Il Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, situato nel cuore del grande parco romano, accoglierà dal 28 Novembre 2018 al 17 Febbraio 2019 la mostra antologica Balla a Villa Borghese, dedicata a Giacomo Balla (Torino, 1871 - Roma, 1958). È l’occasione per presentare un focus incentrato esclusivamente sulle opere dipinte nella Villa, con un’indagine sulla prima produzione pittorica dell’artista che, non ancora futurista, è già rivolta allo studio della luce e del colore.
La mostra, curata dalla storica dell’arte Elena Gigli, studiosa impegnata da anni nella catalogazione dell’opera di Balla, inizia dopo il matrimonio di Balla con Elisa Marcucci: a seguito dell’evento l’artista si trasferisce, nell’estate del 1904, in un antico monastero in via Parioli 6, l’attuale via Paisiello, all’angolo di via Nicolò Porpora. Nelle stanze-cella di questo angolo felice di natura, ritagliato ai margini periferici della città e molto diverso dall’odierno quartiere Parioli, il pittore stabilisce la sua casa e dipinge ciò che vede dal balcone del suo studio o subito al di fuori della porta dell’abitazione. Fino al 1910, anno in cui realizza il grande polittico Villa Borghese, il tema della natura ai confini della città diventa per Balla ciò che è per Paul Cézanne la Montagne Sainte-Victoire: materia da indagare, da provare e riprovare, da scarnire fino all’astrazione. Si tratta di uno dei primi temi sperimentali affrontati dal pittore, presentato in questa occasione attraverso una trentina di lavori riuniti organicamente, proprio come saranno, all’epoca eroica del Futurismo, i temi della Rondine, vista dallo stesso balcone, l’Automobile in corsa, la Velocità astratta, le Linee forza di paesaggio, le Trasformazioni forme spirito, il Mercurio che passa davanti al sole, e così via.
Nelle sale al primo piano del Museo, un ampliamento della mostra attualizza lo “sguardo fotografico” di Balla attraverso una serie di scatti del fotografo Mario Ceppi realizzati negli stessi luoghi dei dipinti in mostra. In mostra sarà proiettato anche il film di Jack Clemente (Novara, 1926 - Milano, 1974) Balla e il Futurismo, vincitore del premio Leone d’Argento alla Biennale di Venezia del 1972 nella sezione documentari d’arte. Il brano Echoes dei Pink Floyd, utilizzato nella colonna sonora del film, fu concesso a Clemente dalla band, conosciuta in occasione delle riprese del film concerto di Adrian Maben Pink Floyd a Pompei nel 1971, seguite su incarico della produttrice Michéle Arnaud. Protagoniste del racconto (l’edizione francese è di 52 minuti, la versione in italiano di 32) sono le figlie di Balla, Elica e Luce. Lo straordinario appartamento di via Oslavia è la grande attrazione del documentario. Perché ci porta lungo il corridoio, dentro le stanze, oltre la finestra della dimora in cui l’artista mise in atto quella “Ricostruzione futurista dell’universo” teorizzata nel 1915 con Depero.
Clemente, artista trasferitosi a Parigi, dal 1952 si dedica alla pittura e la sua prima mostra è del 1953 muovendosi, all’inizio, fra l’astrazione lirica e l’informale. Nel 1958 conosce Carlo Cardazzo e Lucio Fontana e si avvicina allo Spazialismo. Con la Galleria del Cavallino di Venezia e Il Naviglio di Milano manterrà un rapporto privilegiato fin dagli anni ’60 iniziando a utilizzare materiali “ altri” come la corda e la juta. Frequenti le mostre anche all’estero sia personali sia collettive. Dal 1969 inizia un rapporto di collaborazione con la Televisione francese e con la Rai e realizza una serie di filmati sui protagonisti della pittura e della musica. Assistente di Jacques Averty per l’“Emission 4 Temps”, un programma pomeridiano in cui i più importanti interpreti di quegli anni, come Françoise Hardy, Jacques Dutronc, Johnny Halliday , Silvie Vartan, cantano accompagnati da scenografie di Capogrossi, Sonia Delaunay, Wassily Kandinsky, Victor Vasarely, David Hockney, partecipa al film di Adrien Maben “Pink Floyd a Pompei”. L’anno successivo realizza, sempre per la Televisione Francese in collaborazione con la Rai, La vita inimitabile dedicato a Gabriele D’Annunzio mentre il suo ultimo film, Rauschenberg e la Pop Art, verrà ultimato dallo stesso Rauscenberg per l’aggravarsi della malattia. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private italiane e internazionali come la Tate Gallery, il Musèe de Strasbourg, il Mart di Rovereto, le Gallerie d’Italia e la Collezione Boschi di Milano. Nel 2013 sono state organizzate due mostre sul suo lavoro dallo Studio Gariboldi a Milano e a Bergamo ed è stato pubblicato un catalogo presentato da Francesco Tedeschi.
L’ingresso è libero sia per la mostra sia per il museo.
Per tutte le informazioni potete telefonare al numero +39 060608, mandare una mail a info@museocarlobilotti.it oppure visitare il sito www.ballavillaborghese.it.
La rassegna è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la collaborazione della Galleria Mucciaccia di Roma, l’esposizione è prodotta dalla The Boga Foundation. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Nell’immagine: Giacomo Balla, Villa Borghese dal balcone (1907 circa; olio su tela, 100 x 120 cm, collezione privata)
Titolo mostra | Balla a Villa Borghese | Città | Roma | Sede | Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese | Date | Dal 28/11/2018 al 17/02/2019 | Artisti | Giacomo Balla | Curatori | Elena Gigli | Temi | Novecento, Futurismo, Giacomo Balla |
Roma, un'antologica su Giacomo Balla a Villa Borghese |