Si è aperta il 15 dicembre 2023 a Palazzo d’Accursio a Bologna e resterà visitabile fino al 4 febbraio 2024 la mostra IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua, curata da Matteo Zauli ed Eva Degl’Innocenti, promossa da Comune di Bologna, Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica, Comune di Faenza, Settore Cultura, Turismo, Sport e Politiche Internazionali dell’Unione Romagna Faentina in collaborazione con Scuola Comunale di Musica “Giuseppe Sarti” di Faenza e Scuola di Disegno, Arti e Mestieri “Tommaso Minardi” di Faenza. Un’installazione che vuole essere un’istantanea oggettuale di un evento che, a oltre sei mesi di distanza, stenta a lasciarsi considerare memoria, condizionando ancora profondamente il presente di quel territorio. Nella notte del 16 maggio 2023, lo straripamento del fiume Lamone ha travolto e coperto di fango buona parte della città di Faenza, travolgendo l’esistenza di luoghi, cose e persone. Molte istituzioni culturali ne sono state gravemente toccate, tra le quali la Biblioteca Comunale Manfrediana, musei privati, le scuole comunali di musica e di disegno. E il Comune di Bologna ha voluto dare un’attenzione particolare al tema dell’alluvione. “Abbiamo voluto comporre, anche all’interno del palinsesto di iniziative culturali di fine anno, un gesto di responsabilità di come, anche attraverso la cultura, si possa fare sia memoria sia condivisione e comunità”, hanno dichiarato il sindaco di Bologna Matteo Lepore e la delegata alla Cultura Elena Di Gioia. “Alla perdita insostituibile e dolorosa di persone con le loro vite e affetti, l’alluvione ha travolto anche luoghi privati, pubblici, di vita, lavoro e anche cultura. Ecco che l’invito che abbiamo rivolto alla città di Faenza, attraverso i suoi importanti musei e luoghi culturali, compone un tragitto di opere ferite che contengono la traccia istantanea di ciò che è successo e contemporaneamente contengono una spinta alla rinascita”.
Un pianoforte, una cassa per il trasporto di opere d’arte, due sculture in ceramica, sei fotografie, dodici vasi in terracotta e alcune decine di cataloghi d’arte sono le presenze fortemente evocative collocate nella Sala Urbana delle Collezioni Comunali d’Arte. Gli oggetti esposti testimoniano la creazione e la rinascita dopo l’alluvione: dalla distruzione alla rinascita, attraverso la forza della cultura, dell’arte e della creatività. Una memoria che non è testimonianza soltanto di una calamità, di un evento drammatico, ma anche di una straordinaria energia positiva, quella della solidarietà che da allora ha invaso beneficamente i territori colpiti, e che delinea un segno di speranza e di rinascita sull’orizzonte futuro. “L’emergenza alluvionale”, ha commentato il sindaco di Faenza, Massimo Isola, “se da un lato ha segnato profondamente i nostri territori, allo stesso tempo ha aperto per Faenza tanti ponti e collaborazioni con molti soggetti pubblici e privati del terzo settore. Ciascun soggetto ha trovato in Faenza alcuni elementi distintivi originali ma anche di comunanza rispetto alla propria identità. Con Bologna abbiamo aperto un confronto e in brevissimo tempo ci si è resi conto che sul tema della città d’arte poteva esserci uno spazio di collaborazione importante. Faenza e Bologna hanno entrambe una vivacissima rete museale, un numero importantissimo di artisti e designer. In questa direzione abbiamo pensato di proporre questo progetto che valorizza le nostre reciproche identità che leggono l’evento alluvionale da un’altra prospettiva, con uno sguardo artistico e creativo. La mostra deve essere vista non come un evento conclusivo di un percorso ma come l’inizio di un confronto e di apertura di una fase nella quale due città sulla via Emilia, con diverse dimensioni ma con una profonda comune matrice creativa, possano collaborare. Siamo molto grati e onorati di aver potuto collaborare con il Comune di Bologna alla sua realizzazione”.
Il pianoforte
Donato alcuni anni fa alla Scuola di Musica “Giuseppe Sarti” di Faenza, questo pianoforte di marca Heitzmann & Sohn prodotto alla fine dell’Ottocento, apparteneva a Don Vincenzo Cimatti, missionario salesiano in Giappone e musicista autore di 950 composizioni musicali, nato a Faenza nel 1879 e morto a Tokyo nel 1965. Nel secondo dopoguerra lo strumento venne acquistato da Muky, artista, poetessa protagonista della vita culturale della città romagnola che poi lo donò al Comune di Faenza, in dotazione alla Scuola Comunale di Musica Sarti.
Dopo l’alluvione del maggio 2023, lo strumento è musicalmente inservibile, ma resta una testimonianza unica del disastro e ha ripreso vita nella sua trasformazione in installazione di questa esposizione.
Vasi in terracotta
Questi sedici vasi, riemersi dal fango e rinvenuti nei corridoi comuni alle scuole comunali faentine di Musica “Giuseppe Sarti” e di Disegno, Arti e Mestieri “Tommaso Minardi” costituiscono una vera e propria memoria storica della scuola di disegno, opera del grande Torniante faentino Gino Geminiani, storico docente della scuola fondata nel 1796 su intuizione ed impulso di Felice Giani.
Carlo Zauli / Zolla
All’interno del percorso espositivo del Museo Carlo Zauli, nella storica cantina delle argille trovava spazio questa scultura appartenente alla tipologia delle Zolle, un grande esempio delle sculture che l’artista faentino Carlo Zauli (1926-2002) realizzò tra la metà degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta con un grès nero tedesco, simbolicamente dedicato al campo arato, perfetta sintesi di armonia tra uomo e natura.
L’opera era stata esposta nel 2015 al Museo Civico Medievale di Bologna nella mostra Le Zolle, dedicata a Zauli nell’ambito di ART CITY Bologna e in occasione di Arte Fiera. Nel progetto espositivo le collezioni del Museo Civico Medievale, capolavori archetipici della nostra tradizione artistica e culturale, erano entrate in dialogo con un nucleo rappresentativo di una delle tematiche fondanti della ricerca artistica dello scultore romagnolo: la Terra. Zauli ha indagato, attraverso un linguaggio espressivo e una cifra stilistica a lui propria, il rapporto tra l’individuo e la Terra, nella sua forma più naturale: l’elemento primigenio e costituente della “zolla d’argilla”. La Zolla torna a dialogare con i Musei Civici di Bologna: in origine forma geometrica primigenia, monolitica, di colore nero, si presenta oggi ai nostri occhi divisa un due parti, di colore rosso. Ha mutato forma e colore.
L’opera, travolta dal fango e dagli oggetti che esso ha portato con sé, è caduta spaccandosi e ricoprendosi di quella fanghiglia rossastra dovuta alla fuoriuscita dai sacchi di tonnellate di ossido di ferro conservato in quel luogo diventando così un simbolo fortemente carico di significati e memoria. Duramente colpita dall’alluvione del maggio 2023, tuttavia non distrutta, ma trasformata.
Wei Bao / Trail of flow
Dopo aver vinto il primo premio under 35 al sessantaduesimo Premio Faenza ed essere stato invitato in residenza per due mesi, Wei Bao, giovane talento ceramico attivo a Jingdezhen, in Cina, si è trovato a confrontarsi non soltanto con gli usi e le tradizioni ceramiche del luogo ma anche con la drammatica situazione della città sconvolta dall’alluvione del maggio scorso.
Ne sono nati lavori nei quali l’artista applica alla propria tipica estetica dominata dalla circolarità - simbolo dell’ancestrale lavoro ceramico legato al tornire vasi, ma anche del concetto di tempo della cultura cinese, scandito da eventi che si susseguono ciclicamente - elementi testimoni della catastrofe, in particolare ossidi e argille create nelle cantine del museo Zauli, nel quale gli storici grès usati si sono mescolati a ossidi e al fango dell’alluvione.
Inoltre, il concetto di circolarità della tradizione culturale cinese diventa un messaggio di speranza e rinascita che vede nel ripetersi degli eventi in continuo cambiamento la capacità di mantenere l’armonia nella società. Il fango della distruzione ha dato vita, con le sue argille alluvionali, alla creazione di una nuova opera: Trail of Flow.
Cassa di legno
Una piccola cassa di legno quasi totalmente ricoperta di fango è testimone non soltanto dell’alluvione ma anche del passaggio di un artista in residenza al Museo Carlo Zauli. Si tratta di David Casini, artista toscano invitato nel 2005 e fermatosi poi a Faenza per tre anni. Un artista che oggi vive e lavora a Bologna. La tipica scritta “Fragile” ancora leggibile pare alludere non soltanto alla natura dell’opera che in passato trovò sede nella piccola cassa ma alla condizione degli oggetti di fronte all’imprevedibile scatenarsi degli eventi naturali.
Libri di archivio del Museo Carlo Zauli
Tra le più importanti perdite culturali dovute all’alluvione ci sono certamente i libri. Dalle biblioteche pubbliche a quelle private, dai musei ai negozi essi rappresentano la perdita di memoria e di patrimonio culturale forse più profonda. In questo caso questi libri, irrecuperabili, erano parte dell’archivio storico del Museo Carlo Zauli, ad oggi quasi totalmente sprovvisto di alcuni titoli fondamentali, legati ad episodi fondamentali della vicenda artistica dell’artista romagnolo o dei primi vent’anni di attività museale.
Fotografie di Cristina Bagnara
Subito dopo l’alluvione, il Museo Carlo Zauli si è trasformato in un vero e proprio cantiere, nel quale l’intero staff, gli amici e moltissimi volontari si sono alternati in un duro lavoro di salvataggio e conservazione di elementi di archivio. Stampi in gesso, modelli, opere incompiute, arredi sono stati estratti dal fango, lavati, a volte restaurati. In quelle prime settimane Cristina Bagnara, fotografa cervese che già in passato aveva realizzato un prezioso reportage sul museo, ha documentato lo stato di fatto e le prime attività di recupero dalle quali traspare la vivacità e lo slancio che ha caratterizzato quelle giornate.
IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua è la prima espressione progettuale di una convenzione sottoscritta tra Settore Musei Civici Bologna e Museo Carlo Zauli per la realizzazione di attività di ricerca, artistiche, culturali, didattiche, divulgative, partecipative che possano contribuire alla ricerca, valorizzazione, divulgazione e innovazione della cultura della ceramica e delle arti.
Orari: martedì e giovedì dalle 14 alle 19; mercoledì e venerdì dalle 10 alle 19; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18.30.
Nel periodo di apertura della mostra sono previste quattro visite guidate condotte da Matteo Zauli:
domenica 17 dicembre e sabato 30 dicembre 2023 alle ore 17; domenica 14 gennaio e domenica 28 gennaio 2024 alle ore 11. Per la partecipazione non è richiesta la prenotazione, ingresso con biglietto museo.
Foto di Giorgio Bianchi - Comune di Bologna.
Titolo mostra | IMMANENTE. L'arte di Faenza riplasmata dall'acqua | Città | Bologna | Sede | Palazzo d'Accursio | Date | Dal 15/12/2023 al 04/02/2024 | Curatori | Matteo Zauli, Eva Degl'Innocenti | Temi | Emilia Romagna |
La creazione e la rinascita dopo l'alluvione. A Palazzo d'Accursio l'arte di Faenza riplasmata dall'acqua |