La Fondazione Merz di Torino ospita da lunedì 18 marzo a domenica 16 giugno 2024 la mostra Sacro è, un progetto espositivo a cura di Giulia Turconi che vede otto giovani artisti riflettere sul concetto di “sacro”, che nasce come manifestazione intima e privata per poi estendersi in una visione universale e collettiva, suggerendo un ritorno a una dimensione sociale comunitaria e umana. Protagoniste del progetto espositivo sono le opere di Tiphaine Calmettes, Matilde Cassani, Giuseppe Di Liberto, Lena Kuzmich, Quỳnh Lâm, Tommy Malekoff, Lorenzo Montinaro e GianMarco Porru. Il titolo dell’esposizione prende le mosse da una citazione dalla raccolta di poesie Sacro Minore di Franco Arminio.
Si inizia con Matilde Cassani che, con l’installazione Tutto (2018), che nvita il visitatore nella galleria, trasformando lo spazio in una soglia da varcare. L’opera, parte di un progetto per Manifesta 12 a Palermo, mostra un drappo rosso con la scritta “TUTTO”, stimolando riflessioni sulla memoria collettiva e le tradizioni popolari. Mette in luce il complesso sistema di realtà politiche, sociali e culturali in evoluzione. La prima sala ospita la performance site-specific Sparge la morte (2022-2024) di Giuseppe Di Liberto, che esplora il tema della morte e dei riti associati. In collaborazione con Davide Di Liberto e il compositore di madrigali Carlo Gesualdo, la scenografia permanente richiama le celebrazioni del Corpus Domini siciliano. Nella Fondazione Merz, teli in plastica retroilluminati evocano le candele votive, con ombre di corpi, suoni e voci, creando una composizione drammaturgica. Prosegue con l’installazione Dì tutta la verità ma dilla obliqua (2024) di Quỳnh Lâm, ispirata a una poesia di Emily Dickinson, che esplora i concetti di vita, morte e sacralità. I fiori posati a terra, accanto alla composizione colorata Flowers Obscuder (2019), diventano metafore per interrogarsi sul significato del tempo, suscitando riflessioni sulla vita e sulla sua naturale evoluzione. GianMarco Porru, con l’installazione Uma Fonte (2023-2024), esplora il significato dell’acqua nelle tradizioni religiose, riflettendo sul suo ruolo di protagonista. Realizzata durante una residenza a Rio de Janeiro, l’opera simula una fontana e connette la spiritualità dell’acqua alle architetture collettive brasiliane. La mostra continua con le sculture di Tiphaine Calmettes, creando un ambiente familiare dove il visitatore è invitato a partecipare, soprattutto negli spazi della cucina. Utilizzando terra e argilla, le opere di Calmettes subiscono le trasformazioni del tempo, rimanendo in costante evoluzione. Con Soupe primordiale (2022), l’artista inserisce l’opera d’arte in uno spazio accogliente, richiamando il concetto del “brodo primordiale” da cui la vita ha avuto origine. Lorenzo Montinaro esplora la memoria attraverso ricordi personali in C’eri (2022), un’installazione di ceri azzurri spenti provenienti da chiese e dal Cimitero Monumentale di Milano. Questi ceri conducono al successivo Senza titolo (Epilogo) (2024), dove inginocchiatoi segnati dalla combustione si rivolgono ai resti di una pala d’altare, in una riflessione delicata sul silenzio. La rassegna continua con Tommy Malekoff e l’opera Desire Lines (2019), un video a due canali che esplora il confine tra sacro e non-luogo attraverso i parcheggi, visti come spazi ricchi di possibilità e ideali per attivazioni e rituali. La video-installazione Chimera (2022) di Lena Kuzmich invece, esplora l’ecologia queer e la vita non binaria nell’ambiente naturale, sfidando i concetti di creazione scientifica e estetica.
Le opere degli artisti dialogano con lavori di Mario Merz e Marisa Merz, insieme alla proiezione del film Teorema di Pier Paolo Pasolini. Questo ciclo di otto appuntamenti, dal 23 marzo al 16 giugno 2024 alla Fondazione Merz, indaga sulla sacralità nascosta e la mortalità umana. La mostra è supportata dalla Regione Piemonte, con il ringraziamento alla Città di Torino e a Kuhn & Bülow. Fondazione Merz presenta inoltre, dal 21 marzo al 12 maggio 2024, un’inedita evoluzione della mostra Giorni Felici? a cura di Agata Polizzi, in corso negli spazi del Padiglione ZAC presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Il nuovo progetto espositivo, realizzato nell’ambito del progetto ZACentrale, si intitola Giorni felici? quello che accade, quello che può accadere e riprende i linguaggi creativi messi in campo da Yuri Ancarani, Per Barclay, Joanna Piotrowska, Genuardi/Ruta e Chen Zhen nella mostra Giorni Felici?, innescando un’evoluzione che apre a nuove riflessioni e sperimentazioni creative del lavoro di Silvia Giambrone e il nuovo affondo ideato da Francesco De Grandi in dialogo con il percorso di mostra.
“L’attenzione è rivolta alla dimensione di sacro che può essere ritrovata nella grandiosa capacità di riconoscere la meraviglia dell’esistere e la sua sotterranea poesia nella vita di tutti i giorni. Attraverso le opere in mostra, la volontà è quella di ritornare a un sacro quotidiano, minuscolo, affinché diventi un nuovo punto di partenza da cui rinnovare lo sguardo verso il mondo, che sempre più sembra sopraffatto dall’odio, dalla rabbia e dall’indifferenza”, spiega la curatrice Giulia Turconi.
Tiphaine Calmettes (Ivry-sur-seine, Francia, 1988)
Tiphaine Calmettes nella sua pratica artistica racchiude sculture, installazioni e performance concentrandosi sulla relazione dell’essere umano con l’ambiente circostante, incluse anche le forme non viventi. Questa analisi viene affrontata attraverso la simbologia del cibo, un bisogno primario che genera interdipendenza tra le differenti forme di vita. Riferendosi a studi di antropologia e storia, la sua attenzione è rivolta alle nostre diverse modalità di stare al mondo e a come possano essere ripensate facendo rivivere pratiche e saperi dimenticati; spesso quindi fa riferimento a racconti ancestrali, mitologici e pratiche collettive.
Matilde Cassani (Domodossola, Italia, 1980)
Matilde Cassani si muove al confine tra arti visive e architettura, interessata a progettare oggetti di design, installazioni, display, comunicazione visuale e indagini su spazi e architetture tesi verso la dimensione performativa. La sua pratica pone l’attenzione sulle implicazioni spaziali del pluralismo culturale nella città occidentale contemporanea: fondamentale nella sua ricerca sono le differenze culturali come motivo di disegno della città, la memoria collettiva, le tradizioni popolari e l’indagine sui rituali come veri e propri scavi archeologici dai quali trarre oggetti, ricostruzioni di ambienti e gesti da raccontare sotto una diversa luce.
Giuseppe Di Liberto (Palermo, Italia, 1996)
Giuseppe Di Liberto, artista visuale, esplora una delle tematiche più sconosciute e misteriose all’essere umano, la morte. L’intento è quello di indagare, mediante i lavori, i riti e le dinamiche che ruotano attorno a essa, focalizzandosi sugli aspetti sociali, culturali e politici che si possono scorgere nel contemporaneo, in particolare nella tradizione occidentale. La sua pratica artistica non si limita a un solo canale formale, ma si evolve a seconda delle differenti necessità espressive dell’opera, ricorrendo principalmente alla scultura. Lo spazio installativo, quindi, è concepito come parte integrante dell’opera stessa, diventando il mezzo attraverso il quale instaurare una relazione tra i singoli elementi.
Lena Kuzmich (Vienna, Austria, 1998)
Lena Kuzmich è un artista non binary e multidisciplinare, il suo lavoro è un fluido remix di frammenti fotografici e video presi dal pop e dalle sottoculture attraverso i quali delinea visione alternative della società. Paesaggi immaginativi, rappresentazioni ibride del corpo e tecnologia diventano nell’insieme un portale oltre le nozioni e i preconcetti sul mondo e sulla nostra identità all’interno di esso. Nella sua pratica, l’artista raccoglie contenuti dalla scienza, dall’arte, dalla teoria sociale, dalla cultura pop, dalle sottoculture e dai miti storici per assemblare mondi simili a un collage attraverso l’uso di vari software di editing.
Quỳnh Lâm (Saigon, Vietnam, 1988)
Quỳnh Lâm è un’artista interdisciplinare con un background in architettura. I suoi interessi di ricerca includono il trauma postbellico, le memorie ricostruite e le identità sfollate. Impegnata in progetti concettuali e d’archivio, ha creato un corpus di lavori diversificati in performance, video, pittura e installazioni che evidenziano le tensioni tra memoria personale e collettiva; in particolare riguardo le sue esperienze di donna vietnamita sia nel suo paese di origine che all’estero.
Tommy Malekoff (Virginia, USA, 1992)
Tommy Malekoff nei suoi lavori, attraverso il video e la fotografia, pone l’attenzione su mondi insulari e fenomeni dislocati all’interno del paesaggio americano. L’utilizzo del video gli consente di mostrare il mondo al di fuori del proprio spazio presentandolo alle persone in un modo in cui non l’hanno mai visto, l’artista ritiene infatti che molte cose siano più surreali di quanto appaiano. I suoi video quindi si concentrano su ecologie interrotte o manipolate, spesso catturando momenti dove la vita concreta lascia spazio all’astrazione.
Lorenzo Montinaro (Taranto, Italia, 1997)
Lorenzo Montinaro, artista visivo, nella sua ricerca riflette sul tema della memoria e per farlo, negli ultimi anni, ha scelto come punto di partenza le vecchie lapidi recuperate dai marmisti vicino ai cimiteri: le preleva e ne cancella parte delle iscrizioni con un lento e rituale lavoro di scalpellino. Gli epitaffi che crea esprimono il rapporto intimo che Montinaro traccia con la morte e le sue sfaccettature, adottando un discorso metalinguistico. La sua pratica artistica non ha come obiettivo quello di esorcizzare una paura, bensì di aprire una strada verso la riflessione e di riconoscere, di volta in volta, il suo lavoro come parte integrante di una sorta di autoritratto espanso e costante.
GianMarco Porru (Oristano, Italia, 1989)
GianMarco Porru è un artista visivo, il suo lavoro installativo, filmico e fotografico, attinge alle culture e alle mitologie sincretiche del mediterraneo con un costante transito tra passato e presente. Un dialogo tra la tradizione popolare, il racconto locale e la cultura visuale contemporanea. Nella sua più recente ricerca artistica guarda alla Sardegna come territorio speculativo per attivare una rilettura critica dell’idea di autentico, arcaico e puro inteso come fenomeno problematico di rappresentazione dei patrimoni culturali. Nei suoi lavori misteri astrologici si intrecciano a mitologie individuali, credenze e forme di sapere comunitarie.
Titolo mostra | Sacro è | Città | Torino | Sede | Fondazione Merz | Date | Dal 18/03/2024 al 16/06/2024 | Artisti | Matilde Cassani, Giuseppe Di Liberto, GianMarco Porru, Tiphaine Calmettes, Lorenzo Montinaro, Tommy Malekoff, Quỳ, nh L, Lena Kuzmich | Curatori | Giulia Turconi | Temi | Arte contemporanea |
Sacro è: alla Fondazione Merz di Torino una mostra di otto giovani artisti sul tema del sacro |