Dal 31 marzo al 31 luglio 2022 Pirelli HangarBicocca presenta la mostra Sunshine State dedicata a Steve McQueen (Londra, 1969), artista e film-maker vincitore del Turner Prize e del premio Oscar. A cura di Vicente Todolí, la mostra è organizzata in collaborazione con la Tate Modern di Londra, dove nel 2020 è stata presentata una prima versione a cura di Clara Kim, The Daskalopoulous Senior Curator, International Art e Fiontan Moran, Assistant Curator, International Art.
Il progetto espositivo si articola nello spazio delle Navate e su una delle pareti esterne e riunisce alcuni dei lavori più significativi della carriera di McQueen, oltre che a una nuova installazione video dal titolo Sunshine State: l’opera, che lui aveva in mente da oltre vent’anni, è stata commissionata dall’International Film Festival Rotterdam (IFFR) 2022 e proposta in anteprima assoluta alla Pirelli HangarBicocca.
Steve McQueen ha influenzato il modo di utilizzare ed esporre il mezzo filmico, rivolgendo il suo sguardo radicale sulla condizione umana, i suoi drammi e la sua fragilità, e cogliendo in modo toccante e provocatorio questioni attuali, come la costruzione dell’identità̀, il senso di appartenenza, il diritto alla libertà. In oltre venticinque anni di carriera, Steve McQueen ha realizzato alcune delle opere più significative nel campo delle arti visive, utilizzando il medium filmico come forma scultorea in movimento nello spazio e nel tempo. Nel 1999 ha vinto il Turner Prize. Ha inoltre diretto quattro lungometraggi per il cinema: Widows – Eredità criminale (Widows) (2018), 12 anni schiavo (12 Years a Slave) (2013), per il quale ha vinto l’Oscar per il miglior film, Shame (2010), Hunger (2008), con cui ha vinto la Caméra d’Or al Festival di Cannes. Nel 2020 ha realizzato la sua prima mini-serie in cinque episodi Small Axe, e recentemente i documentari per la BBC Uprising (2021), Black Power: A British Story of Resistance (2021) e Subnormal: A British Scandal (2021).
Le sei opere filmiche esposte in mostra rappresentano modelli narrativi liberi e punti di vista inaspettati sulle più ampie e trasversali sfumature dei contesti sociali storici e contemporanei. All’interno degli spazi espositivi, dà vita a un’esperienza visiva e sonora con cui intende immergere il visitatore in una dimensione spazio-temporale inedita. Attraverso un percorso non cronologico, la mostra intende ripercorrere la carriera di McQueen nelle arti visive, evidenziando l’evoluzione della sua pratica degli ultimi vent’anni.
Il titolo della mostra rimanda all’omonimo lavoro inedito dell’artista, Sunshine State (2022). Si tratta di un video che è una riflessione sugli esordi del cinema hollywoodiano e su come il grande schermo abbia influenzato profondamente la percezione e la costruzione dell’identità. Il percorso espositivo si apre con Static (2009). Proiettate su un grande schermo, sospeso al centro della Piazza, si susseguono, in rapide sequenze, riprese aeree della Statua della Libertà. Le disorientanti immagini ravvicinate del monumento ne mettono in discussione la funzione simbolica e colgono il senso di instabilità e precarietà dell’idea di libertà individuale del mondo occidentale. Il film fa da contraltare al lavoro presentato nel Cubo e che chiude la mostra, Western Deep (2002). L’opera conduce il visitatore nelle profondità della miniera d’oro di Tau Tona in Sudafrica, conosciuta durante l’apartheid come Western Deep, e offre un amaro spaccato delle dure condizioni lavorative dei minatori. Realizzate in pellicola Super8, le riprese sgranate mostrano un’ambientazione claustrofobica e buia che si contrappone a una visione più aperta e allegorica del primo lavoro. Western Deep nasce in concomitanza con un altro film dell’artista, Caribs’ Leap (2002). Il lavoro è suddiviso in due parti: una è trasmessa su uno schermo LED sulle pareti esterne delle Navate, l’altra è proiettata all’interno dello spazio espositivo. Il titolo rimanda al drammatico momento del 1651 della conquista francese di Grenada, l’isola dei Caraibi da cui provengono i genitori di McQueen. Piuttosto che sottostare al governo coloniale, alcuni preferirono gettarsi da una scogliera, scegliendo la morte al posto della prigionia e della schiavitù. Il film affronta il tema della razzializzazione e disumanizzazione del corpo nero e indigeno, colonizzato e schiavizzato. In Charlotte (2004) e Cold Breath (1999) Steve McQueen esplora il corpo nelle sue dimensioni più intime e materiali. Il primo dei due film, girati in pellicola, presenta un close-up dell’occhio dell’attrice Charlotte Rampling. Il dito dell’artista entra nelle riprese, toccando momentaneamente la palpebra e la pupilla della donna. McQueen invita lo spettatore a diventare testimone della scena, rappresentando gli aspetti più voyeuristici dell’atto di guardare la trasformazione di un corpo da soggetto a oggetto fisico e manipolabile. Similmente, Cold Breath mostra il film-maker che accarezza, tira e stringe il suo stesso capezzolo. Il movimento ossessivo delle dita rivela i confini labili tra desiderio e violenza, tra piacere e dolore.
Per maggiori info: https://pirellihangarbicocca.org/
Immagine: Steve McQueen, Static (2009) ©Steve McQueen. Su gentile concessione dell’artista, della Thomas Dane Gallery e della Marian Goodman Gallery.
Titolo mostra | Sunshine State | Città | Milano | Sede | Pirelli HangarBicocca | Date | Dal 31/03/2022 al 31/07/2022 | Artisti | Steve McQueen | Curatori | Vicente Todolí | Temi | Milano, Steve McQueen |
Alla Pirelli HangarBicocca una mostra dedicata a Steve McQueen, artista e film-maker |