Renato Paresce e gli Italiens de Paris: un viaggio nell’arte del Novecento


Dal 2 marzo 2025, la mostra curata da Stefano De Rosa racconta l’avventura artistica di Paresce e del gruppo Italiens de Paris, attraverso un percorso tra Monte Vidon Corrado e Jesi, tra capolavori e sperimentazione.

Un viaggio nella scena artistica parigina del primo Novecento è al centro della mostra Renato Paresce e Les Italiens de Paris, curata da Stefano De Rosa e promossa dal Centro Studi Osvaldo Licini, dal Comune di Monte Vidon Corrado e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. L’esposizione, articolata in due tappe, sarà ospitata dal 2 marzo al 4 maggio 2025 nella Casa Museo Osvaldo Licini a Monte Vidon Corrado (Fermo) e dal 16 maggio al 14 settembre 2025 nelle sale di Palazzo Bisaccioni a Jesi (Ancona).

Il percorso ricostruisce la vicenda artistica di Renato Paresce, pittore e intellettuale cosmopolita, e il fermento culturale che lo vide protagonista a Parigi, accanto a De Chirico, Severini, Campigli, de Pisis e Tozzi.

Paresce e Licini: due destini che si sfiorano

A ispirare la mostra è il legame, più ideale che diretto, tra Osvaldo Licini e Renato Paresce. I due artisti non si incontrarono mai, ma condivisero l’esperienza della scena parigina e furono entrambi presenti alla storica esposizione Les artistes italiens de Paris, organizzata nel 1928 al Salon de l’Escalier. Mentre Licini proseguì un percorso autonomo, Paresce divenne parte del gruppo noto come Italiens de Paris, che espose fino al 1933 in prestigiose rassegne internazionali.

La mostra presenta circa 30 opere, provenienti da una collezione privata marchigiana, che documentano la parabola creativa di Paresce tra 1913 e 1931, dagli esordi post-impressionisti fino alla maturità artistica, segnata da un linguaggio personale e sofisticato. Renato Paresce (Carouge, 1886 - Parigi, 1937) incarna l’inquietudine e il fermento culturale del primo Novecento. Nato in Svizzera, da padre palermitano e madre russa, ebbe un’educazione ricca di stimoli internazionali, con soggiorni a Mosca, Firenze, Londra e Parigi. Laureato in fisica, fu anche giornalista, critico d’arte e pittore autodidatta.

A Parigi, dove si stabilì nel 1912, entrò in contatto con artisti come Picasso, Modigliani, Diego Rivera e Max Jacob, frequentando i celebri caffè della Rive Gauche. Trasferitosi a Londra durante la Prima guerra mondiale, tornò nella capitale francese nel 1927, nel pieno fermento dell’avanguardia. La critica italiana cominciò a riconoscerne il valore negli anni ’20, grazie all’interesse di Margherita Sarfatti, che lo incluse nelle mostre del Novecento italiano, e a Antonio Maraini, che nel 1928 gli affidò la cura di una sala dedicata all’École de Paris alla Biennale di Venezia, dove espose anche nel 1930, 1932 e 1934.

Renato Paresce, Paesaggio (veduta di Parigi) (1918)
Renato Paresce, Paesaggio (veduta di Parigi) (1918)
Renato Paresce, Ritratto (Portrait Fauve) (1918)
Renato Paresce, Ritratto (Portrait Fauve) (1918)
Renato Paresce, Composizione con statua (1930)
Renato Paresce, Composizione con statua (1930)
Renato Paresce, Paesaggio (la Cometa) (1931)
Renato Paresce, Paesaggio (la Cometa) (1931)
Renato Paresce, Natura morta/Composizione (1922)
Renato Paresce, Natura morta/Composizione (1922)
Renato Paresce, Natura morta  (1924)
Renato Paresce, Natura morta (1924)
Filippo De Pisis, Capriccio metafisico (1918-1920)
Filippo De Pisis, Capriccio metafisico (1918-1920)
Giorgio De Chirico, Ritratto di signora (1921)
Giorgio De Chirico, Ritratto di signora (1921)
Alberto Savinio, Dea in riva al mare (1940)
Alberto Savinio, Dea in riva al mare (1940)

Un percorso tra avanguardie e sperimentazione

L’itinerario espositivo segue l’evoluzione del linguaggio pittorico di Paresce. Si parte da Il barcone (1913), segno del suo primo incontro con l’impressionismo, per passare a opere come Le Moulin de la Galette, dove la pennellata si fa più costruttiva. Il Fauvismo emerge nei paesaggi del 1917, mentre La veduta di Parigi (1918) rappresenta, secondo il curatore, uno dei vertici della sua produzione degli anni Dieci. Di particolare interesse sono i due ritratti, tra cui Portrait Fauve (1918), che mostra il passaggio da una pittura di suggestione cézanniana a una maggiore espressività cromatica.

Il secondo decennio del Novecento è il più rappresentato in mostra, segnando l’abbandono del Fauvismo e l’avvicinamento al Cubismo, con nature morte e paesaggi che testimoniano la tensione tra modernità e tradizione. Tra le opere più significative, una gouache del 1928, preludio al periodo più noto di Paresce, quello delle Biennali veneziane e delle esposizioni con il gruppo degli Italiens de Paris. Il percorso si chiude con Composizione con statua (1930), opera che anticipa il suo stile più maturo, fatto di atmosfere rarefatte e surreali, con riferimenti alla pittura metafisica. La Comète (1931), un paesaggio marino dalla forte carica simbolica, rappresenta l’ultimo capitolo della produzione di Paresce.

Accanto alle opere di Paresce, la mostra dedica una sezione agli Italiens de Paris, il gruppo di artisti italiani attivi nella capitale francese tra gli anni Venti e Trenta. Tra le opere più significative in esposizione spiccano un Ritratto di signora di Giorgio De Chirico (1921), il Ritratto di Marina Severini di Gino Severini, risalente alla fine degli anni Trenta, e un Capriccio metafisico di Filippo de Pisis (1918-1920). Questi lavori offrono uno spaccato della straordinaria stagione artistica vissuta dagli italiani a Parigi, tra influenze cubiste, metafisiche e richiami alla tradizione pittorica italiana. Grazie alla collaborazione tra il Centro Studi Osvaldo Licini, il Comune di Monte Vidon Corrado e la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, il pubblico può dunque immergersi in un racconto che intreccia arte, storia e cultura, riportando alla luce un capitolo fondamentale della modernità pittorica europea.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraRenato Paresce e Les Italiens de Paris
CittàMonte Vidon Corrado
SedeCasa Museo Osvaldo Licini
DateDal 02/03/2025 al 04/05/2025
ArtistiOsvaldo Licini, Renato Paresce
CuratoriStefano De Rosa
TemiNovecento, Casa Museo di Osvaldo Licini, Arte Moderna

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