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Redazione
, scritto il 26/04/2021
Categorie: Mostre / Argomenti: Bergamo - GAMeC di Bergamo - Regina Cassolo Bracchi
Dal 28 aprile al 29 agosto 2021, la GAMeC di Bergamo ospita una grande mostra dedicata a Regina, la prima donna dell'avanguardia italiana a dedicarsi interamente alla scultura, figura poco nota e affascinante.
Dal 28 aprile al 29 agosto 2021, la GAMeC di Bergamo apre la prima retrospettiva in un museo italiano dedicata a Regina Cassolo Bracchi, in arte Regina (Mede, 1894 - Milano, 1974), una delle figure più affascinanti, innovative e ancora oggi meno note del panorama artistico europeo del Novecento. La mostra, intitolata Regina. Della scultura, a cura di Chiara Gatti e Lorenzo Giusti, nasce dall’acquisizione da parte della GAMeC e del Centre Pompidou di Parigi di un importante nucleo di opere dell’artista e si pone l’obiettivo di analizzare, dagli esordi negli anni Venti fino ai primi anni Settanta, la riflessione formale di una personalità unica, rimasta a torto ai margini della storia e riscoperta adesso quale figura complessa, sperimentatrice, versatile e poetica. Lo stesso museo parigino dedicherà un’attenzione particolare alla ricerca dell’artista, nella mostra Women in Abstraction, a cura di Christine Macel e Karolina Lewandowska (dal 5 maggio al 23 agosto 2021).
Originaria di Mede Lomellina, figlia di un macellaio e orfana in giovane età, Regina è stata la prima donna dell’avanguardia italiana a dedicarsi interamente alla scultura, di cui ha riletto i linguaggi in direzione audace e sperimentale, piegando la ricerca accademica e naturalistica all’uso di materiali inediti. Alluminio, filo di ferro, latta, stagno, carta vetrata sono stati i mezzi privilegiati di una continua e inesausta indagine compositiva ed espressiva che ha abbracciato inizialmente i modi del futurismo (nel 1934 è tra i firmatari del Manifesto tecnico dell’aeroplastica futurista) e poi quelli del MAC, il Movimento arte concreta (1948), a cui Regina si avvicina nel 1951 grazie a Bruno Munari.
La leggerezza dei materiali, il dinamismo delle forme, un linguaggio fatto di sintesi geometrica e astrazioni liriche animano il suo lavoro, accanto a una pratica quotidiana, volitiva e rigorosa. In mostra sono esposte duecentocinquanta opere, tra sculture, mobiles, disegni, cartamodelli e taccuini, che guidano il pubblico in un percorso che si sviluppa per temi ed epoche, intrecciando i contatti con i movimenti dell’avanguardia e le vicende biografiche, dal Ventennio al boom del dopoguerra. Attraverso i prestiti della Collezione-Archivio Gaetano e Zoe Fermani, di altri privati e del Museo di Mede Lomellina, che custodisce una parte significativa della sua produzione degli esordi, il viaggio nell’universo di Regina prende avvio dalla formazione accademica, con i primi ritratti realisti, di sapore Novecentesco, e gli studi sintetici degli animali.
Gli anni di adesione al Futurismo, durante i quali Regina partecipa a tutte le Biennali di Venezia e alle Quadriennali romane, sono caratterizzati da opere in cui memorie di un mondo meccanico alla Depero si mescolano con le compenetrazioni spaziali di Archipenko e dove l’alluminio piegato libera le forme dai vincoli dei volumi della scultura tradizionale. In questo processo di creazione e montaggio di opere trasognate, la carta diviene lo strumento imprescindibile di ogni analisi preliminare. Modelli puntati con spilli, secondo una pratica sartoriale applicata alla vocazione aerea delle sue figure, le servono per sagomare il metallo senza incertezze, con energia e dolcezza. Come in un gigantesco erbario, la sezione dedicata ai disegni dei fiori di campo e ai gessi degli anni Quaranta mostra una sequenza serrata, fiabesca e allo stesso tempo scientifica di studi sulla vegetazione spontanea, ritratta su centinaia di fogli sparsi, come un diario quotidiano di osservazione del mondo naturale, presto modificato nelle linee essenziali del suo astrattismo maturo.
La stagione del MAC allinea cerchi, ellissi, giochi di triangoli o losanghe issati con grazia ed equilibrio in composizioni mobili, vibranti, spesso realizzate in Plexiglas; sintesi estrema di motivi tratti dal regno selvatico, declinati secondo le regole costruttive della natura. Le suggestioni spaziali diffuse nella Milano degli anni Cinquanta si rivelano in opere che tradiscono il miraggio della corsa alla luna, sintetizzato da Regina in traiettorie di segni nel vuoto, combinazione ideale fra le linee-forza di matrice futurista e lo spazialismo di Fontana. Completa la mostra una monografia, pubblicata da GAMeC Books ed Éditions du Centre Pompidou, con saggi di Christine Macel, Lorenzo Giusti, Chiara Gatti, Paolo Campiglio e Paolo Sacchini, concept grafico di Leonardo Sonnoli e Irene Bacchi, e con un progetto fotografico di Delfino Sisto Legnani. L’allestimento è a cura del designer Francesco Faccin. La mostra è realizzata grazie al contributo speciale del Comune di Bergamo, gli organizzatori inoltre ringraziano Santini Cycling Wear per il sostegno.
Orari d’apertura: il lunedì, il mercoledì, il giovedì e il venerdì dalle 15 alle 20 (la mattina aperto per scolaresche e gruppi prenotati), il sabato e la domenica dalle 10 alle 18, ultimo ingresso un’ora prima. Biglietti: intero 6 euro, ridotto e gruppi 4 euro, gratis per le scuole. Il biglietto consente di visitare la mostra Regina. Della scultura e la rassegna Artists’ Film International (in visione fino al 23.05.21). Nei giorni infrasettimanali l’acquisto del biglietto può essere effettuato alla biglietteria del museo oppure online, entro 24 ore dall’orario di visita. Nel fine settimana prenotazione obbligatoria e acquisto esclusivamente online, da effettuarsi entro 24 ore dall’orario di visita. Per info e per prenotare il biglietto, visitare il sito della GAMeC.
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Regina, Aerosensibilità (1935; alluminio, 69,5 x 36 x 30 cm; Mede Lomellina, Museo Regina) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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Regina, Danzatrice (1930; alluminio, 43 x 30 x 15 cm; Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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Regina, Fiore (1946; gesso, 39 x 30 x 27 cm; Mede Lomellina, Museo Regina) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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Regina, Maschera (La donna e il fiore) (1930-34; alluminio, 45 x 33 x 7 cm; Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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Regina, L’amante dell’aviatore (1935-36; alluminio, 60 x 48,8 x 9,5 cm; Mede Lomellina, Museo Regina) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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Regina, Modello per scultura mobile (anni Sessanta; carta e spilli, 26 x 23 cm; Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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Regina, Progetto in carta per Aerosensibilità (1935; matita su carta, misure variabili; Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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Regina, Struttura (1955; filo di ferro e rete metallica, 24,5 x 28,5 x 16 cm; Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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Regina, Struttura (1965-67; plexiglas multicolore, 28,2 x 14 x 10,5 cm; Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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Regina, Suono delle campane (1963; tecnica mista su carta, 21 x 17 cm; Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani) Foto: Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio
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