L’arte di Serafino Macchiati (Camerino, 1861 – Parigi, 1916) è protagonista alla Pinacoteca Comunale “Carlo Servolini” di Collesalvetti (Livorno) con la mostra Serafino Macchiati: Moi et l’autre. Le frontiere dell’impressionismo tra euforia Belle Epoque e drammi della psiche in programma dal 9 novembre 2023 al 29 febbraio 2024. La rassegna, a cura di Francesca Cagianelli e Silvana Frezza Macchiati, intende indagare sistematicamente, a venti anni esatti dalla prima prestigiosa monografia dedicata all’artista marchigiano, le relazioni finora parzialmente evidenziate dalla critica, intercorse tra Serafino Macchiati, Vittore Grubicy de Dragon e l’entourage divisionista livornese, con particolare riferimento a Benvenuto Benvenuti.
La ricerca è partita dalla ricognizione del monumentale e finora solo parzialmente sondato epistolario conservato al MART (Archivio del ’900, Fondo Grubicy), comprendente centinaia di lettere, gran parte delle quali indirizzate da Macchiati a Grubicy, con l’obiettivo di ritessere un ampio e articolato panorama storico-artistico di latitudini nazionali e internazionali, che collega la carriera del pittore, illustratore e grafico marchigiano, con la biografia di alcuni dei principali esponenti dell’intellighenzia critica europea, da Jules Destrée a Louis Vauxcelles, e dei più accreditati drammaturghi e poeti francesi coevi, da Edmond Rostand a Henri Barbusse, oltre che dei più aggiornati esegeti delle Biennali Internazionali di Venezia, da Vittorio Pica a Francesco Sapori e, infine, dei protagonisti delle vicende del divisionismo e del simbolismo italiani, a partire dallo stesso Grubicy, fino a Giovanni Segantini, Gaetano Previati e Giacomo Balla, ospite quest’ultimo per circa sette mesi nella residenza parigina dell’artista.
Quella di Serafino Macchiati è ritenuta una delle vicende più intriganti della scuderia Grubicy, che vede dipanarsi un dialogo assolutamente paritario tra Vittore e Serafino, rispetto alle istanze espressive più attuali dell’epoca, dall’indagine luminosa al significato dell’impressione, mentre cresce l’ambizione di autonomia stilistica del giovane marchigiano, sempre più audace oppositore del pur stimatissimo mentore, ma determinato a combattere “sanguinosamente” la sua battaglia per la modernità. Particolare enfasi rivestono quindi nell’ambito del percorso espositivo e del catalogo della mostra alcune tappe biografiche di estrema rilevanza, in primis la frequentazione dello studio di Antonio Mancini, quindi la coabitazione con Giacomo Balla, poi l’intesa con Edmond Rostand, nonché la collaborazione con le più prestigiose riviste nazionale e internazionali, quali “La Tribuna Illustrata”, “Le Figaro Illustré”, “Illustrirte Zeitung” e “Je sais tout”; la committenza dei più accreditati editori francesi dell’epoca, quali Hachette et C.ie, Alphonse Lemerre e Pierre Lafitte.
Il percorso espositivo comprende oltre 70 opere, pittoriche e grafiche, provenienti da importanti collezioni italiane, articolate in 5 sezioni, ciascuna delle quali ritagliata sulla base di criteri biografici e al contempo stilistici, funzionali all’esemplificazione di un percorso di evoluzione stilistica che condurrà l’artista marchigiano fino alle soglie dell’acclamazione da parte della più accreditata compagine critica europea.
La prima sezione, dal titolo Sotto la luce abbagliante dell’aurora del XX secolo, a cura di Francesca Cagianelli e Silvana Frezza Macchiati, ripercorre la tormentata e innovativa sperimentazione paesaggistica di Serafino Macchiati attraverso le avanguardie dell’impressionismo e del postimpressionismo, sotto l’egida del suo mentore Vittore Grubicy de Dragon che lo condurrà a riflettere sulle potenzialità del linguaggio divisionista. Lo spunto proviene da una lettera inviata a Vittore Grubicy in data, 19 aprile 1888 (Archivio del ’900, Mart, Gru.I.1.1.556.), dove Macchiati riafferma lo statuto di emancipazione dell’artista contemporaneo, impegnato a “lavorare oggi sotto la luce abbagliante dell’aurora del ventesimo secolo!”. La seconda sezione, dal titolo Fare del vivo, vivo che parli: il sogno di una pittura traspirante la vita, a cura di Francesca Cagianelli e Silvana Frezza Macchiati, comprende la produzione dell’artista marchigiano indirizzata allo studio della figura umana indagata nell’ambito di scenari luminosi scanditi nell’arco delle diverse fasi del giorno, solo in parte suggestionata dall’impatto con la pittura di Antonio Macini, che pure costituirà per Serafino un impulso decisivo verso la cosiddetta “pittura vivente”, le cui coordinate vengono enunciate in una lettera indirizzata a Vittore Grubicy, in data 21 dicembre 1887 (Archivio del ’900, Mart, Gru.I.1.1.556): “Dipingere – è avvicinarsi al creatore poiché la vera, la sublime pittura deve essere la creazione di esseri – e cose – vive palpitanti di verità. Oh! Quanto desidero fare davvero questa pittura che sempre sogno – questa pittura vera – fare del vivo, vivo che parli – poiché si deve fare una pittura vivente”.
Di seguito, la terza sezione dal titolo Le contraddizioni della Belle Époque dalla conquista della città all’esplorazione della psiche, a cura di Dario Matteoni, esemplifica, sulla base di un’ampia documentazione bibliografica, la progressiva conversione dell’artista all’universo letterario dell’orrido e alle dilaganti mode dello spiritismo, fino ad approdare nell’entourage dei collaboratori della rivista “Je sais tout”, ideando sensazionali illustrazioni, acclamate all’unanimità dalla critica internazionale, che contemplano l’inversione della routine editoriale allora in voga nella Parigi della Belle Époque: sarà infatti Serafino a realizzare i disegni per una monografia mai realizzata, dedicata al tema della Paura, i cui bozzetti saranno presentati ai coevi Salon parigini. La quarta sezione, intitolata La battaglia per l’illustrazione del pensiero: da “La Tribuna Illustrata” a “Je sais tout”, a cura di Francesca Cagianelli, indaga le strategie del Macchiati illustratore, progressivamente convertitosi, a partire proprio dalla collaborazione con le principali riviste illustrate italiane e internazionali, dalla cosiddetta “illustrazione del pensiero”, caratterizzata da una condivisione sempre più intima e pulsante delle motivazioni letterarie connaturate agli autori dei volumi commissionatigli, nell’ottica di una sempre più convinta emancipazione creativa destinata a sfociare nella rottura del meccanismo di subordinazione dello statuto di decoratore del libro rispetto all’allora dominante ruolo dello scrittore.
La quinta sezione, dal titolo Paradisi artificiali della Decadenza, a cura di Emanuele Bardazzi, trae spunto da due dipinti iconici eseguiti da Serafino Macchiati durante gli anni parigini, Morfinomani e Paul Verlaine, Bibi-la-Purée e Stéphane Mallarmé al caffè Procope. Il primo, presente in mostra, ritrae una scena ambientata in un salotto elegante con due donne dedite all’uso della morfina detta allora la Fée grise, uno dei vizi più diffusi negli anni della Belle Époque; il secondo è legato invece al consumo di assenzio detto la Fée verte, divenuto piaga sociale dopo un utilizzo dilagante, pubblicizzato da accattivanti manifesti. Attraverso magnifiche opere grafiche sul tema realizzate da grandi artisti come Félicien Rops, Georges De Feure, Albert Besnard e Henry De Groux, il percorso si snoda seguendo un intrigante fil rouge che approda alle incisioni di Jean Veber, Alfredo Müller, Edmond Aman-Jean e Anders Zorn dedicate all’iconografia di due padri spirituali della Decadenza, Charles Baudelaire e Paul Verlaine.
Infine, la sezione documentaria, dal titolo Serafino Macchiati decoratore del libro, raccoglie alcune preziose testimonianze dell’attività di Macchiati illustratore, a partire dai due fascicoli della rivista francese “Je sais tout” editi nel 1905, contenenti il romanzo a puntate Moi et l’Autre di Jules Claretie; quindi le due edizioni dello stesso romanzo pubblicate rispettivamente nel 1908 (Pierre Lafitte & Cie, Paris) e nel 1912 (Collection Illustrée Pierre Lafitte, Paris); il fascicolo della rivista “Noi e il Mondo”, stampato nel 1912 con una raffinata copertina finora inedita di Serafino Macchiati; una selezione dei più celebri romanzi francesi illustrati dall’artista, provenienti dall’Archivio di Silvana Frezza Macchiati; infine la prestigiosa edizione della Divina Commedia edita da Alinari.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale (Cinisello Balsamo, Milano), curato da Francesca Cagianelli, ed è promossa e organizzata dal Comune di Collesalvetti, con il Patrocinio di Regione Toscana, Comune di Camerino; con il contributo di Fondazione Livorno; in collaborazione con Il Divisionismo – Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona. Il Comitato Scientifico è costituito da Emanuele Bardazzi, storico dell’arte; Francesca Cagianelli, storica dell’arte, conservatrice della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini; Silvana Frezza Macchiati, curatrice dell’Archivio di Serafino Macchiati; Dario Matteoni, storico dell’arte, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Pisa, “Alma Artis”; Camilla Testi, traduttrice e saggista, responsabile dell’Archivio Enrico Piceni, Orari di visita: il giovedì, il sabato e la domenica dalle 15:30 alle 18:30. Ingresso gratuito e visite guidate su prenotazione per singoli gruppi: 0586-980251/252 e 392 6025703.
Titolo mostra | Serafino Macchiati: Moi et l'autre. Le frontiere dell'impressionismo tra euforia Belle Epoque e drammi della psiche | Città | Collesalvetti | Sede | Pinacoteca Comunale Carlo Servolini | Date | Dal 09/11/2023 al 29/02/2024 | Artisti | Serafino Macchiati | Curatori | Francesca Cagianelli | Temi | Novecento, Ottocento |
Una mostra sull'arte di Serafino Macchiati tra impressionismo e spiritismo |