La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lugano inaugura la stagione autunnale 2024 con la mostra visitabile dal 22 settembre 2024 al 12 gennaio 2025 dal titolo Yves Klein e Arman. Le Vide et Le Plein, a cura di Bruno Corà e realizzata in collaborazione con la Fondazione Yves Klein di Parigi, mentre il concetto dell’allestimento è firmato da Mario Botta. Il progetto espositivo intende mettere a confronto per la prima volta l’opera di Yves Klein (Nizza, 1928 - Parigi, 1962) e Arman (Nizza, 1928 - New York, 2005), i due artisti francesi esponenti di punta del celebre movimento del Nouveau Réalisme. Nativi entrambi di Nizza, Yves Klein e Arman sono stati i protagonisti di un’intensa stagione dell’arte europea e internazionale di grande innovazione. La mostra, tra sessanta lavori, vuole mettere in luce due aspetti antitetici e complementari della poetica dei due maestri, ovvero Le Vide et Le Plein, il Vuoto e il Pieno.
Per Klein le Vide, il Vuoto, in quanto qualità spaziale, si identifica anche con la dimensione poetica di “immaterialità” verso cui tende tutta la sua vicenda artistica, influenzata dalla filosofia Zen. Attraverso il concetto di Plein, il Pieno, Arman esalta, invece, l’oggetto frutto della produzione industriale. Nella mostra, le poetiche legate a Le Vide et Le Plein dialogano tra il linguaggio di Klein e Arman. L’allestimento mette a confronto le opere dei due artisti, presentate in due percorsi paralleli negli spazi poligonali, simili ad absidi, della Collezione Olgiati.
Il versante dedicato a Klein si apre con un ciclo di monocromi che coprono in maniera esemplare la fase “storica” dell’intensa stagione del monocromatismo. Oltre a dipinti legati al blu, come i due Monochromes bleu sans titre (IKB 38) e (IKB 246), in questo nucleo di lavori, realizzati tra il 1955 e il 1959, spiccano anche monocromi del giallo, del rosa e del bianco, fino a Monochrome or sans titre (M 59), realizzato in foglia d’oro su vetro. Forme, materiali e tecniche che caratterizzano la ricerca di Klein sono presenti, in mostra, con i gruppi di lavori, come le Antropometrie, impronte dei corpi di modelle cosparse di pigmento blu e resina sintetica su carta e su tela, su cui imprimono quella che l’artista definiva una “traccia di vita”. La mostra ne presenta cinque esempi (realizzati nel 1960), tra cui l’Anthropométrie sans titre (ANT 7) e Monique (ANT 59). Sono inoltre presenti anche le opere giovanili di Klein, come le Cosmogonie – in cui le differenti elaborazioni a base di pigmento puro blu e leganti consegnano allo sguardo impronte di fenomeni naturali. In mostra sono presentati cinque lavori dalla serie delle Peintures de Feu Couleur e Peinture de Feu sans titre (F 13) creati tra il 1961 e il 1962. Inoltre sono presenti tra le opere monocrome a base di spugne la Scultpure Éponge bleue sans titre (SE 263) e il Relief Éponge Fa (RE 31). Sapienza tecnica e aspirazione verso l’immateriale si fondono, infine, nella poetica Excavatrice de l’espace (S 19), realizzata da Klein insieme allo scultore Jean Tinguely.
Ai lavori di Klein rispondono, nel percorso espositivo, i cicli di opere che danno sostanza all’idea di pieno di Arman, idea che prende le mosse dall’interesse dell’artista verso gli oggetti. Oggetti di cui inizialmente l’artista raccoglie le impronte nei Cachet – lavori creati obliterando timbri inchiostrati su carta o pannello - e, in seguito, nelle Allures d’objets (1958) e nei Violini (1961). In seguito all’utilizzo di materiali come teche di plexiglass, Arman si considera l’interprete di un’epoca dominata dalla società dei consumi e che, come afferma l’artista, “in circa mezzo secolo ha prodotto più oggetti che nei cinquantamila anni precedenti”. Dai rasoi elettrici, alle lampadine di automobile (Fiat pas Lux II), dalle mani di bambole (Les mains) fino agli ingranaggi di orologi: gli oggetti si “accumulano” in contenitori di plexiglass e teche di legno in questa serie di opere. Nel percorso della mostra, alla Peinture de Feu di Klein corrisponde l’opera Senza titolo (1969), realizzata da Arman con un violino bruciato e conservato nella resina, in plexiglass. In mostra inoltre sono presenti sia il Cello, 1962, “coupée” di un violoncello sezionato su tavola, sia Antonio e Cleopatra, 1966, “colère” di due violoncelli fatti a pezzi e composti su tavola. In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue edito da Mousse Publishing, con un’introduzione di Giancarlo e Danna Olgiati, il saggio storico-critico-scientifico di Bruno Corà, il contributo del Direttore del MASI di Lugano Tobia Bezzola, un dialogo tra Bruno Corà e Mario Botta, infine gli apparati bio-bibliografici e le schede delle opere a cura di Aldo Iori.
"Se Klein con Le Vide opera un’innovativa contaminazione tra la cultura orientale e quella occidentale, aprendo un nuovo capitolo della sensibilità verso la realtà, Arman, con l’accumulazione di oggetti e rifiuti della realtà urbana sembra voler enfatizzare l’importanza dell’oggetto e il processo della quantificazione produttiva, portandolo alle estreme conseguenze della saturazione, quasi profetizzando le società consumistiche e del surplus dell’intero Occidente, e non solo" spiega il curatore Bruno Corà.
Titolo mostra | Yves Klein e Arman. Le Vide et Le Plein | Città | Lugano | Sede | Collezione Giancarlo e Danna Olgiati | Date | Dal 22/09/2024 al 12/01/2025 | Artisti | Yves Klein, Arman | Curatori | Bruno Corà | Temi | Arte contemporanea |