Il Museo di Palazzo Medici Riccardi a Firenze ospita dal 26 novembre 2021 al 26 gennaio 2022 la mostra Il Fiorentino. Il Gran Diamante di Toscana dedicata al prezioso manufatto del Granduca di Toscana, noto anche come "Il Fiorentino", tra i più rari gioielli dei Medici, purtroppo oggi perduto. Promossa dalla Città Metropolitana di Firenze, organizzata da MUS.E e curata da Carlo Francini e Valentina Zucchi, la rassegna è la seconda esposizione del ciclo Cammei dedicato alla valorizzazione delle opere e delle storie legate a Palazzo Medici Riccardi.
“Il ’Gran Diamante’ o ’Blocchetto di luce’, come è stato definito, non solo è un esemplare di bellezza preziosa, che emana attrazione e si lascia ammirare”, dichiara Letizia Perini, Consigliera della Città Metropolitana delegata alla Cultura. "La rappresentazione che offriamo con la mostra in Palazzo Medici Riccardi ne ricostruisce l’avventura: il percorso che lo fa essere presente lungo le strade e i percorsi della storia. L’allestimento che è stato curato per esporre ’Il Fiorentino’ punta a far dire qualcosa a questo testimone muto ma efficace da Lisbona a Firenze a Vienna. Dobbiamo gratitudine al maestro Paolo Penko per la ricostruzione di quel gioiello di raro splendore, sparito in circostanze misteriose, e che ora possiamo in qualche modo ammirare".
"Con questa piccola e preziosa esposizione sul ’Gran Diamante di Toscana’, ben incastonata nel percorso del museo, condividiamo con il pubblico un affascinante capitolo della storia medicea, che prende avvio dal ritratto del Granduca Cosimo II, appena restaurato, per presentare rilevanti documenti archivistici e testimonianze iconografiche fino alla replica contemporanea del gioiello, eccellenza dell’artigianato artistico. Una mostra davvero splendente", sottolinea Valentina Zucchi, responsabile scientifico del museo per MUS.E.
L’esposizione nasce in occasione del restauro che si è appena concluso di uno dei ritratti medicei conservato nelle sale del museo, di proprietà delle Gallerie degli Uffizi: si tratta del ritratto di Cosimo II Medici, dipinto da Domenico e Valore Casini a figura intera, in veste di damasco dorato e manto d’ermellino, scettro e corona granducale. Il restauro, compiuto da Rossella Lari, ha donato di nuovo alla tela le vivaci cromìe originarie e ha conferito all’opera la luminosità e il tono celebrativo che la caratterizzavano. La presentazione del dipinto restaurato trova il suo compimento nell’anniversario della morte del Granduca Cosimo II (1621-2021), che aveva omaggiato la sua consorte Maria Magdalena von Hasburg, più nota come Maria Maddalena d’Austria, proprio del Diamante fiorentino: il gioiello compare infatti come ornamento nell’acconciatura dell’Archiduchessa in alcuni suoi celebri ritratti, tra cui quello di Justus Sutstermans, ultimato nel 1623, e quello dipinto in ambito fiorentino qualche anno prima, probabilmente dagli stessi Domenico e Valore Casini, entrambi di proprietà delle Gallerie fiorentine. Quest’ultimo, riprodotto eccezionalmente in mostra, offre dunque l’opportunità di ammirare l’elegante ghirlanda posta sul capo di Maria Maddalena, ornata dal diamante nella sua altrettanto preziosa montatura, che negli inventari è descritta come “un sottile serpente tutto tempestato di piccoli diamanti, il quale colle sue branche sostiene per aria il detto Diamante”.
La mostra presenta anche altre testimonianze documentarie del gioiello, tra disegni, inventari medicei e vari documenti d’archivio , per ricostruire la storia e le vicende, ma anche l’aspetto e le caratteristiche di una delle pietre più celebri al mondo, di cui si sono perse le tracce all’inizio del Novecento. La mostra propone inoltre una riproduzione del gioiello mediceo, realizzata in zirconia cubica dalla bottega artigiana orafa di Paolo Penko. Grazie un’accurata ricerca iconografica e sulle tecniche antiche, Penko ha ricreato, per la prima volta al mondo, la preziosa montatura serpentinata con cui Maria Maddalena d’Austria era solita sfoggiare il diamante. Il serpente è stato realizzato con la tecnica della fusione in osso di seppia, perfettamente modellato per accogliere la riproduzione del Fiorentino in zirconia cubica. La montatura è stata impreziosita con lo stesso numero di diamanti dell’originale, ben 182 pietre taglio antico a rosetta, incastonati con piccoli frammenti di foglia argentata.
“Abbiamo ricostruito il diamante scomparso con un atteggiamento di archeologia sperimentale, servendoci delle fonti in nostro possesso, e lo abbiamo reinserito nel suo contesto storico originario, insieme ai documenti che lo menzionano e i protagonisti di questa storia, i Medici, in particolare Cosimo II, di cui nel 2021 si ricorda anche il centenario della morte”, ha spiegato Carlo Francini, curatore della mostra.
“Il Fiorentino”, diamante di dimensioni eccezionali e di color giallo citrino era, nel Seicento, la seconda gemma al mondo, dopo quella posseduta dall’imperatore Moghul. Acquistato nel 1601 da Ferdinando I de’ Medici, che lo comprò dal portoghese don Ludovico Castro, conte di Montesanto, fu affidato ancora grezzo al tagliatore Pompeo Studendoli, artigiano veneziano residente a Firenze, che lo lavorò fino al 1615. Ne risultò uno splendido gioiello a forma di mandorla, con taglio a doppia rosa di nove lati e 127 faccette, che venne poi inserito entro una montatura a pendente altrettanto sfarzosa. Un manufatto di lusso che rimase nelle mani dei Medici fino al passaggio della Toscana ai Lorena, quando venne portato a Vienna, dove risulta fino ai primi del Novecento. Nel 1918, con il crollo dell’impero asburgico, i gioielli della corona d’Austria presero la via dell’esilio, in Svizzera: con loro partì anche il “Fiorentino” e, da allora se ne sono perse le tracce.
I documenti presenti in mostra permettono di ripercorrere le vicende di questo gioiello, a partire dalle prime lettere in cui il diamante venne proposto al Granduca Francesco I nel giugno 1579. “La più bella cosa che venisse d’Asia giamai”, si legge, passando per l’inventario stilato nel 1621 alla morte di Cosimo II, acquirente della pietra e committente della sua lavorazione, fino all’Inventario delle Gioie dello Stato di Toscana che Anna Maria de’ Medici, Elettrice Palatina, fece compilare nel 1741, tutti custoditi all’Archivio di Stato di Firenze. A questi si affiancano opere grafiche che denotano l’interesse e la meraviglia suscitate dal “Gran Diamante di Toscana”: tra queste un’incisione del Seicento custodita presso la Biblioteca Marucelliana; il libro Le six voyages de Jean Baptiste Tavernier (1676), in cui l’esploratore francese pubblicò un resoconto dei sei lunghi viaggi esotici compiuti nel corso della sua vita e dove non mancò di ricordare e riprodurre i più grandi diamanti da lui visti in Europa e in Asia; la tavola a stampa presente nei Sunti del Tarpato (1740), opera di Andrea da Verrazzano e unica raffigurazione attualmente nota del diamante in forma sia grezza sia sfaccettata, quindi desunta da un disegno di inizio Seicento, prima che la pietra venisse montata, custodita presso l’Accademia di scienze e lettere la Colombaria. Come testimonianza più recente è infine esposta una copia de Il Marzocco del 26 agosto 1923, ovvero nel periodo in cui le trattative tra Austria e Italia erano in corso e l’attenzione sul diamante era decisamente alta, oggi custodita nel Gabinetto G.P. Viesseux di Firenze.
Per info: http://www.palazzomediciriccardi.it/
Orari: Tutti i giorni dalle 9 alle 19. Chiuso il mercoledì.
Biglietti: Intero 7 euro, ridotto 4 euro per ragazzi dai 18 ai 25 anni e studenti universitari. Gratuito da 0 a 17 anni.
Nell’immagine, la riproduzione del gioiello mediceo realizzata dalla bottega artigiana orafa di Paolo Penko.
Titolo mostra | Il Fiorentino. Il Gran Diamante di Toscana | Città | Firenze | Sede | Museo di Palazzo Medici Riccardi | Date | Dal 26/11/2021 al 26/01/2022 | Curatori | Valentina Zucchi, Carlo Francini | Temi | Firenze, Palazzo Medici Riccardi, Gioiello, Granduca di Toscana |
Firenze, Palazzo Medici Riccardi dedica una mostra al perduto Gran Diamante di Toscana |