A Pisa, a Palazzo Blu, prende il via dal 12 novembre 2021 al 17 aprile 2022 la mostra Keith Haring, retrospettiva dedicata al grande artista statunitense, realizzata dalla Fondazione Pisa in collaborazione con MondoMostre e con la straordinaria partecipazione della Nakamura Keith Haring Collection. La mostra, a cura di Kaoru Yanase, Chief Curator della Nakamura Keith Haring Collection, ripercorre la breve ma significativa carriera di Keith Haring (Reading, 1958 - New York, 1990), universalmente riconosciuto tra i padri della street-art, che proprio a Pisa ha soggiornato nel 1989, per dipingere su una parete del convento di San’Antonio il celeberrimo murale Tuttomondo, sua ultima opera nonché unico lavoro pubblico permanente di Haring in Italia. Il progetto nacque da un incontro casuale tra l’artista e il giovane studente Piergiorgio Castellani avvenuto a New York nel 1987. Castellani propose ad Haring di realizzare qualcosa di grande in Italia e l’artista accettò, fu così che prese forma il “Keith Haring Italian Project”. Il monumentale dipinto, che occupa una superficie di 180 metri quadri, è divenuto negli anni una delle principali attrazioni della città di Pisa, custode di una delle ultime grandi opere dell’artista: un inno alla gioia che tutt’oggi è considerato il suo testamento artistico.
La mostra presenta per la prima volta in Europa una ricca selezione di opere, oltre 170, provenienti dalla Nakamura Keith Haring Collection, la collezione personale dell’imprenditore Kazuo Nakamura, che si trova nel museo dedicato all’artista, in Giappone (Nakamura, appassionato di Keith Haring, ha cominciato a raccogliere sue opere fin dal 1987). Fanno parte della collezione, e sono in mostra a Pisa, opere che vanno dai primi lavori di Haring fino agli ultimi, molte serie complete quali Apocalypse (1988), Flowers, (1990) e svariati altri disegni, sculture nonché grandi opere su tela. Ampiamente riconosciuto per le sue opere d’arte dai colori vivaci e giubilanti, i lavori di Haring sono familiari e noti anche a chi non conosce la sua breve parabola artistica perché i suoi omini stilizzati e in movimento, i suoi cuori, i suoi cani e i suoi segni in generale fanno parte del bagaglio di immagini pubbliche e non solo, in tutto il mondo, e sono proprio queste ad averlo reso un simbolo della cultura e dell’arte pop degli anni Ottanta.
L’esposizione si dipana in ordine cronologica e approfondisce anche l’ampia gamma di tecniche espressive da lui indagate (pittura, disegno, scultura, video, murales, arte pubblica e commerciale) iniziando dai disegni in metropolitana, Subway Drawings, 1981-1983 (gesso bianco/carta/pannelli di legno) che restano tra i suoi lavori più noti e acclamati, fino al portfolio delle diciassette serigrafie dal titolo The Bluprint Drawings, la sua ultima serie su carta che riproduce le prime e più pure narrazioni visive nate nel 1981, pubblicata nel 1990, un mese prima della sua morte.
Il percorso di mostra, allestito nelle sale di Palazzo Blu dagli architetti di Panstudio, si divide in nove sezioni: dal Principio, prima sezione (con allestimento che richiama un tunnel della metropolitana di New York), in cui si raccontano gli inizi e la vita nella città di New York, dove Haring si trasferisce nel 1978 per studiare alla School of Visual Arts. In quel periodo l’artista fa coming out. Inizia con semplici segni grafici a disegnare bambini, animali, cuori, televisori, angeli, piramidi e omini, con il gesso bianco, sopra i pannelli pubblicitari inutilizzati delle stazioni metropolitane di New York. Le foto dei suoi lavori iniziano a circolare e il suo stile diventa subito molto riconoscibile perché crea un linguaggio che si legge a colpo d’occhio, il “codice Haring”. E la sua fama presso il pubblico cresce rapidamente. La sezione Oltre i limiti porta il pubblico dentro i colori fluorescenti che brillano sotto la luce nera dell’artista, attraverso una serie di cinque serigrafie, Untitled (Fertility Suite), pubblicata dalla Tony Shafrazi Gallery nel 1983, in cui Haring da spazio alle sue icone, simboli di vitalità e fertilità, sempre in movimento, forse agitate.
La terza sezione, Le storie, espone tra le altre l’opera The Story of Red + Blue del 1989, una serie di litografie realizzata espressamente per i bambini, usata per diversi concorsi di storytelling e inserita nei programmi educativi in molte scuole americane. Si passa poi a Haring a Pisa, che racconta l’avventura pisana di Keith Haring, l’amicizia dopo l’incontro fortuito con Piergiorgio Castellani, e il lavoro corale per la realizzazione del murale Tuttomondo su una parete del Convento di Sant’Antonio: la Chiesa che mise a disposizione la superficie da dipingere, il Comune e la Provincia che coordinarono il progetto, gli studenti dell’università che aiutarono l’artista come assistenti. La sezione successiva è dedicata alla Musica: ovunque Haring lavori, sulla strada o nel suo atelier, c’è sempre. Le sue opere incarnano il suono delle strade di New York e dei locali più cool. Collabora alla creazione di un gran numero di cover, una delle più note è per un album di David Bowie del 1983 che raffigura due omini stretti in un radioso abbraccio. Insieme alla musica il pubblico incontra la sezione Messaggio: l’obiettivo di Haring è raggiungere il maggior numero di persone possibile e i poster sono uno strumento in grado di stabilire una connessione immediata col pubblico. Il Poster for Nuclear Disarmament, del 1982, è senza parole, ma invoca visivamente la fine dell’energia nucleare. Da allora Haring realizza oltre cento poster per pubblicizzare le proprie esposizioni, concerti, prodotti o per sensibilizzare le persone ai temi che ha particolarmente a cuore: la prevenzione dell’AIDS, i diritti dei gay, l’apartheid, il razzismo, l’uso delle droghe, la guerra, la violenza e la salvaguardia ambientale.
In Simboli e icone, troviamo Radiant Baby, Dog, Angel, Winged Man, Three-Eyed Face, la serie pubblicata nel 1990, che include i personaggi più iconici della sua intera opera. Come si legge nei diari, The Radiant Baby simboleggia l’innocenza, la purezza, la bontà e il potenziale di ognuno. Salendo al piano superiore, la sezione Energia primordiale si popola di piramidi affollate di omini, animali, soli, maschere, il body painting e i totem. L’opera di Keith Haring diventa uno spazio fra arte vernacolare e arte accademica, fra creazione e appropriazione: i suoi lavori celano poteri misteriosi di provenienza non occidentale, ispirati all’arte azteca, eskimo, africana e afroamericana, nonché a simboli antichi e mitologici. Nella sala successiva, la sezione Distopia rivelata entra in una fase di maturazione e consapevolezza di Haring. Come si nota nella serie Apocalypse del 1988, la materia della sua arte si fa più profonda e complessa. Come omosessuale che convive con l’AIDS, la politica e la paura diventano i temi dominanti dei suoi lavori. In collaborazione con lo scrittore beat William Burroughs, Haring lavora a questa serie offrendo un assaggio del suo inferno personale: ogni immagine realizzata con la tecnica del collage, riprende la poesia, e utilizza pubblicità, referenze di storia dell’arte e teologia cattolica per amplificare le scene di caos.
Il percorso termina con La fine dell’inizio, che chiude la mostra con le immagini che meglio raffigurano il linguaggio iconico di Haring: piramidi, dischi volanti, cani, serpenti e bambini che si mescolano a figure erranti ed extraterrestri. Nel 1990, poco prima di morire, Haring pubblica la sua ultima edizione su carta, The Blueprint Drawings. “Questi 17 disegni”, scrisse Keith Haring il 4 gennaio del 1990, “sono nati in poche settimane fra dicembre 1980 e gennaio 1981. Gli originali li ho realizzati su pergamena con inchiostro Sumi perché avevo intenzione di riprodurre tutti i disegni in cianografia. Li portavo regolarmente al cianografo locale, dove mi divertivo a cercare di spiegarne il contenuto agli addetti ai macchinari. Nel giro di qualche settimana, in negozio, tutti avevano grande familiarità con i miei disegni. (…) Quelle stampe sono una perfetta capsula del tempo dei miei inizi a New York City”.
Keith Haring ha vissuto gli sconvolgimenti della New York degli anni Ottanta quando l’economia americana era in crisi e la città era preda di violenza, droga, discriminazione e povertà. Haring si è sempre impegnato attraverso le sue opere a sensibilizzare il pubblico su temi quali l’energia nucleare, gli aspetti negativi dell’era tecnologica, la salvaguardia dell’ambiente, il razzismo dilagante, l’uso delle droghe e la prevenzione contro l’AIDS. Sin dall’inizio della sua carriera Haring trova il modo di fondere ciò che è inequivocabilmente riconosciuto come arte con la vita di tutti i giorni. E con il soggetto del bambino, individua il mezzo più efficace per assicurarsi l’immortalità. Nessuno sa quanti bambini abbia disegnato. Due giorni prima di morire, troppo debole anche per parlare, prende un pennarello e tenta ripetutamente di disegnare qualcosa, poi finalmente ci riesce: è il bambino radiante, un neonato che sprigiona raggi di potere ricevuto dall’universo, che possiede un’energia infinita, che gattona incessantemente, senza fermarsi mai, verso ogni dove, sfidando ogni pericolo.
“Le figure di Haring”, scrive la curatrice Kaoru Yanase, “sono simboli universali e possono assumere qualsiasi ruolo. Gli omini senza volto rappresentano la complessità dinamica e la diversità delle vite umane. La globalizzazione e la tecnologia dell’informazione hanno modificato la società e trasformato tutte le notizie del mondo in dati real time. Ma il pianeta, oggi, è davvero un luogo più pacifico e libero rispetto ai vecchi tempi? Se fosse vissuto più a lungo, Keith avrebbe continuato il suo instancabile lavoro usando ogni mezzo e risorsa tecnologica disponibile per creare nuove meraviglie”.
La mostra apre dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19, il sabato, la domenica e i festivi dalle 10 alle 20 (la biglietteria chiude un’ora prima). Biglietti: intero 12 euro, ridotto 10 euro (gruppi, over 65, giovani dai 18 ai 25 anni e convenzionati), ridotto universitari 5 euro (solo il giovedì), giovani 6 euro (dai 6 ai 17 anni), ridotto scuole 5 euro, gratis per bambini fino a 6 anni e diversamente abili. Prevendita individuali e gruppi 2 euro, scuole 1 euro. Per l’apertura della mostra, Palazzo Blu propone una formula straordinaria nei primi 3 giorni di mostra: orario di visita anche serale e biglietto di ingresso ridotto. Nel primo weekend di apertura, infatti, Palazzo Blu dà al pubblico la possibilità di visitare la mostra Keith Haring in orari straordinari: venerdì 12 novembre dalle 14 alle 22, sabato e domenica 13 e 14 novembre dalle 10 alle 22. Ai visitatori che acquistano il biglietto direttamente in mostra sarà applicata la tariffa di 10 euro (invece di 12), mentre per chi acquista online su Vivaticket il costo sarà di 7 euro (più 2 di prevendita) invece di 14 euro. Per info consultare il sito di Palazzo Blu.
Titolo mostra | Keith Haring | Città | Pisa | Sede | Palazzo Blu | Date | Dal 12/11/2021 al 17/04/2022 | Artisti | Keith Haring | Temi | Street art, Keith Haring |