A più di cinquecento anni dalla sua realizzazione, il Polittico Griffoni di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti sarà protagonista di una mostra a Bologna, presso Palazzo Fava, dopo la sua ricostituzione: per la prima volta infatti uno dei massimo capolavori del Rinascimento italiano si vedrà di nuovo riunito in tutte le sue parti dopo trecento anni dalla sua disgregazione.
Lo straordinario evento, che si terrà dal 12 marzo al 28 giugno 2020, sarà reso possibile grazie ai prestiti dei musei proprietari delle parti esistenti del polittico: la National Gallery di Londra, la Pinacoteca di Brera, il Louvre, la National Gallery of Art di Washington, la Collezione Cagnola di Gazzada (Va), i Musei Vaticani, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam e la Collezione Vittorio Cini di Venezia.
Due le iniziative principali dell’evento: una incentrata sulla pala d’altare e sulla sua importanza storica, che sarà curata da Mauro Natale in collaborazione con Cecilia Cavalca, l’altra sull’attività di Factum Foundation e sull’importanza delle tecnologie digitali nella tutela e nella condivisione del patrimonio culturale, che sarà a cura di Adam Lowe, Guendalina Damone e il team della Fondazione.
"Questa mostra è un evento di straordinario fascino, dal punto di vista storico, artistico e culturale; un omaggio unico a Bologna e ai bolognesi, che potranno rivedere ‘a casa’ un’opera nata in San Petronio oltre 500 anni fa. Ma è anche una grande occasione per tutti di riscoprire uno dei massimi capolavori del Rinascimento italiano. La gioia di rivedere l’opera ricomposta, ci ripaga di un lavoro durato oltre due anni. Una scommessa vinta, con orgoglio, insieme ai curatori” ha affermato Fabio Roversi-Monaco, Presidente Genus Bononiae. Musei nella città.
Il Polittico Griffoni venne realizzato per la cappella di famiglia di Floriano Griffoni nella Basilica di San Petronio a Bologna tra il 1470 e il 1472. Fu proprio in occasione dell’esecuzione della pala d’altare dedicata a san Vincenzo Ferrer che ebbe inizio il rapporto di collaborazione tra Francesco del Cossa e il più giovane Ercole de’ Roberti; alla cornice invece lavorò il maestro d’ascia Agostino de Marchi da Crema.
Nel 1725 circa il monsignore Pompeo Aldrovandi, nuovo proprietario della cappella, fece smantellare la pala dividendola in singole parti per destinarle a quadri di stanza della residenza di campagna della famiglia a Mirabello, vicino a Ferrara. Ecco perché il polittico non fu mai più riunito: i dipinti entrarono nel mercato antiquario e nel collezionismo e giunsero poi nei novi musei che ancora oggi le custodiscono.
Roberto Longhi nella sua Officina Ferrarese, nel 1934, immaginò un’ipotesi ricostruttiva e negli anni Ottanta venne ritrovato uno schizzo del polittico allegato a una corrispondenza di Pompeo Aldrovandi che fornì la prova dell’esattezza quasi totale dell’ipotesi di Longhi. La ricostruzione di Cecilia Cavalca visibile in mostra è finora la più attendibile e prevede la presenza di almeno sette figure di santi sui pilastri laterali.
"Il Polittico nasce in un momento cruciale della storia dell’arte italiana – e dunque mondiale – cui Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti partecipano appieno. Illustrare il risultato della loro collaborazione significa evidenziare il rilievo di Bologna nel più ampio panorama dell’arte Rinascimentale. Con il Polittico si inventa un nuovo canone di resa dello spazio e dei volumi. La strada verso la modernità indicata dai due ferraresi nel Polittico Griffoni può considerarsi alternativa a quella di Piero della Francesca e Andrea Mantegna. Si tratta in qualche modo di un ‘mosaico figurativo’, che corrisponde poi al destino della dispersione delle varie parti. Sarebbe davvero straordinario se la mostra scatenasse una sorta di gara alla ricerca degli elementi mancanti” ha aggiunto Mauro Natale, curatore della mostra.
Oltre all’esposizione delle singole opere al piano nobile di Palazzo Fava, i visitatori potranno vedere la ricostruzione del Polittico operata da Adam Lowe, fondatore di Factum Foundation, che negli ultimi venti anni si è dedicata alla registrazione, all’archiviazione, al restauro digitale ad alta risoluzione e alla produzione di copie esatte di opere d’arte che uniscono tecnologia e artigianato. A partire dal 2012, grazie alla collaborazione tra la Basilica di San Petronio, lo studio Cavina Terra Architetti e Factum Foundation, sono stati documentati i sedici pannelli del Polittico Griffoni in ciascuno dei musei proprietari delle parti costitutive.
"L’aura di un’opera d’arte, quella cosa immateriale che è stata usata per definire la sua originalità, è in realtà la sua presenza materiale. Attraverso la registrazione ad alta risoluzione, la mediazione digitale e le nuove tecnologie di visualizzazione e ri-materializzazione, possiamo avere una più profonda comprensione degli aspetti materiali che rendono qualsiasi oggetto quello che è. Questa prova rivela non solo come è stato realizzato un oggetto, ma anche come è stato curato, valutato, trasformato e spostato da una città all’altra o da un tipo di istituzione a un’altra” ha affermato Adam Lowe.
La mostra La riscoperta di un capolavoro è voluta da Genus Bononiae. Musei nella Città.
Nell’immagine, l’ipotesi ricostruttiva del Polittico Griffoni
Titolo mostra | Polittico Griffoni. La riscoperta di un capolavoro | Città | Bologna | Sede | Palazzo Fava | Date | Dal 12/03/2020 al 28/06/2020 | Artisti | Francesco del Cossa, Ercole de | Temi | Quattrocento |
Si riunisce a Bologna, dopo 300 anni, il Polittico Griffoni, capolavoro di Francesco del Cossa ed Ercole de' Roberti |