Dal 29 aprile al 22 settembre 2022 OGR Torino in collaborazione con il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta la mostra Naturecultures. Arte e Natura dall’Arte povera a oggi. Dalle Collezioni della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT al Castello di Rivoli, curata da Carolyn Christov-Bakargiev, Marcella Beccaria e Samuele Piazza, allestita al Binario 1 e 2 di OGR Torino, organizzata da OGR Torino e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea con il contributo straordinario della Fondazione CRT e il supporto della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.
La mostra espone opere per la maggior parte della collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, acquisite tra il 2000 e il 2021 grazie alla Fondazione CRT. Opere realizzate da Mario Merz, Marisa Merz, Michelangelo Pistoletto, Giovanni Anselmo , Jannis Kounellis, Piero Gilardi, Pier Paolo Calzolari, Gilberto Zorio, Richard Long, Giuseppe Penone, Amar Kanwar, Agnieszka Kurant.
"Con Naturecultures, OGR Torino e Fondazione CRT consolidano il proprio impegno nello sviluppo di progettualità inedite, capaci di rafforzare il legame con istituzioni d’eccellenza del territorio e di contribuire alla creazione di valore sociale“, dichiara Massimo Lapucci, CEO di OGR Torino e Segretario Generale di Fondazione CRT. ”A partire dall’esposizione di una selezione di opere realizzate dagli anni Sessanta a oggi, e acquisite negli ultimi vent’anni grazie alla Fondazione CRT, la mostra sottolinea la particolare attenzione a temi cardine della contemporaneità, in linea con i punti dell’Agenda 2030. Dal cambiamento climatico allo sviluppo sostenibile, al più ampio discorso sull’ecologia, attraverso la ricerca artistica creiamo opportunità di incontro e apriamo spazi di dialogo, con l’obiettivo di coinvolgere un pubblico sempre più ampio e favorire consapevolezza e riflessione collettiva sulle sfide del presente".
“Dai nodi del legno si vede da che parte l’albero svettava nel cielo, da che parte assorbiva la luce del sud, se nato in un bosco affollato, in un prato o ai bordi del bosco”, scriveva Giuseppe Penone nel 1970, poco dopo avere iniziato nel 1969 a realizzare le sue opere più iconiche intagliando e scavando attorno ai nodi visibili nel legno di travi industriali per fare emergere il tronco e i rami dell’albero a una età più giovane. Con i suoi gesti, l’artista invertiva il processo di industrializzazione dei materiali, ritrovando forme ’naturali’ (l’albero) al cuore di forme standardizzate (le travi). Gli artisti dell’Arte povera indagavano la realtà dell’esperienza fisica; usavano tecniche elementari e materiali comuni per superare la separazione tra natura e artificio e per rendere percepibile una consapevolezza corporea del mondo sensibile.
Trent’anni più tardi, dalla fine degli anni novanta, il cambiamento climatico causato dallo sfruttamento delle risorse energetiche e il conseguente surriscaldamento del pianeta hanno cambiato il mondo. Gli artisti a livello globale sono diventati negli anni Duemila documentaristi e attivisti, denunciando crimini sociali e ambientali.
Tra i capolavori in mostra, la Venere degli stracci (1967) di Michelangelo Pistoletto, opera cult della counterculture negli anni Sessanta che ha anticipato le tematiche del riciclo dei materiali, e l’Albero di 11 metri (1969–89) di Giuseppe Penone, che rivela la forma dell’albero da una trave industriale scolpendo attorno ai nodi, fino a The Sovereign Forest (2012) di Amar Kanwar, che denuncia forme di ingiustizia climatica e sociale, e a un nuovo alfabeto generato da un algoritmo in Adjacent Possible (2021) di Agnieszka Kurant, creato con pigmenti batterici.
“In tempi ancora più recenti, nella seconda decade del nuovo secolo”, ha affermato Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, "la vita quotidiana digitale ci ha allontanati dall’esperienza della continuità tra natura e cultura, portandoci verso un’esperienza in cui, forse per la prima volta dall’Illuminismo, il corpo (la natura) e la mente (l’algoritmo, il digitale) sono erroneamente percepiti come separati. In questa prospettiva, la natura diventa tematizzata dai giovani nativi digitali. Ma la malinconia rispetto alla catastrofe ecologica viene contemporaneamente trasformata dagli artisti dei nostri giorni in una nuova alleanza naturecultures, termine coniato dalla studiosa Donna Haraway, in cui l’algoritmo potrebbe essere utilizzato non solo dalla statistica predittiva del consumismo contemporaneo, ma anche per trovare nuovi mondi e sinergie possibili che uniscano biologico e numerico, come nelle opere Adjacent Possible di Agnieszka Kurant, esposte per la prima volta al Castello di Rivoli nel 2021".
Da maggio a settembre un ricco programma di eventi collaterali curati dal Castello di Rivoli, in collaborazione con la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, permetterà al pubblico di approfondire le tematiche della mostra, quali il rapporto arte/ecologia, la biodiversità, la nascita dell’Arte Povera, le nuove frontiere del collezionismo. Previste visite guidate con i curatori della rassegna, talk, escursioni, e il convegno internazionale Climate PTSD a cui parteciperanno esperti da tutto il mondo che si confronteranno sugli effetti post traumatici dei cambiamenti climatici.
Per maggiori info: www.ogrtorino.it
Foto di Andrea Rossetti
Titolo mostra | Naturecultures. Arte e Natura dall'Arte povera a oggi. Dalle Collezioni della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT al Castello di Rivoli | Città | Torino | Sede | OGR | Date | Dal 29/04/2022 al 22/09/2022 | Artisti | Pier Paolo Calzolari, Giuseppe Penone, Marisa Merz, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Marisa e Mario Merz, Gilberto Zorio, Piero Gilardi, Giovanni Anselmo, Richard Long, Agnieszka Kurant, Amar Kanwar | Curatori | Samuele Piazza, Carolyn Christov-Bakargiev, Marcella Beccaria | Temi | Arte contemporanea, Torino, Arte Povera |
OGR Torino, una mostra ripercorre il tema arte e natura dall'Arte povera a oggi |