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Redazione
, scritto il 09/06/2021
Categorie: Mostre / Argomenti: Verona - Dante Alighieri - William Shakespeare
Fino al 3 ottobre, una grande mostra alla Galleria d'Arte Moderna Achille Forti di Verona ricorda il rapporto tra Dante e la città, e mette in parallelo la storia di Paolo e Francesca con quella di Romeo e Giulietta: s'intitola “Tra Dante e Shakespeare: il mito di Verona”.
Verona celebra Dante, nel settecentesimo anniversario della sua scomparsa, con una grande mostra diffusa che coinvolgerà piazze, monumenti, chiese, palazzi e biblioteche, che i visitatori possono percorrere con l’aiuto di una mappa d’autore che li guiderà attraverso i luoghi direttamente legati alla sua presenza in città. Il progetto, dal titolo Verona, Dante e la sua eredità 1321 - 2021, è realizzato dai Musei Civici e dal Comune di Verona, con il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale delle celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri (Firenze, 1265 – Ravenna, 1321), in collaborazione con Università di Verona e Diocesi di Verona, e il contributo di Fondazione Banca Popolare di Verona: obiettivo della mostra diffusa è rendere omaggio al Sommo Poeta e alla stessa città in cui Dante venne accolto per ben due volte dopo l’esilio da Firenze. Quello di Dante con Verona è un legame stretto, soprattutto con la corte scaligera, con la quale instaurò nel corso degli anni un forte rapporto, prima con Bartolomeo della Scala e poi con Cangrande della Scala.
Il primo soggiorno di Dante nella città degli Scaligeri si tenne probabilmente dal giugno 1303 alla primavera del 1304, in quanto venne inviato in missione diplomatica presso la corte dei Della Scala: al tempo governava Bartolomeo della Scala, morto nel 1304, che ospitò il poeta, come lo stesso Dante afferma nel XVII Canto del Paradiso: il “gran lombardo / che ’n su la scala porta il santo uccello”, riferendosi al fatto che egli era l’unico degli Scaligeri a mostrare sulla tomba un’aquila. In quest’occasione Dante, legato al governo dei Bianchi, aveva il compito di convincere Bartolomeo ad aderire all’alleanza antifiorentina, ma l’esito non fu positivo. Rimase comunque a Verona almeno dieci mesi, durante i quali ebbe modo di vedere le bellezze che offriva la città e di visitare altre importanti città venete, come Padova (tra il 1303 e il 1304 Padova intratteneva ottimi rapporti con Verona, poiché Bartolomeo della Scala aveva sposato Agnese, figlia di Vitaliano del Dente e di Beatrice Scrovegni, sorella quest’ultima di Enrico Scrovegni che commissionò a Giotto la decorazione della celebre cappella patavina). Forse, a Padova, Dante ebbe modo di incontrare e di conoscere Giotto: entrambi erano fiorentini ed entrambi erano lontani dalla patria. Dante fece ritorno poi a Verona tra il 1316 e il 1320, accolto come ospite e protetto da Cangrande: testimonianze del lungo sodalizio tra i due sono l’elogio di Cangrande nel canto XVII del Paradiso e l’Epistola XIII con la quale Dante gli dedicò il Paradiso. Dante si presentò a Cangrande per chiedere protezione e probabilmente l’Epistola dedicatoria gli fu utile per ingraziarsi un potente protagonista di quel tempo che fino ad allora non conosceva.
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Sandro Botticelli, Prima sfera dei pianeti (cielo della Luna). Beatrice spiega il Paradiso a Dante l’origine delle macchie lunari e l’ordinamento de cosmo, Par. II (1492-1495; penna e inchiostro marrone su preparazione a punta d’argento su pergamena, 322 × 470 mm; Berlino, Staatliche Museen, Kupferstichkabinett)
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Sandro Botticelli, Prima sfera dei pianeti (cielo della Luna). Beatrice spiega a Dante la vera sede dei Beati, Par. IV (1492-1495; penna e inchiostro marrone su preparazione a punta d’argento su pergamena, 322 × 470 mm; Berlino, Staatliche Museen, Kupferstichkabinett)
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Sandro Botticelli, Quinta sfera dei pianeti (cielo di Marte): Cacciaguida predice a Dante l’esilio, ma anche un’eterna gloria postuma, Par. XVII (1492-1495; penna e inchiostro marrone su preparazione a punta d’argento su pergamena, 322 × 470 mm; Berlino, Staatliche Museen, Kupferstichkabinett)
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Domenico Peterlin, Dante in esilio (1860-1865; olio su tela, 78,5 × 105 cm; Vicenza, Museo Civico di Palazzo Chiericati, inv. A.572)
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Luigi Melche, Dante legge la Divina Commedia alla corte degli Scaligeri (1864; olio su tela, 44 × 36 cm; Padova, Museo d’Arte Medievale e Moderna, inv. 1209)
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Leopoldo Toniolo, Dante visita Giotto nella Cappella degli Scrovegni (1865 circa; olio su tela, 75,6 × 99,3 cm; Padova, Museo d’Arte Medievale e Moderna, inv. 1767)
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Ugo Zannoni, Dante Alighieri, bozzetto per il monumento in piazza dei Signori (1865; bronzo su piedistallo in bronzo e marmo, 41 × 14,5 × 15,5 cm; Verona, Società Letteraria). Foto: Gardaphoto, Salò
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Luigi Ferrari, Busto di Dante (1864; marmo, 81 × 57 × 37 cm Vicenza, Istituzione pubblica culturale Biblioteca civica Bertoliana)
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Prende il via da queste premesse, che testimoniano il rapporto del Poeta con Verona, l’esposizione fulcro della mostra diffusa: Tra Dante e Shakespeare: il mito di Verona, visitabile dall’11 giugno al 3 ottobre 2021 presso la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti a Palazzo della Ragione, curata da Francesca Rossi, Tiziana Franco e Fausta Piccoli. La rassegna si apre con il presunto incontro tra Dante e Giotto a Padova (un dipinto di Leopoldo Toniolo del 1865 circa illustra la visita di Dante a Giotto nella Cappella degli Scrovegni), ripercorrendo così la cultura artistica scaligera al tempo della rivoluzione pittorica giottesca. L’esposizione si sofferma poi sul legame che s’instaurò tra il poeta e Cangrande della Scala e da qui si muovono molte testimonianze che delineano il contesto in cui Dante trascorse gli anni dell’esilio veronese fino alla creazione della sua Commedia. Primo intento della mostra, che sviluppa su un arco cronologico compreso tra il Trecento e l’Ottocento, è la ricostruzione del rapporto tra Dante, Verona e il territorio veneto nel primo Trecento. Sono del 1492-1495 i tre disegni di Sandro Botticelli, in prestito dal Kupferstichkabinett di Berlino, tra le opere più di spicco di questo primo nucleo espositivo, in particolare quello convenzionalmente intitolato Prima sfera dei pianeti (cielo della Luna). Beatrice spiega il Paradiso a Dante l’origine delle macchie lunari e l’ordinamento del cosmo. Paradiso II è stato scelto come immagine coordinata della mostra diffusa: sviluppa graficamente il tema dell’itinerario dantesco nel Paradiso e lo traduce nel cammino del poeta, guidato da Beatrice lungo le strade di Verona, alla scoperta dei luoghi connessi alla sua memoria. Inoltre, testi decorati della Commedia, manoscritti e a stampa, guidano il pubblico dall’epoca di Dante alla fine del Settecento, testimoniando l’attenzione che Verona e il Venero diedero al poeta e alla sua opera.
Il secondo nucleo su cui intende soffermarsi la mostra è legato alla riscoperta del mito di Dante nell’Ottocento: sono numerose infatti le opere che raffigurano personaggi e temi connessi al Sommo Poeta e alla Commedia. Si diffuse una vera fortuna iconografica dei personaggi danteschi, da Beatrice e Gaddo, da Pia de’ Tolomei a Paolo e Francesca. Sono in mostra dipinti di Giuseppe Luigi Poli, Gaetano Previati, Giuseppe Frascheri che rappresentano proprio l’amore tragico dei due cognati (abbiamo dedicato anche sulla nostra rivista un approfondimento sulle opere pittoriche ottocentesche che trattano l’amore di Paolo e Francesca). La coppia introduce il tema dell’amore tragico tra due giovani, che a Verona è ben rappresentato nella storia di Giulietta e Romeo: una storia nata dalla penna di Luigi da Porto nel Cinquecento e poi resa celebre in tutto il mondo da William Shakespeare. Si riferiscono proprio al mito di Giulietta e Romeo dipinti di Tranquillo Cremona, Domenico Scattola, Pietro Roi.
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Giuseppe Frascheri, Paolo e Francesca sorpresi da Gianciotto (1836; olio su tela, 140 × 130 cm; Savona, Pinacoteca Civica - Museo d’Arte di Palazzo Gavotti). Foto: Fulvio Rosso, Calice Ligure
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Giuseppe Frascheri, Incontro di Dante con Paolo e Francesca (1850; olio su tela, 123 × 81 cm; Savona, Pinacoteca Civica - Museo d’Arte di Palazzo Gavotti)
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Gaetano Previati, Paolo e Francesca (1887 circa; olio su tela, 98 × 227 cm; Bergamo, Accademia Carrara, inv. 58AC00732)
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Giuseppe Luigi Poli, Il bacio di Paolo e Francesca (1827 circa; olio su tela, 106 × 119 cm; Bergamo, Accademia Carrara, inv. 58AC0074)
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Domenico Scattola, Giulietta nel prendere il sonnifero (1846 circa; olio su tela, 114 × 91,5 cm; Verona, Collezione della Fondazione Cariverona, inv. 6742)
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Tranquillo Cremona, Una visita alla tomba di Giulietta (1862; olio su tela, 144 × 100 cm; Milano, Galleria d’Arte Moderna, inv. GAM 1565), Foto: Umberto Armiraglio, Busto Arsizio |
Obiettivo della mostra è quello di delineare un’identità della Verona ottocentesca, costituita da un lato dalla presenza storica e reale di Dante alla corte di Cangrande (è di Luigi Melche l’opera che rappresenta Dante mentre legge la Divina Commedia alla corte degli Scaligeri), e dall’altro lato dalla presenza immaginaria di Romeo e Giulietta, creati anche questi ultimi nella cornice di un Trecento scaligero. I due nuclei tematici definiscono aspetti significativi della fisionomia urbana e culturale di Verona: i monumenti e le testimonianze urbanistiche e architettoniche legati all’esilio dantesco e al mito di Romeo e Giulietta creato da Shakespeare.
Per maggiori informazioni sulla mostra è possibile accedere al sito www.danteaverona.it o a https://gam.comune.verona.it. Orari: Da martedì a domenica dalle 12 alle 19. Chiuso il lunedì. Biglietti e prenotazioni esclusivamente online su www.museiverona.com.
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