Dall’8 marzo al 30 giugno 2024 Palazzo Barolo a Torino ospita la mostra Shinhanga. La Nuova Onda delle Stampe Giapponesi, a cura di Paola Scrolavezza, esperta di Cultura e Letteratura Giapponese e docente presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna, con la consulenza artistica di Marco Fagioli, collezionista, storica autorità dell’arte giapponese e autore di numerose pubblicazioni; è promossa da Vertigo Syndrome con il patrocinio del Comune di Torino e del Consolato Generale del Giappone a Milano. Si tratta della prima mostra in Italia sull’arte degli shinhanga. Letteralmente “la nuova xilografia”, lo shinhanga è un movimento nato ufficialmente nel 1916 grazie all’opera di artisti come Itō Shinsui e Kawase Hasui che, allontanandosi dai soggetti dell’ukiyoe, cominciarono a raffigurare scorci caratteristici della provincia rurale o dei sobborghi cittadini, non ancora raggiunti dalla modernizzazione, come rovine, templi antichi, immagini campestri, scene notturne illuminate dalla luna piena e dalle luci dei lampioni. A queste vedute si aggiunsero presto nuovi tipi di bijinga, ovvero i ritratti femminili, dedicati alle donne dei tempi moderni, ritratte nella loro quotidianità, mentre si acconciano i capelli o si truccano.
In mostra arriveranno oltre ottanta opere originali provenienti da collezioni private e dalla Japanese Gallery Kensington di Londra, ma anche kimono, fotografie storiche e oggetti d’arredo, con l’intento di mostrare così come il movimento shinhanga abbia saputo mantenere le tecniche tradizionali dell’incisione su legno pur introducendo prospettive innovative e influenze d’oltreoceano.
Il percorso espositivo procede attraverso l’abbinamento di paesaggi e bijinga e trova il suo fulcro centrale nel grande terremoto del Kantō del 1° settembre 1923, il peggiore nella storia del Giappone. Seguito da violenti incendi che divamparono per ben due giorni, alimentati dai venti di un tifone, questo terremoto causò oltre 100mila morti e rase completamente al suolo una vasta area attorno alla capitale: dalle ceneri nasceva una nuova Tokyo, sempre più proiettata verso il futuro, e con lei una società all’avanguardia e aperta allo stile di vita occidentale. Dopo questo evento, la produzione delle incisioni shinhanga si intensificò. Agli scorci caratteristici si aggiunsero angoli metropolitani con strade deserte, case dalle cui finestre filtrava un’illuminazione densa e artificiale. Prevaleva in queste opere l’assenza di figure umane, e pioggia e neve a simboleggiare la lotta dell’umanità contro gli elementi naturali. Le xilografie prodotte dopo il sisma raccontano quindi il senso di smarrimento e la solitudine dell’uomo di fronte alla fragilità dell’esistenza. Allo stesso modo, nei bijinga si affievolisce ulteriormente, fino a scomparire del tutto, il legame con il mondo dell’intrattenimento notturno tipico dell’ukiyoe. Le ragazze immortalate nelle illustrazioni non soltanto sono donne comuni, ma iniziano a muoversi anche al di fuori delle mura domestiche, nelle vie o nei locali dei quartieri alla moda: sono cameriere, insegnanti, infermiere e dattilografe, giovani indipendenti e istruite, emancipate, pronte a cogliere le numerose opportunità che il nuovo Giappone offre loro.
Lo shinhanga si affermò quindi dal secondo decennio del Novecento e proseguì fino agli anni Quaranta. È il riflesso artistico di un periodo straordinario del Giappone contemporaneo, che sulla scia del rinnovamento già avviato in epoca Meiji è caratterizzato da un’atmosfera di estrema libertà e fermento culturale. Sullo sfondo dell’urbanizzazione, le principali città diventano i centri di un’arte e di una cultura sempre più alla portata di tutti, aperte alla nuova borghesia e al nuovo pubblico che dalla provincia giunge nelle metropoli, attratto dalla prospettiva dell’ascesa economica e sociale e dallo stile di vita anticonformista e moderno. È in questo contesto che alcuni editori e stampatori illuminati, tra cui spicca Watanabe Shōzaburō, danno impulso allo sviluppo del movimento, intenzionati a realizzare un’arte autoctona e innovativa servendosi però del processo tradizionale dello hanmoto, ovvero l’atelier, che vede l’artista occuparsi dell’ideazione e del disegno, affidando all’incisore, al tipografo e all’editore le fasi successive della produzione e diffusione delle stampe.
Attraverso scatti, video e riviste d’epoca, e abiti femminili che ricordano la tradizione giapponese ma nei quali già si intravede l’influenza modernizzatrice d’oltreoceano, l’esposizione torinese intende ricreare l’atmosfera di inizio secolo e presentare al pubblico una corrente artistica ancora sconosciuta in Italia. Dalle stampe dominate dai toni più cupi del blu, dove l’unica luce è rappresentata dalla luna, alle marine bagnate dal sole al tramonto o dalla luce delle lanterne delle imbarcazioni, fino alle pagode che svettano sui ciliegi in piena fioritura, nasce un paesaggio ideale, emozionale e simbolico.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira Editore a cura di Paola Scrolavezza.
Inoltre, per tutto il periodo dell’esposizione, sarà proposto ai visitatori un ricco calendario di eventi collaterali, tra laboratori, conferenze, presentazioni di libri e molti altri incontri dedicati al tema.
Informazioni e prevendita sul sito www.shinhanga.it
Orari: Da martedì a venerdì dalle 10 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 20.
Titolo mostra | Shinhanga. La Nuova Onda delle Stampe Giapponesi | Città | Torino | Sede | Palazzo Barolo | Date | Dal 08/03/2024 al 30/06/2024 | Curatori | Paola Scrolavezza | Temi | arte giapponese |