In occasione della Giornata della Memoria, il Museo di Palazzo Vecchio ospiterà dal 27 gennaio 2020, nella Sala dei Gigli, l’installazione Il Muro Occidentale o del Pianto di Fabio Mauri, un progetto di Museo Novecento OFF ideato e curato dal direttore artistico del Museo Novecento, Sergio Risaliti.
Fabio Mauri (Roma, 1926 - 2009) è uno dei maggiori esponenti delle neoavanguardie del secondo Novecento e ha affrontato più volte, nel corso della sua produzione artistica, il tema della memoria, interrogandosi sul ruolo del male nella storia dell’umanità.
Il Muro Occidentale o del Pianto è un muro di quattro metri formato da valigie e bauli di varie dimensioni e materiali, quali legno, cuoio, tela, accatastati ordinatamente. L’installazione venne presentata per la prima volta nel 1993, in occasione della XLV Biennale di Venezia; nel 2011 fu esposta al MAXXI di Roma e nel 2013 di nuovo alla Biennale di Venezia. L’opera, di forte impatto, richiama i temi dell’esilio, dell’esodo forzato, delle migrazioni. “Se non esistesse il dolore, da tempo il linguaggio avrebbe cessato d’esistere” affermò l’artista. Nel testo che accompagna l’installazione fin dalla sua prima esposizione, scritto da Mauri, si legge: “Il Muro Occidentale o del Pianto, come viene chiamato a Gerusalemme il muro residuo del Tempio di Salomone, è qui riedificato con valigie. Tentativo di rappresentare quel necessario muro dell’ideale o della fede intellettuale, fra tutti i bagagli in transito, costretti ad espatriare, o portare con sé identità incenerite. E’ una costruzione di provenienze dissimili che sta in piedi da sola, senza altro sostegno che la propria evidente complessità. Il morbido, il duro, il cartone, il cuoio sono, in questo muro, pietre e persone, un unico collage autoportante. Anche ad Auschwitz uno dei documenti più impressionanti lo edifica un cumulo di valigie. Ognuna, nel nome e nell’indirizzo scritto sopra, comporta la certezza del ritorno”. E continua: “Negli anfratti del Muro Occidentale o del Pianto, gli Israeliti infilano biglietti di carta con preghiere: relativi a l’anima, gli affetti, ai corpi, al come vivere la vita sulla terra. Li ho simulati in un unico rotolo di tela. Una sorta di preghiera dell’arte. Il Muro è il luogo, dicono gli Israeliti, dove Dio senz’altro ascolta: è il luogo del valore, quindi. Vi cresce anche una pianta, segno di un proseguimento di esistenza frammista che le pietre mute e squadrate o le valigie vuote e inerti nemmeno loro possono impedire”.
L’installazione verrà inaugurata lunedì 27 gennaio alle ore 13 e seguirà un breve talk tenuto dal professor Giacomo Marramao, dal titolo L’orrore della shoah nell’arte di Fabio Mauri.
Inoltre, in occasione della Giornata della Memoria, il Museo Novecento sarà a ingresso gratuito. L’opera sarà visibile al pubblico fino al 23 febbraio 2020.
Immagine: Fabio Mauri, Il Muro Occidentale o del Pianto (1993; valigie, borse, casse, involucri in cuoio, tela e legno, 400x400x60 cm)
© Opera: Fabio Mauri con citazione di parte di fotografia “Ebrea”, 1971 di Elisabetta Catalano relativa all’opera di Fabio Mauri “Ebrea”
XLV Biennale di Venezia
Foto: Graziano Arici
Courtesy the Estate of Fabio Mauri and Hauser & Wirth
Titolo mostra | Il Muro Occidentale o del Pianto | Città | Firenze | Sede | Palazzo Vecchio | Date | Dal 27/01/2020 al 23/02/2020 | Artisti | Fabio Mauri | Temi | Arte contemporanea |
Palazzo Vecchio accoglie il Muro Occidentale o del Pianto di Fabio Mauri |