Per la prima volta nella sua storia espositiva, la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia apre le porte del Palazzetto Tito a un’artista sudamericana. Dal 6 maggio al 27 luglio 2025, la storica istituzione veneziana ospita la prima mostra personale in Italia della pittrice brasiliana Patricia Leite (Belo Horizonte, 1955), offrendo al pubblico un’occasione per scoprire l’opera di una figura tra le più poetiche e visionarie del panorama pittorico contemporaneo. La mostra, intitolata Cold Water e curata da Milovan Farronato, fa parte del ciclo che la Fondazione dedica da tempo alle personalità di spicco della pittura internazionale. Un progetto che ha l’obiettivo di restituire uno sguardo approfondito sulle voci più rilevanti della scena contemporanea, attraverso esposizioni pensate per intrecciarsi con la specificità dello spazio veneziano e per dialogare con l’intensità della sua storia.
Le opere presentate in mostra sono state realizzate appositamente per l’occasione, nello studio che Leite mantiene a San Paolo del Brasile. In Cold Water, l’artista porta a Venezia visioni che sembrano emergere da una dimensione più intima e mentale, dove la geografia dei luoghi si fonde con quella delle emozioni. La pittura di Patricia Leite non raffigura, ma sogna. Le sue tele accolgono immagini sospese, mai descrittive, sempre evanescenti. Una cascata verticale si fa pensiero che scende lentamente; una caverna si apre come un rifugio lontano dal clamore del mondo; fuochi d’artificio si riflettono sull’acqua tremolando, come ricordi che il tempo ha iniziato a sfocare.
Queste opere sembrano nate per abitare il Palazzetto Tito, luogo che la curatela restituisce come scrigno di memorie e possibilità: uno spazio in cui il tempo rallenta e le immagini respirano, diventando soglie aperte sull’invisibile.
Il titolo della mostra prende spunto da un dipinto omonimo presente in mostra, ma rimanda anche a un’esperienza sensoriale e simbolica più ampia. Cold Water, in inglese, evoca il brivido provocato da un getto d’acqua fredda sulla pelle: uno shock improvviso, un risveglio. Allo stesso modo, la pittura di Leite cerca di riportare chi osserva a una dimensione essenziale, vulnerabile, autentica. Nell’universo dell’artista brasiliana, l’acqua fredda diventa metafora di una chiarezza interiore che non è mai pienamente definita, ma che, proprio nella sua immediatezza, invita a un contatto profondo con il senso della presenza. Ogni opera diventa così un passaggio attraverso il quale attraversare emozioni, ricordi e intuizioni. La mostra include anche lavori in cui la soglia tra astrazione e figurazione si fa più sottile, come nel caso del dipinto Lampadario (2025), dove una costellazione di luci si dispone in una geometria fragile e irregolare. I punti luminosi sembrano oscillare tra il riferimento a un oggetto domestico, il lampadario, appunto, e il dissolversi in un fenomeno naturale o cosmico, come una galassia lontana.
Leite gioca con la materia della luce, la rende viva, incerta, mai del tutto afferrabile. Nei suoi lavori, ogni fonte luminosa diventa parte di una mappa emotiva, dove nulla è definitivo ma tutto è evocato con delicatezza. La pittura, in questa chiave, si fa gesto contemplativo, memoria in sospensione. L’incontro tra la poetica di Patricia Leite e Venezia è anche simbolico. La città, con le sue acque immobili e i suoi silenzi fragili, sembra essere il luogo ideale per accogliere una ricerca come quella dell’artista brasiliana, da sempre tesa verso il non detto, il non visibile, l’attimo che sfugge. Le sale del Palazzetto Tito si prestano perfettamente a ospitare questa sospensione: non gallerie neutre, ma stanze che trattengono voci antiche, affacci che incorniciano il lento scorrere del tempo. La realizzazione della mostra Cold Water è stata resa possibile grazie al supporto di Mendes Wood DM e della Thomas Dane Gallery, che da anni accompagnano il percorso dell’artista.
Patricia Leite vive e lavora a San Paolo. La sua pittura si muove tra memoria, luce e astrazione, con una particolare attenzione ai paesaggi e alle suggestioni quotidiane. Attraverso strati di colore e trame delicate, Leite costruisce composizioni che si collocano tra figurazione e astrazione, invitando l’osservatore a una contemplazione silenziosa. La sua ricerca attinge sia alla storia della pittura sia a immagini intime e diaristiche. Tra le sue principali mostre personali si segnalano: Olho d’água presso l’Istituto Tomie Ohtake, San Paolo (2025); Paisagem de Lenda alla Thomas Dane Gallery di Londra (2024); Mantiqueira presso Mendes Wood DM, New York (2022); Caninana alla Thomas Dane Gallery (2021); Vamos chamar o vento a San Paolo (2020); la personale al The Arts Club di Londra (2019); Olha pro céu, meu amor a Bruxelles (2018); Saudades do Brasil a San Paolo (2015); Contra o Céu da Nara Roesler, San Paolo (2009); Outra Praia al Museu de Arte da Pampulha, Belo Horizonte (2005).
Ha inoltre partecipato a numerose collettive, tra cui Galáxias (Bruxelles, 2024), Amadeo Luciano Lorenzato en conversation... (Parigi, 2024), Dreaming of Spilliaert (Retranchement, 2024), Linhas Tortas e anche Esfingico Frontal (San Paolo, 2023), Calor Universal (Pace Gallery, New York, 2022), Days of Inertia (Retranchement, 2021), Prelude: Melancholy of the Future (Museum Dhondt-Dhaenens, 2020), Terra Trema (Napoli, 2019), Nightfall (Bruxelles, 2018), Mínimo, múltiplo, comum (San Paolo, 2018), Aprendendo com Dorival Caymmi - Civilização Praieira (San Paolo, 2016). Le sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la Collezione Pinault (Parigi), la Pinacoteca dello Stato di San Paolo, il Fiorucci Art Trust (Londra), il Thyssen-Bornemisza Art Contemporary (Vienna), la Cranford Collection (Londra), la Collezione Loewe (Madrid) e il Museu de Arte da Pampulha (Belo Horizonte).
Titolo mostra | Cold Water | Città | Venezia | Sede | Palazzetto Tito | Date | Dal 06/05/2025 al 27/07/2025 | Artisti | Patricia Leite | Curatori | Milovan Farronato | Temi | Arte contemporanea |