di Roberto Longhi, titolare dal dicembre 1934 della cattedra di Storia dell’arte medievale e moderna all’università di Bologna. Le opere del tempo di Tirelli sono lungamente studiate, e oggi è ancora possibile ricostruirne il processo creativo grazie a decine di disegni preparatori dei vari personaggi, la cui immagine caricaturale è frutto di schizzi eseguiti dal vivo o rielaborando immagini fotografiche.
Sotto il profilo stilistico, Giuseppe Virelli riassume così, efficacemente, l’arte satirica di Tirelli: “La caricatura tirelliana [...] se da un lato riprende una sorta di naturalismo grottesco alla maniera del menzionato Daumier (ma anche alla Gavarni e ancor di più alla Gill), dall’altro riflette un’apertura al ben più moderno clima d’inizio secolo volto a superare le secche di un naturalismo oramai agonizzante, in favore di un segno più corrosivo e immediato che mira a esasperare le forme esteriori della realtà per meglio rispondere a un’urgenza espressiva senza precedenti; apertis verbis, si tratta del sorgere in lui di quelle istanze espressioniste che negli stessi anni stavano attraversando con furia iconoclasta l’intero continente europeo nei primi anni del Novecento. L’Espressionismo, infatti, segna l’esordio del cosiddetto ‘secolo breve’ attraverso l’utilizzo di un ductus riduttivo e aggressivo, immediato e bozzettistico che non si trattiene affatto nei dettagli, ma preferisce cogliere tra le pieghe della realtà solo il dato caratteristico di un personaggio o di una situazione per poi manipolarlo, ampliarlo e deformarlo in modo tale da restituire allo spettatore delle immagini d’immediato impatto emotivo. Da parte sua Tirelli partecipa a tale rivoluzione artistica con convinta protervia, in quanto la caricatura di cui egli è uno dei più convinti sostenitori, lungi dal configurarsi come un semplice lazzo o un mero esercizio di stile destinato solamente a distrarre o a divertire, è, al contrario, un tratto di alto valore artistico connaturato proprio all’espressionismo, anzi, quasi si potrebbe dire una sua prerogativa qualificante”.
Il percorso espositivo di Umberto Tirelli. Caricature per un teatro della vita si avvale di un allestimento progettato dalla Facoltà di Architettura di Bologna con il coordinamento di Matteo Agnoletto, in collaborazione con Leo Piraccini e Matteo Giagnorio. La mostra è divisa in quattro sezioni: Modena ride; Bologna, tra teatro, riviste e guerra; Il Teatro Nazionale delle Teste di legno; L’immagine della Borghesia; Luci e ombre tra cinema e guerra; Ultimo atto. L’itinerario di visita prende avvio dallo studio dell’artista con gli arredi disegnati da lui stesso, i libri, le riviste, gli oggetti e gli strumenti che, nel suo essere spazio fisico e mentale, narra il metodo di lavoro e la personalità esuberante di Tirelli.
Il cuore della rassegna è tuttavia rappresentato dall’originale “Teatro nazionale delle Teste di legno”, alto più di 6 metri, completo di scenografie e burattini, eccezionalmente sopravissuto ed esposto al pubblico a un secolo dalla sua creazione nel 1921. È questo straordinario manufatto, caso unico di teatro caricaturale animato da burattini di grandi dimensioni raffiguranti i più noti esponenti della politica, del costume e della cultura nazionale del periodo, di cui fanno parte tra gli altri il re Vittorio Emanuele III, Gabriele D’Annunzio, papa Benedetto XV, Giovanni Giolitti, Giosuè Carducci, Giacomo Puccini, Benito Mussolini, Eleonora Duse, fino alle maschere della Commedia dell’arte e quella modenese di Sandrone, a tradurre le finalità che animano l’opera di Umberto Tirelli: diffondere, attraverso la caricatura, la consapevolezza nei confronti di un tempo segnato da inquietudini, populismi e ambizioni che dal fascismo hanno portato alla seconda guerra mondiale, non mancando di stimolare l’osservazione critica del mondo contemporaneo. Lo spettacolo teatrale condensa la pluralità dei linguaggi utilizzati da Tirelli, nonché l’affinamento di uno sguardo già “globale” sul proprio periodo storico e i suoi protagonisti internazionali, come sarà in occasione della sua ultima produzione scultorea, in parte esposta alla Quadriennale di Roma del 1951, tra i cui soggetti figurano Stalin, Churchill e Roosevelt, ma anche Totò, De Gasperi e Togliatti.
La mostra ha inoltre favorito la donazione al Museo Civico di Modena di un nucleo di 130 opere rappresentative dell’attività di Umberto Tirelli, provenienti da una collezione privata. Si è trattato di un gesto generoso che arricchisce il patrimonio del museo modenese dedicato al disegno umoristico e ai burattini. L’acquisizione del fondo Tirelli aggiunge un tassello importante per raccontare il ruolo avuto da Modena nel panorama nazionale nel teatro dei burattini, del disegno satirico grazie alle numerose riviste cittadine, infine dal secondo dopoguerra, attraverso la cosiddetta “scuola modenese” del fumetto e dell’animazione. I visitatori sono accolti dal video di animazione “Umberto Tirelli. Caricature per un teatro della vita” che li introduce allo stile particolarissimo di questo illustratore, “amaro, spietato e disincantato”, che ha fatto della caricatura il suo principale mezzo di espressione. Accompagna l’esposizione un catalogo Sagep Editori di Genova, realizzato grazie al sostegno di Assicoop Modena & Ferrara, con contributi di Stefano Bulgarelli, Fabio degli Esposti, Giacomo Pedini, Rinaldo Rinaldi, Cristina Stefani, Giuseppe Virelli. Durante il periodo di apertura della rassegna, si terrà una serie d’iniziative collaterali, come spettacoli di burattini, laboratori didattici oltre alla possibilità di assistere in diretta al restauro dei burattini di Emilio Zago, Tina di Lorenzo ed Errico Malatesta, condotto da Gloria Forghieri del Laboratorio Alma Atelier di Carpi. La mostra è infatti anche un’occasione unica per capire modalità di realizzazione e di intervento su maschere, burattini in cartapesta e abiti frutto di un meticoloso processo creativo. Affiancato dalla moglie Clara, Tirelli disegnò gli abiti fedelmente ispirati a quelli dei personaggi. Sono creazioni sartoriali di alto livello, per le stoffe impiegate così come per gli accessori, bottoni, spille, collane e orecchini per le figure femminili, fino alla foggia delle acconciature. Media partner Il Resto del Carlino. Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito del Museo Civico di Modena.
“Il centocinquantesimo del Museo Civico di Modena”, dichiara Andrea Bortolomasi, assessore alla cultura del Comune di Modena, “si chiude con un’importante iniziativa espositiva organizzata fuori sede, a causa del protrarsi dei lavori che interessano una parte del percorso espositivo. Gli ambienti del Complesso San Paolo in cui essa si svolge risultano comunque di grande prestigio, anche perché recentemente riqualificati da un intervento di restauro grazie al quale è stato riportato a nuovo splendore un intero ciclo pittorico del primo Seicento che si credeva perduto e che rende l’ambiente particolarmente suggestivo. La rassegna dedicata a Umberto Tirelli porta a compimento il lungo lavoro di ricerca condotto dal Museo su questa figura di artista finora poco conosciuta e proprio per questo non adeguatamente valutata, che fu attivo tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra ed il cui linguaggio esclusivo fu quello caricaturale, pur avendo egli utilizzato mezzi espressivi differenti. Il nerbo portante della mostra, che presenta al pubblico più di duecento pezzi, è costituito dalle centotrenta opere recentemente donate al Museo da Mauro Zanichelli, che ne documentano tutta l’attività condotta tra Modena e Bologna e comprendono anche numerose ‘teste di legno’, gli originali burattini di grandi dimensioni creati dall’artista per sperimentare una nuova forma di teatro colto, in stretto dialogo con l’attualità della scena politica e del mondo dello spettacolo. La rassegna finalmente consente di comprendere, e speriamo anche di apprezzare, la figura di Tirelli nella sua complessità e poliedricità, ripercorrendone la lunghissima carriera artistica, durata oltre mezzo secolo, sullo sfondo di un momento storico complesso e contraddittorio”.
“I rinnovati spazi espositivi del Complesso San Paolo, ora affidati alla gestione dell’Assessorato alla Cultura”, afferma Francesca Piccinini, direttrice del Museo Civico di Modena, "ospitano l’importante monografica che il Museo Civico dedica alla vasta produzione artistica di Umberto Tirelli, artista poliedrico pur nell’esclusività del linguaggio espressivo, costantemente improntato ad una visione satirica della realtà che interpreta una delle vene più caratteristiche della modenesità. Con un percorso che presenta oltre duecento opere, la mostra ripercorre tutta la carriera artistica di Tirelli, svoltasi tra Modena, Bologna e Rubiera, ma con uno sguardo improntato ad una visione più ampia, di profilo europeo, sia sul piano della scena politica che su quello delle novità artistiche, in particolare l’Espressionismo. Autore presente in precedenti rassegne realizzate dal Museo Civico (dalla mostra Ghigno e sorriso del 2007 alle più recenti Una risata ci salverà. Modena e la caricatura negli anni della grande guerra e Alessandro Tassoni. Spirito bisquadro del 2015) Umberto Tirelli merita di essere annoverato tra i maestri della caricatura nazionale del primo Novecento. La vastità della sua produzione artistica è ora finalmente riunita in un evento di ampio respiro, curato con grande passione da Stefano Bulgarelli e Cristina Stefani, un evento che speriamo sia in grado di illustrare la centralità di una figura che fece della caricatura il suo unico e imprescindibile mezzo di espressione, giungendo a imporsi a livello nazionale ed europeo. L’attività di Tirelli in questo settore si intreccia con la dimensione teatrale che accompagna la sua lunga parabola artistica, dalle prime rappresentazioni teatrali a Modena dell’inizio del XX secolo, fino al noto Teatro Nazionale delle Teste di legno proposto negli anni Venti, caso unico di teatro caricaturale animato da burattini di grandi dimensioni raffiguranti i più noti esponenti della politica, del costume e della cultura nazionale del periodo. L’esposizione intende mostrare come attraverso la sua opera multiforme suddivisa tra disegno, scultura, pittura, maschere e burattini, allestimenti scenici, carri allegorici e progettazione di arredi, Tirelli si riveli capace di offrire uno sguardo acuto e ironico sulla borghesia e sull’establishment locale e nazionale, in un arco storico compreso tra la Belle Époque e la Grande Guerra, il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, fino alle tensioni internazionali che hanno segnato l’inizio della Guerra Fredda e gli albori del primo boom economico. In mostra il coinvolgimento diretto ed emozionale del pubblico viene stimolato durante tutto il percorso di visita, grazie anche al suggestivo allestimento progettato dai giovani architetti Leo Piraccini e Matteo Giagnorio, della Facoltà di Architettura di Bologna e coordinati da Matteo Agnoletto, allestimento che propone ricostruzioni d’ambiente, postazioni audio-video e, come focus del secondo ambiente espositivo, il teatro montato nuovamente dopo un secolo di oblio grazie alla disponibilità del collezionista e alla perizia dello scenografo Rinaldo Rinaldi. La rassegna accompagna e presenta al vasto pubblico l’importante dono recentemente ricevuto dal Museo Civico un nucleo di 130 opere rappresentative dell’intera attività dell’artista provenienti dalla collezione di Mauro Zanichelli. Una donazione generosa che arricchisce le raccolte civiche dedicate al disegno umoristico e ai burattini. L’acquisizione del fondo Tirelli aggiunge un tassello importante per documentare adeguatamente il ruolo svolto da Modena nel panorama nazionale del teatro dei burattini e del disegno satirico, testimoniato quest’ultimo tra Otto e Novecento da diverse riviste cittadine e ribadito nel secondo dopoguerra dal successo della cosiddetta ’scuola modenese’ del fumetto e dell’animazione".
Titolo mostra | Umberto Tirelli. Caricature per un teatro della vita | Città | Modena | Sede | Museo Civico | Date | Dal 19/12/2021 al 25/04/2022 | Artisti | Umberto Tirelli | Curatori | Stefano Bulgarelli, Cristina Stefani | Temi | Novecento |
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