Alla Fondazione Banco di Napoli, dal 2 marzo al 16 giugno 2024, l’esposizione del dipinto La presa di Cristo, importante versione di una nota opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio, a cura di Francesco Petrucci e don Gianni Citro. L’opera, prima di arrivare negli spazi di Palazzo Chigi ad Ariccia (Roma) lo scorso anno e ora a Palazzo Ricca, era stata esposta soltanto nel 1951 alla storica Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi, a cura di Roberto Longhi (che l’aveva ritrovata nel 1943), quando si presentava sporca e con varie ridipinture, rimosse dopo il recente restauro. Si tratta di una delle composizioni più intense e ricche di pathos dell’attività romana di Caravaggio di cui si rintracciano due versioni autografe: quella ora esposta presso la Fondazione Banco di Napoli e quella della Compagnia dei Gesuiti di Dublino, in deposito presso la National Gallery of Ireland dal 1993.
Le due versioni sono dotate di autonomia formale ed espressiva, con una precedenza, secondo i curatori della mostra, della versione Ruffo, di cui quella irlandese sarebbe dunque una replica con varianti rivisitata nelle caratteristiche pittoriche e d’impianto. La mostra sarà corredata da pannelli didattici che danno conto della storia della composizione, attraverso la ricerca delle numerose copie e varianti e una accurata documentazione di tutti i risultati diagnostici realizzati nell’ultimo ventennio. L’esposizione si completa con l’approfondimento documentario e multimediale negli spazi del museo ilCartastorie. Dalla documentazione archivistica si passa alle narrazioni multimediali del museo, prima fra cui quella dedicata al Caravaggio, per poi proseguire a scoprire la ricchezza delle storie contenute nelle scritture dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, recentemente entrato a far parte del patrimonio UNESCO.
La mostra è allestita nel piano nobile di Palazzo Ricca, nelle sale barocche adornate da volte affrescate da Giacinto Diana. L’allestimento coinvolge cinque delle sale dell’appartamento nobile di Palazzo Ricca e comprende anche la possibilità di visitare il Museo del Cartastorie e le relative installazioni narrative. I visitatori avranno l’opportunità di immergersi anche nella storia del primo soggiorno napoletano del pittore lombardo, come documentato dagli antichi registri dei banchi pubblici napoletani. Questa esperienza sarà resa possibile grazie a uno spazio dedicato nel museo, dove sono conservati tre importanti documenti: la commissione del mercante Nicolò Radolovich al maestro per una pala d’altare, datata 6 ottobre 1606, che rappresenta la prima testimonianza certa della presenza di Caravaggio a Napoli in fuga da Roma; il pagamento per la realizzazione dell’opera più rappresentativa di questo soggiorno, le Sette opere di Misericordia, datato 9 gennaio 1607; un documento dell’11 maggio 1607 relativo alla Flagellazione, un tempo situata nella chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, attualmente esposta in mostra al Museo Diocesano - Complesso Monumentale Donnaregina.
Gli appassionati di Michelangelo Merisi avranno l’opportunità di ammirare un’opera che, dopo essere stata esposta solo nel 1951 alla storica Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi, curata da Roberto Longhi presso Palazzo Reale di Milano, è stata recentemente restaurata ed esposta negli di Palazzo Chigi ad Ariccia (Roma), prima di arrivare a Palazzo Ricca. Le indagini hanno rivelato significativi cambiamenti e pentimenti, che secondo lo studioso Francesco Petrucci confermerebbero l’autografia riconosciuta anche da altri studiosi sin dalla riemersione del dipinto nel 2003. A causa della sua importanza, il quadro è stato dichiarato opera di particolare interesse per la Nazione con Decreto del 2 dicembre 2004 del Ministro dei Beni Culturali.
In questa mostra verranno documentate anche le provenienze dell’opera, tra cui la collezione Mattei, la collezione Colonna di Stigliano e la collezione Ruffo di Calabria, attraverso cui è giunta all’attuale proprietario. L’esposizione è corredata da pannelli didattici che illustreranno la storia della composizione, includendo una ricerca sulle varie copie e una documentazione dettagliata di tutti i risultati diagnostici ottenuti negli ultimi vent’anni.
La Presa di Cristo, appartenente alla collezione Mattei, costituisce un equivalente a destinazione privata delle tele presenti nella cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (1599-1600) e nella cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo (1600), le quali segnano una radicale svolta espressiva nella produzione dell’artista lombardo, dopo un periodo in cui prevalevano soggetti di genere e temi mitologici. La mostra indagherà anche la controversa storia dell’innovativa creazione caravaggesca e delle sue testimonianze pittoriche, con particolare enfasi sulle due versioni della raccolta Ruffo di Calabria, riscoperte da Roberto Longhi nel 1943, e della Compagnia dei Gesuiti di Dublino, conservate presso la National Gallery of Ireland dal 1993. Le due versioni presentano una notevole autonomia formale ed espressiva. La versione Ruffo, cioè quella esposta a Napoli, viene considerata in questa sede precedente a quella irlandese, che presenterebbe varianti che ne modificano le caratteristiche pittoriche e compositive, avvicinandosi maggiormente a un decoro classico dal punto di vista iconografico ed estetico, rispetto alla forte carica “espressionista” e drammatica del prototipo.
Nessun’altra opera di Caravaggio ha conosciuto una storia collezionistica così travagliata nelle sue versioni principali, con episodi che sembrano usciti da un romanzo thriller: un furto rocambolesco, una complicata vicenda giudiziaria e persino la pubblicazione di un libro sulle sue avventure. Questi eventi da soli meriterebbero un’analisi approfondita. La complessità della struttura e dei contenuti iconografici, iconologici e concettuali della Presa di Cristo, che non ha equivalenti nelle opere di Caravaggio a destinazione privata, la rendono degna di uno studio monografico, al centro di questo evento espositivo.
L’evento è realizzato in stretta collaborazione dalla Fondazione Meeting del Mare C.R.E.A. (Cultura, religioni e arte) e dalla Fondazione Banco di Napoli. Per tutte le informazioni, potete visitare il sito ufficiale de ilCartastorie.
“La presa di Cristo esposta nelle sale di Palazzo Ricca è il più importante ritrovamento dell’opera di Caravaggio degli ultimi decenni per la complessità della composizione e per i contenuti spirituali che esprime”, spiega Francesco Petrucci. “Caravaggio è un pittore concettuale e quello che gli interessa sono soprattutto i contenuti espressivi. Il quadro, che ritorna a Napoli, dove, nella collezione Colonna di Stigliano, era presumibilmente rimasto fino al 1830 circa, è la prima versione della Presa di Cristo, seguita, poi, dalla replica di Dublino, che non ha la stessa potenza espressiva, è molto più piccola e non ha la cornice nera rabescata d’oro, che aveva il prototipo. Cornice, peraltro, comune ad altre opere romane del Merisi. L’opera esposta a Napoli compare nei corposi inventari Mattei con tale cornice, presenta inoltre numerosi pentimenti tipici di una prima versione, assenti nella replica irlandese”.
“Restituire al mondo dell’Arte e alla Civiltà questo capolavoro di Caravaggio è diventata una specie di missione umanitaria, oltre che culturale, alla quale ho preso parte con grande entusiasmo, dando luogo a una efficace collaborazione tra la Fondazione Meeting del Mare C. R. E. A. e la Fondazione Banco di Napoli che ospita l’evento”, dichiara don Gianni Citro. “L’esposizione della Presa di Cristo nella città di Napoli che accolse Caravaggio fuggitivo e spaventato e che lo ha indotto alla ricerca della Misericordia e della Redenzione, è indizio di un tragitto culturale che si va caricando di provocazioni sempre nuove, a partire dalla affannosa corsa verso la libertà di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, fino alla ricerca silenziosa e ai traguardi invisibili di ogni quotidiano fruitore di questo evento, racchiuso in un segmento d’arte e di spirito”.
“Con la Mostra che si inaugura, la Fondazione Banco di Napoli ha inteso rafforzare la propria presenza nel mondo dell’arte, dove è in vario modo attiva, conformemente ai propri compiti di sostegno di questa alta forma della creatività umana”, dichiara Orazio Abbamonte, presidente della Fondazione. “Con la presenza a Palazzo Ricca del dipinto attribuito al grande pittore lombardo, esposto al pubblico negli ultimi settanta anni una sola altra volta, la Fondazione ha inteso non solo tributare ulteriore riconoscimento a un autore che in Città ha lavorato e vissuto lasciando a testimonianza importantissime tele, ma ha anche voluto porre a disposizione dei napoletani e di quanti desiderano osservare la tela, un’opera di finissima fattura, capace di suscitare sensazioni intensissime e pensieri sulla natura umana al cospetto di quella divina che poche altre pagine artistiche sono riuscite a descrivere”.
“L’esposizione del capolavoro di Caravaggio rappresenta una formidabile occasione di apertura della Fondazione Banco di Napoli e del Museo dell’Archivio Storico alla città, e a un pubblico sempre più vasto, che ne testimoniano ancora una volta la straordinaria funzione di nuovo centro propulsore e luogo di riferimento della storia della cultura napoletana”, sottolinea Marcello D’Aponte, presidente del Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli. “L’iniziativa si inserisce perfettamente nel solco di una serie di attività crescenti e sempre più significative, che hanno l’obiettivo di combattere il degrado e favorire l’integrazione sociale, rispettando e valorizzando ulteriormente e anche in tal modo, la mission della Fondazione Banco di Napoli”.
Città | Napoli | Sede | Palazzo Ricca | Date | Dal 02/03/2024 al 16/06/2024 | Artisti | Caravaggio | Curatori | Francesco Petrucci, Don Gianni Citro | Temi | Cinquecento |