Dal 22 giugno al 9 gennaio 2022, la Reggia di Venaria Reale ospita la mostra Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea, interamente dedicata al tema della tutela della natura e della sostenibilità ambientale. Allestita negli spazi della Citroniera juvarriana, l’esposizione riunisce oltre duecento opere, in gran parte dipinti, ma anche sculture e installazioni, che documentano l’attenzione e l’amore che tanti artisti hanno avuto per l’ambiente naturale e specificatamente per il paesaggio in Italia, dal primo romanticismo fino all’arte contemporanea. La rassegna nasce grazie a un accordo tra il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e la Fondazione Torino Musei, in base al quale oltre 90 opere della GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino diventano il nucleo centrale di una rassegna che riunisce anche capolavori provenienti dai più importanti musei italiani e da prestigiose collezioni private, in un giro d’Italia di prestiti con quadri che arrivano da istituti come i Musei Reali e la Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, il Museo del Paesaggio di Verbania, la Galleria d’Arte Moderna di Milano, i Musei Civici di Brescia, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, il MART – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, la Fondazione Musei Civici di Venezia, la Collezione Intesa Sanpaolo, la Galleria d’Arte Moderna di Genova, le Gallerie degli Uffizi, la Fondazione Longhi di Firenze, la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, la GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Museo di Capodimonte di Napoli, la Galleria d’Arte Moderna di Palermo.
Il percorso segue un fil rouge cronologico-geografico che intreccia spazio e tempo, con particolare attenzione al contesto piemontese e in generale a tutto il Nord della nostra Penisola, senza trascurare le importanti scuole regionali del Centro e Sud Italia, dalla fine del Settecento ad oggi. Le dodici sezioni della mostra presentano così le diverse forme che la rappresentazione del Paesaggio in Italia ha assunto nell’arco di oltre due secoli di pittura.
Realizzata col sostegno della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, la mostra è curata da Guido Curto (Direttore della Reggia di Venaria e del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude), Riccardo Passoni (Direttore della GAM) e Virginia Bertone (Conservatore Capo della GAM), con la collaborazione di Alessandro Botta. I curatori sono affiancati da un comitato scientifico costituito dai professori Barbara Cinelli (Università Roma Tre), Piergiorgio Dragone (Università degli Studi di Torino), Flavio Fergonzi (Scuola Normale Superiore di Pisa) e Laura Iamurri (Università Roma Tre). In parallelo alla mostra, la GAM a partire dal 9 luglio allestisce, nello spazio Wunderkammer, Natura e verità. Il paesaggio come scelta 1864-1871 che, in stretto dialogo con il percorso proposto alla Venaria, pone l’accento sulle ricerche più audaci condotte sul fronte del paesaggio tra Piemonte e Liguria, la cosiddetta “Scuola dell’Avvenire” di cui Antonio Fontanesi è protagonista. Accanto a lui è il gruppo del cenacolo di Rivara: da Carlo Pittara a Federigo Pastoris, da Ernesto Bertea a Enesto Rayper, per concentrarsi infine su Alfredo De Andrade.
Jean-Baptiste Camille Corot, La cascata delle Marmore a Terni (1826–1828; olio su tela; Roma, Collezione BNL Gruppo BNP Paribas) |
Giuseppe Pietro Bagetti, Mare allo spuntare dell’aurora (1820-1830; tempera su carta applicata su cartoncino; Torino, Musei Reali - Palazzo Reale) |
Antonio Fontanesi, La quiete (1860; olio su tela; Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea) |
Sono dodici le sezioni di cui si compone la rassegna torinese. Si parte dal Settecento: considerato all’interno della formazione accademica con mera funzione gregaria nella gerarchia dei generi pittorici, il paesaggio assume a partire dalla fine del XVIII secolo lo status di soggetto autonomo. Un mutamento cui contribuiscono molti fattori, legati soprattutto agli stimoli che gli artisti traggono dalla riflessione estetica, filosofica e letteraria dell’incipiente Romanticismo: da queste sollecitazioni nasce il desiderio di esplorare soluzioni diverse da quelle dettate dai canoni dell’ordine e della grazia che regolavano il Bello ideale winckelmanniano. Ad avviare il percorso è il nucleo di tempere e acquerelli di Giuseppe Pietro Bagetti e di Giovanni Battista De Gubernatis, in cui la precoce attrazione per gli aspetti transitori e instabili della natura, che anticipa la sensibilità romantica, convive con vedute dalla precisione ottica, memori della tradizione topografica. Un aspetto che caratterizza i primi decenni dell’Ottocento è la necessità fortemente sentita dagli artisti del nord Europa di completare la propria formazione in Italia seguendo la tradizione del Grand Tour, al fine di perfezionare la pittura dal vero: esemplare in questo senso il dipinto di Jean-Baptiste Camille Corot con la Cascata delle Marmore, unica opera dell’artista francese presente in una collezione pubblica italiana. Si passa quindi agli spunti paesaggistici che Massimo D’Azeglio, Luigi Basiletti e gli artisti della Scuola di Posillipo, da Anton van Pitloo a Giacinto Gigante, traggono nelle campagne e sulle coste tra Roma a Napoli alla ricerca dell’abbagliante luce mediterranea.
Un capitolo è dedicato alle novità dei paesaggi “istoriati” con elementi ripresi da storia e letteratura, che trionfano nella Milano romantica di D’Azeglio e Giuseppe Bisi. Un’altra sezione considera i paesaggi di grande formato acquistati e donati per la collezione del neo istituito nel 1863 Museo Civico di Torino, in cui primeggiano le opere di Carlo Pittara, Giuseppe Camino, Corsi di Bosnasco e Achille Vertunni. I molti artisti e le scuole della seconda metà dell’Ottocento vengono letti anche attraverso il filtro degli esiti che si confrontano nelle grandi Esposizioni Nazionali, a partire dalla prima tenutasi a Firenze nel 1861: dalle visioni poetiche di Antonio Fontanesi a quelle di Nino Costa, dalla ricerca di verità presente nelle piccole tele dei Macchiaioli, in cui il paesaggio è reso con immediatezza verista attraverso la luce e le macchie di colore, alla Scuola di Rivara e alla Scuola Grigia di Rayper e d’Andrade. Così dalle esperienze che privilegiano la fedeltà alla natura si giunge alle nuove sensibilità divisioniste e simboliste tramite le opere di Angelo Morbelli e Pellizza da Volpedo per arrivare ai più celebri Gaetano Previati, Pietro Fragiacomo e Giovanni Segantini, in cui il paesaggio è interpretato con presupposti poetici e lirici dai forti contenuti allegorici ed evocativi.
Il Novecento si apre con una sezione che raduna opere di cultura secessionista, simbolista e post impressionista la Galleria Civica di Torino ha continuato, infatti, a collezionare opere eleganti e raffinate sul tema del paesaggio con artisti come Luigi Onetti, Giuseppe Bozzalla e Giovanni Depetris. Emerge, quindi, una linea, se non di continuità, di interesse ancora attuale per l’iconografia “paesaggio”, con qualche eccezione, per esempio in ambito futurista, considerando che questo movimento d’avanguardia si batteva “Contro il paesaggio e la vecchia estetica”. In mostra l’artista che emerge con maggiore evidenza sotto questo profilo è Giacomo Balla, con opere sia pre-futuriste, sia futuriste. Non si poteva eludere, infine, la presenza di Giorgio de Chirico con un capolavoro pre-concettuale, più ancora che metafisico, di quadro nel quadro. Molto ricca è la sezione della pittura tra le due guerre mondiali. Le presenze più forti sono quelle di Carlo Carrà (con la sua visione neo-antica, addirittura pre-rinascimentale, dopo le stagioni futurista e metafisica), Giorgio Morandi, con i suoi paesaggi decantati, e Filippo de Pisis, alfiere di una libertà di pittura senza condizionamenti.
Una qualche attenzione al paesaggio è presente anche nel grande pittore torinese Felice Casorati ed alla rappresentazione paesaggistica si dedicano, in molte opere di qualità, i Sei di Torino: da Gigi Chessa a Enrico Paulucci. Sul piano nazionale, accanto a Carrà, si muovevano sullo stesso solco Arturo Tosi e Pio Semeghini. Negli anni del dopoguerra italiano sorprende il verificare come il tema del paesaggio abbia coinvolto persino i maggiori artisti informali, con esiti intensi, fisici e perfino materici: da Renato Birolli, a Ennio Morlotti, Alfredo Chighine, sino a Luigi Spazzapan. Non mancano restituzioni iconografiche del tema anche nell’alveo della Pop Art italiana, pur votata a scrutare segni e simboli della vita moderna, tramite Mario Schifano e la natura artificiale di Piero Gilardi. Il percorso si conclude con l’arte contemporanea che dialoga con l’ambiente e il paesaggio, come accade in modo emblematico nei Giardini della Reggia con le Sculture Fluide di GiuseppePenone, l’installazione concettuale di Giovanni Anselmo e la scultura bronzea Gea di Luigi Stoisa. Mentre all’interno della Citroniera juvarriana il pubblico scoprirà le sculture di Luigi Mainolfi, Ezio Gribaudo, Luisa Valentini, Jessica Carroll, Maura Banfo, Luca Pancrazzi, le fotografie su seta di Elisa Sighicelli e il decollage di Stefano Arienti, la grande videoinstallazione Orbite Rosse di Grazia Toderi, i dipinti di Francesco Casorati, Francesco Tabusso, Nicola De Maria, Mimmo Paladino, Salvo, Giovanni Frangi, Riccardo Taiana, Luisa Rabbia, Laura Pugno, Paolo Leonardo, Daniele Galliano, Pierluigi Pusole, Andrea Massaioli, Velasco Vitali e le fotoinstallazioni dedicate ai non-luoghi delle periferie industriali di Botto & Bruno. Quest’ultima sezione comprende alcune opere realizzate appositamente per la mostra sul tema del paesaggio circostante la Reggia di Venaria da Ugo Nespoloe Giorgio Ramella, con un omaggio finale al Monviso, emblematica montagna piemontese, dalla cui faldenasce il Po, che viene celebrato con una singolare collezione di dipinti realizzati da tanti svariati pittori dell’Ottocento e del Novecento riuniti dalla moglie di Salvo.
Gaetano Previati, Nel prato (Il mattino) (1889–1890; olio su tela; Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria d’Arte moderna di Palazzo Pitti) |
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Lo specchio della vita (E ciò che fa una, e l’altre fanno) (1895–1898; olio su tela Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea) |
Felice Casorati, Paesaggio toscano (1929; olio su legno; Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea) |
Giorgio de Chirico, Interno metafisico (con alberi e cascata) (1918; olio su tela; Torino, Caterina Bottari Lattes) |
I biglietti: intero 14 euro, ridotto 10 euro (per gruppi minimo 6 e massimo 12 persone), ridotto ragazzi 5 euro (per under 21 e universitari under 26), ridotto scuole 4 euro (classi di minimo 6 e massimo 12 studenti, una gratuità per un accompagnatore ogni 12 studenti), gratis per minori di sei anni, accompagnatori di diversamente abili, possessori Abbonamento Musei Torino Piemonte, Torino+Piemonte Card, Passaporto culturale, convenzioni varie. Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito della Venaria Reale.
Titolo mostra | Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea | Città | Torino | Sede | Venaria Reale | Date | Dal 22/06/2021 al 09/01/2022 | Artisti | Gaetano Previati, Giacomo Balla, Daniele Galliano, Laura Pugno, Pierluigi Pusole, Velasco Vitali, Giorgio de Chirico, Mimmo Paladino, Giovanni Segantini, Giuseppe Pietro Bagetti, Giovanni Battista De Gubernatis, Nino Costa, Pietro Fragiacomo, Luigi Onetti, Giuseppe Bozzalla, Giovanni Depetris, Felice Casorati, Mario Schifano, Luigi Mainolfi, Ezio Gribaudo, Luisa Valentini, Jessica Carroll, Maura Banfo, Luca Pancrazzi, Francesco Casorati, Francesco Tabusso, Nicola De Maria, Giovanni Frangi, Riccardo Taiana, Luisa Rabbia, Paolo Leonardo, Andrea Massaioli, Giuseppe Pellizza | Temi | Arte contemporanea, Torino, Venaria Reale, pittura romantica |