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Redazione
, scritto il 13/10/2018
Categorie: Mostre / Argomenti: Ottocento
Al Palazzo delle Paure di Lecco è in programma dal 20 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019 la mostra ’L’Ottocento lombardo’ con dipinti di Hayez, Segantini, Previati e altri.
L’Ottocento lombardo è protagonista di una mostra, intitolata appunto L’Ottocento lombardo, in programma al Palazzo delle Paure di Lecco dal 20 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019: si tratta di un viaggio nella cultura della Lombardia del XIX secolo con oltre cinquanta opere di alcuni dei più grandi artisti del tempo, come Francesco Hayez, Giovanni Segantini, Medardo Rosso, Tranquillo Cremona, Domenico Induno, Giovanni Carnovali detto il Riccio, Federico Faruffini e molti altri.
Curata da Simona Bartolena la mostra, cominciando dalla stagione romantica e passando attraverso le esperienze risorgimentali e le ribellioni scapigliate, approda all’impegno sociale delle generazioni di fine secolo e alla ricerca divisionista. Obiettivo della rassegna è quello di portare all’attenzione di un pubblico vasto la scena artistica della Lombardia del XIX secolo che, a eccezione di alcuni grandi nomi, continua a essere poco nota. Il percorso espositivo è organizzato per aree tematiche e analizza sia i movimenti sia le tendenze iconografiche, oltre alla biografia e alla personalità dei singoli artisti, seguendo un filo narrativo che si propone di far luce su un tema non sempre così noto. La mostra offre l’opportunità di scoprire un universo dinamico e sorprendente, artisticamente e intellettualmente molto raffinato e sperimentale, e di indagare la società italiana del tempo. La mostra, pur riferendosi soprattutto alla scena cardine di Milano (e in particolare a quella dell’Accademia di Brera), indaga anche la situazione delle altre provincie lombarde e le aree più periferiche e provinciali.
L’inizio approfondisce la stagione del romanticismo, in cui primeggia la figura di Francesco Hayez, maestro e modello di intere generazioni di pittori. La sua lunga presenza nel ruolo di professore a Brera ha lasciato un segno profondo sull’indirizzo culturale milanese: insieme ad Hayez saranno esposte le opere di alcuni pittori che da lui presero insegnamento per il proprio percorso e quelle di maestri a lui contemporanei, come Massimo d’Azeglio e Giuseppe Molteni. Una sezione a se stante sarà dedicata ai vedutisti e ai “prospettici” della prima metà del secolo (da Migliara a Canella a Bisi), con i loro scorci cittadini che raccontano la Milano del tempo, in scenette di vita quotidiana che offrono uno sguardo prezioso anche sull’urbanistica e sulla società di allora. Il percorso passa poi al periodo delle guerre d’indipendenza, con opere dedicate alle tematiche risorgimentali, intese sia come celebrazione dei protagonisti, che come racconto intimo e quotidiano. Particolare attenzione verrà data alla ricerca di Gerolamo e Domenico Induno, grandi interpreti del tema risorgimentale ma noti anche per le loro scene di genere, che narrano la vita delle classi meno abbienti, interpretando magistralmente un modello pittorico che ebbe poi ampia fortuna.
La personalità, visionaria e unica, di Giovanni Carnovali detto il Piccio e quella di un artista a lui molto vicino, Giacomo Trecourt, professore all’Accademia di Pavia, introducono al sensibile cambio di rotta della seconda metà del secolo. Artista fuori dal proprio tempo, straordinario anticipatore di soluzione linguistiche illuminanti per le generazioni successive, il Piccio è un artista fondamentale per la nascita delle ricerche di artisti come Federico Faruffini e, soprattutto, Tranquillo Cremona. Il primo, uomo tormentato, aprirà le porte a moderne interpretazioni della pittura storica e letteraria. Il secondo, con Daniele Ranzoni e Giuseppe Grandi, fonderà la Scapigliatura, movimento che si espresse tanto in letteratura quanto nelle arti visive. La loro generazione, delusa dagli esiti dell’Unità d’Italia, cercherà risposte ai propri dubbi esistenziali e alla propria vocazione ribelle in atteggiamenti ostentatamente bohémien e in un linguaggio artistico sperimentale e moderno, sul quale affonderà le radici molta della pittura dei decenni successivi.
Con la Scapigliatura ci si muove nella seconda metà del secolo, periodo nel quale in Lombardia raccoglie grande fortuna anche il genere del paesaggio. Gli ultimi decenni dell’Ottocento vedono la nascita di molte tele che raccontano le campagne brianzole, le vette alpine e le suggestive acque dei laghi. Un’intera sala sarà riservata all’evoluzione di questa tematica, dal paesaggio di matrice romantica alle versioni più vicine al vero, che rivelano a tratti atmosfere impressioniste, degli artisti di fine secolo. Nell’ambito del naturalismo di fine secolo non mancano opere di artisti come Filippo Carcano, Emilio Gola, Mosé Bianchi, Pompeo Mariani, Cesare Tallone e diversi altri. L’ultimo quarto di secolo vede anche sorgere un nuovo interesse per il sociale, indagato non più come scena di genere ma con volontà di denuncia, come manifesto di una nuova mentalità. Nasce la pittura del verismo sociale, che in Lombardia conosce una stagione importante e consistente. E nasce il divisionismo, tecnica pittorica innovativa capace di esprimersi con grande versatilità su diversi temi, incluso quello sociale. La mostra si ferma alle soglie della grande stagione divisionista, con una selezione di opere di quelli che saranno negli anni successivi i grandi esponenti del movimento: da Giovanni Segantini a Gaetano Previati fino a Emilio Longoni.
Per tutta la durata della rassegna, è in programma una serie di attività didattiche, incontri e visite guidate gratuite per bambini e adulti. L’Ottocento lombardo vuole inoltre essere una mostra “family friendly”, con un angolo per l’allattamento per le mamme, una sala didattica con accesso libero per le famiglie, un percorso creato ad hoc per i bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente creato per la visita dei più piccoli. Inoltre, all’interno di Palazzo delle Paure, un’opera ad “altezza bambino” attenderà i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro dedicata.
La mostra apre tutti i giorni, tranne il lunedì (giorno di chiusura): dal martedì al venerdì dalle 9:30 alle 18, il sabato, la domenica e i festivi dalle 10 alle 18. La biglietteria chiude un’ora prima. Biglietti: intero 10 euro, ridotto 8 euro (ragazzi dai 6 anni ai 18 anni, over 65, studenti universitari muniti di tessera, gruppi precostituiti di adulti oltre le 15 persone, soci FAI e Touring Club Italiano muniti di tessera in corso di validità, possessori tessera Libraccio, possessori tessera Bennet, associati FiaF), ridotto speciale 7 euro (studenti universitari delle Università di Lecco e Bergamo muniti di tesserino valido, ICOM muniti di tessera in corso di validità), gratis per (visitatori disabili, un accompagnatore visitatore disabile, giornalisti con tessera in corso di validità, bambini sotto i 6 anni, accompagnatore scolaresche, accompagnatore gruppi adulti, possessori abbonamenti Musei Lombardia e Piemonte). Di seguito alcune delle opere in mostra.
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Francesco Hayez, Lo zio di Caterina Cornaro, inviato dalla Repubblica veneta, le mostra la bandiera di San Marco, già signore del Regno di Cipro (1857 circa; olio su tela, 65 x 80 cm; Collezione privata) |
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Luigi Bisi, Il tornacoro del Duomo di Milano (1860; olio su tela, 90 x 150 cm; Collezione privata, courtesy Quadreria dell’800, Milano) |
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Cesare Tallone, Strada illuminata (olio su tavola, 25 x 35 cm; Collezione privata, courtesy Quadreria dell’800, Milano) |
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Domenico Induno, La bella pensosa (1870; olio su tela, 85 x 64 cm; Collezione privata) |
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Federico Faruffini, La toeletta del mattino (1865; olio su tela, 40 x 49,5 cm; Collezione privata) |
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Gaetano Previati, Il bacio (Tempera su cartone, 63,5 x 43 cm; Collezione privata, courtesy Quadreria dell’800, Milano) |
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Giovanni Carnovali detto il Piccio, Flora (1871; olio su tela, 54 x 44 cm; Collezione privata) |
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Angelo Morbelli, Colline del Monferrato (olio su tela, 23 x 37 cm; Collezione privata, courtesy Quadreria dell’800, Milano) |
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Dal romanticismo di Hayez al divisionismo di Segantini e Previati, a Lecco è in mostra il grande Ottocento lombardo |
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