Roma, l'amicizia tra Carlo Levi e Piero Martina in una mostra alla Galleria d'Arte Moderna


L’amicizia tra Carlo Levi e Piero Martina è protagonista di una grande mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Roma dall’11 aprile al 14 settembre 2025, realizzata in occasione dei cinquant’anni dalla scomparsa di Levi.

L’amicizia tra Carlo Levi (Torino, 1902 - Roma, 1975) e Piero Martina (Torino, 1912 - 1982) è protagonista della grande mostra ospitata alla Galleria d’Arte Moderna di Roma dall’11 aprile al 14 settembre 2025, in occasione dei cinquant’anni dalla scomparsa di Levi, pittore, scrittore e intellettuale torinese. Omaggio a Carlo Levi. L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo, curata da Daniela Fonti e Antonella Lavorgna (Fondazione Carlo Levi) e Antonella Martina (Archivio Piero Martina) mentre la sezione dedicata alla Collezione Angelina De Lipsis Spallone è curata da Giovanna Caterina De Feo. è infatti dedicata al lungo percorso artistico del pittore, scrittore e intellettuale torinese, in rapporto al legame umano, intellettuale e artistico intrattenuto con Piero Martina, pittore anch’egli torinese, sostenuto dallo stesso Levi sin dai primi anni di carriera.

Alla base del progetto espositivo c’è la collaborazione tra la Fondazione Carlo Levi di Roma e l’Archivio Piero Martina di Torino che ha permesso di ricostruire oltre tre decenni di sodalizio fra i due artisti, basato sulle esperienze di vita condivise in ambito artistico politico e sociale (la battaglia per un’arte europea, la dissidenza nei confronti del fascismo, l’approdo a Roma nel periodo della ricostruzione post-bellica). Oltre sessanta opere provenienti dalla Fondazione Carlo Levi e dall’Archivio Piero Martina, oltre che da importanti istituzioni culturali e collezioni pubbliche e private, che, nonostante gli esiti espressivi in certe stagioni molto diversi tra loro, risultano accomunate da un identico sguardo di umana partecipazione e dal desiderio di indagare la realtà del nostro Paese. Centrale nel progetto espositivo è anche il legame di Levi con Roma, città dove visse stabilmente dal 1945 fino alla morte, e che rappresentò una fonte d’ispirazione continua, oltre che luogo d’impegno civile da ritrarre come il simbolo di un’Italia in trasformazione; una città dove volle attrarre, per una breve stagione, anche l’amico Martina.

A completare il percorso espositivo è la storia di un’altra amicizia, quella tra Linuccia Saba, figlia di Umberto Saba e compagna di Carlo Levi, e Angelina De Lipsis Spallone, nota collezionista romana che, dalla morte del pittore, ha arricchito la propria collezione privata (oltre 300 quadri) con l’acquisizione di diciannove dipinti inediti di Levi, oggi visibili nella speciale sezione di chiusura della mostra romana.

Carlo Levi, Autoritratto con fornello (1935; olio su tela, 74 x 93 cm; Roma, Fondazione Carlo Levi)
Carlo Levi, Autoritratto con fornello (1935; olio su tela, 74 x 93 cm; Roma, Fondazione Carlo Levi)

Il percorso espositivo

Carlo Levi è un pittore già affermato quando, negli anni Trenta, il giovane Piero Martina si affaccia sulla scena artistica torinese. Il legame tra i due si approfondisce in occasione della prima mostra di Martina alla Galleria Genova nel 1938, presentata dallo stesso Levi che lo sostiene e incoraggia nella ricerca di un linguaggio espressivo autonomo. Nella prima sezione dal titolo La formazione, l’ambiente intellettuale torinese, sono a confronto le opere rappresentative di questo periodo, incentrato sulla cultura figurativa del gruppo dei “Sei di Torino” che Levi aveva contribuito a fondare. Se le opere di quest’ultimo sono caratterizzate dall’approdo ad una pennellata morbida e avvolgente di natura più sensuale (Le officine del gas, 1926; Lelle seduta con cappellino, 1933), la pittura di Martina si rivela come uno schermo vagamente colorato e iridescente che nasconde le cose invece di rivelarle (Interno dello studio con cappello, 1937, Figura con maschera, 1938, Ritratto di donna con cappello, 1937).

La seconda sezione Da Torino a Roma: suggestioni, aperture e nuove ricerche accompagna il visitatore nel passaggio dal periodo torinese, in cui il fascino discreto della loro città si rivela nei ritratti di familiari e amici, nelle nature morte e negli scorci cittadini realizzati dai due artisti (Tramonto con la Mole, del 1942, di Piero Martina), al periodo immediatamente successivo caratterizzato dalla tragica incombenza della guerra e dai continui spostamenti dei due. Tra il 1934 e il 1938 Carlo Levi conosce diversi arresti e il confino in Lucania, la persecuzione della polizia fascista e le leggi razziali che lo costringono a una vita di continuo nomadismo tra l’Italia e la Francia. Ma non si interrompono le occasioni di incontro e confronto con l’amico, con il quale condivide il comune senso di perdita a seguito del bombardamento delle loro case a Torino, nel 1942. In questo stesso anno realizzano l’uno il ritratto dell’altro. Dalle atmosfere lievi e intimiste dei primi lavori, nei primi anni Quaranta Piero Martina si avvicina ai linguaggi contemporanei più antiaccademici (la Scuola Romana, ad esempio) e passa a un uso del colore più fermo e studiato (Ragazza al clavicembalo, 1940; Rose e conchiglie, 1942).

Levi, invece, a partire dal suo confino lucano si lascia catturare dai temi del sociale rappresentando la miseria dei contadini del sud Italia, abbandona le trasparenze del periodo precedente per concentrarsi su strutture più robuste, dense e “ondose”, che definiscono uno spazio percepito come mobile e trascorrente (Autoritratto con fornello, 1935; Tetti di Roma, 1951).

Dopo una breve parentesi fiorentina nel 1943 e l’esperienza alla Biennale del 1948, alla quale entrambi partecipano, arriva un punto di svolta agli inizi degli anni Cinquanta quando Martina, quarantenne, si stabilisce a Roma dove Levi risiedeva già dal 1945. Insieme frequentano i vivaci circoli artistici della Capitale, centro nevralgico di un movimento di riconquista delle libertà espressive sacrificate durante il ventennio e di energie convergenti da tutta Europa, nelle arti come nella letteratura, nel cinema e nella fotografia. È La stagione dell’impegno civile - titolo della terza sezione della mostra – che coincide con un momento di acuto confronto sociale nel paese e con una fase di profonda consapevolezza nei due artisti, del ruolo degli intellettuali nei confronti dei contadini e della classe operaia. Sono di questa fase, infatti, le opere più sperimentali di Martina legate ai temi del lavoro operaio (La Tessitrice n.2, 1952, La manifattura tabacchi, 1956), e la pittura scabra di Levi in cui ritrae le difficili condizioni delle classi subalterne e contadine del Sud (Il Ragazzo Aleandro, 1952, Fratelli, 1953, Contadine rivoluzionarie, 1951).

Il lungo decennio della “ricostruzione” lascia il posto, negli anni Sessanta e oltre, a una ricerca più personale da parte dei due artisti, lontano dal dibattito contemporaneo. La quarta sezione, Il nudo e il paesaggio, temi coinvolgenti, accoglie alcuni lavori delle loro ultime stagioni pittoriche, dominate da un orizzonte tematico simile in cui prevale un rinnovato interesse per la natura, un vagheggiato Eden popolato da nudi e silhouette, antiche divinità e inattese apparizioni. Anche questa volta, però, la resa pittorica è quasi all’estremo opposto: figure in primo piano, assottigliate e indecifrabili, caratterizzano i dipinti di Martina, la cui pittura – sia che si concentri sulla rappresentazione di paesaggi che su quella di nudi corporei – sembra ritrarsi dal fondo per apparire come un connubio indissolubile tra luce e colore (come in Paesaggio meridionale, 1949 e Alberi e Nudi nella vigna verde, 1961). Al contrario Levi sperimenta una materia densa e afosa, rappresentazione di un mondo vegetale drammatico e onirico. I nudi e i paesaggi dai colori levigati degli anni giovanili, lasciano ora il campo a opere complesse come Donne furenti del 1934 o Alberi del 1964.

Conclude il percorso espositivo la sezione Le opere di Carlo Levi nella Collezione di Angelina De Lipsis Spallone. Medico e amante dell’arte, Angelina De Lipsis Spallone (1926-2020) è stata una collezionista dallo sguardo attento alla migliore arte nazionale e internazionale del suo tempo. Fa parte di questa collezione un importante corpus di diciannove dipinti inediti di Carlo Levi, esposti ora per la prima volta, acquisiti grazie all’amicizia con Linuccia Saba, figlia di Umberto e compagna di Levi negli anni romani. La raccolta di opere leviane racconta quasi per intero il percorso dell’artista: dagli esordi, con la Natura morta del 1926, il Piccolo nudo di poco successivo o il giovanile Autoritratto in rosa del 1928, agli anni Trenta, segnati dall’esperienza dei “Sei di Torino” (La Donna sul divano, il Ritratto sulla sedia a sdraio (Francesca) e la Donna col cagnolino) e dall’influenza espressionistica su alcuni suoi lavori (La Raccoglitrice di Conchiglie, il Nudo di Palazzo Altieri e una Natura Morta). Di questo periodo è anche Il Nudo di donna che reca sul verso Donna con il cappellino, un intenso ritratto di Paola Olivetti. A seguire, si passa alla svolta neorealista degli anni Cinquanta con il Ciclo della Lucania rappresentato dal dipinto La Madre, per poi concludere la sezione con le ultime stagioni pittoriche degli anni Sessanta e Settanta rappresentate dagli alberi e dalle vedute del Ciclo di Alassio (La Vigna, Il Paesaggio di Alassio con falò, L’erpice e gli Attrezzi) e dai quadri della serie degli Amanti, un tema elaborato dall’artista già negli anni Trenta e diventato molto ricorrente nell’ultimo ventennio del suo percorso, con i profili di un uomo e di una donna che si fondono, unendosi in un unico abbraccio.

L’iniziativa è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Fondazione Carlo Levi, Archivio Piero Martina e la Collezione Angelina De Lipsis Spallone. Catalogo: Silvana Editoriale. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. L’esposizione si inserisce all’interno della programmazione, avviata nel 2024, con cui la Sovrintendenza Capitolina celebra il centenario dell’istituzione della Galleria d’Arte Moderna (1925-2025).

Per tutte le informazioni, potete visitare il sito ufficiale della Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Piero Martina, Ritratto di Carlo Levi (1942; olio su tela, 81 x 63 cm; Collezione privata)
Piero Martina, Ritratto di Carlo Levi (1942; olio su tela, 81 x 63 cm; Collezione privata)
Carlo Levi, Natura morta (1937-1938 circa; olio su tela, 61 x 50 cm; Roma, Collezione Spallone)
Carlo Levi, Natura morta (1937-1938 circa; olio su tela, 61 x 50 cm; Roma, Collezione Spallone)

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraOmaggio a Carlo Levi L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo
CittàRoma
SedeGalleria d'Arte Moderna
DateDal 11/04/2025 al 14/09/2025
ArtistiCarlo Levi, Piero Martina
CuratoriDaniela Fonti, Antonella Lavorgna, Antonella Martina
TemiNovecento

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