A Orvieto una mostra sulla conquista di Velzna, ultima città-stato dell'Etruria


Dal 7 settembre all’8 dicembre 2024 il Museo Etrusco “Claudio Faina” presenta la mostra Volsino capto. 265-264 a.C. In esposizione un donario e una testa femminile rinvenuti nell’area sacra di Sant’Omobono a Roma.

Gli spazi del Museo Etrusco “Claudio Faina” a Orvieto sono pronti ad accogliere dal 7 settembre all’8 dicembre 2024 la mostra Volsino capto. 265-264 a.C. La rassegna racconta un episodio centrale nella storia dell’Etruria: la conquista di Velzna (Volsinii, in lingua latina), l’odierna Orvieto, ultima città-stato etrusca a cadere in mano romana negli anni 265-264 a.C. L’episodio è raccontato da uno storico bizantino, Zonara, che narra le sconfitte inanellate da Velzna nei confronti di Roma e che portarono a una delegittimazione delle classi dirigenti locali e a un rivolgimento violento degli assetti istituzionali e sociali.

Nel 265 a.C., l’aristocrazia chiese l’intervento dell’esercito romano che arrivò a saccheggiare la città e a trasferire gli abitanti superstiti sulle alture attorno al lago di Bolsena. Si trattò di uno degli interventi più duri effettuati da Roma all’interno della penisola italiana. La spiegazione si può trovare nella volontà di vendicare un console ucciso durante l’assedio e d’inviare un messaggio a tutte le altre città-stato etrusche in un anno preciso, il 264 a.C. In quel periodo Roma iniziò il confronto con Cartagine per il controllo dei traffici commerciali che avvenivano nel Mediterraneo occidentale. Il 264 a.C. è infatti l’anno d’inizio della prima guerra punica.

La presa di Velzna si deve al console Marco Fulvio Flacco che celebrò quell’evento con un’iscrizione monumentale incisa sui blocchi di peperino che è stata rinvenuta nell’area sacra di Sant’Omobono a Roma, vicino ai templi di Fortuna e di Mater Matuta. L’iscrizione recita “Marco Fulvio Flacco, figlio di Quinto, console, dedicò dopo la presa di Velzna”.

Questa testimonianza storica, suddivisa in quattro frammenti, è il perno della mostra allestita nella città di Orvieto sotto iniziativa della Fondazione per il Museo “Claudio Faina” in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Insieme al donario, ritrovato nel 1961 nell’area di Sant’Omobono, al di sotto del pavimento a lastre di tufo, è esposta una testa femminile in trachite legata al primo Ellenismo conservata attualmente a Roma presso il Museo di scultura antica “Giovanni Barracco”. La sua particolarità risiede nell’iconografia, nella peculiare cifra stilistica e nel pregio della sua alta qualità formale dagli esiti estetici ed espressivi suggestivi. Tra i suoi capelli è stata riconosciuta la corona di edera, uno dei simboli dionisiaci più comuni. L’elemento distintivo del culto di Dioniso supporta l’interpretazione proposta da Giovanni Colonna, secondo cui il personaggio potrebbe essere identificato come una Menade. La mostra è inoltre accompagnata dal catalogo, a cura di Giuseppe M. Della Fina e pubblicato da Palombi Editore. I testi scientifici sono a firma di Claudio Parisi Presicce, Monica Ceci, Francesca de Caprariis, Anna Maria Rossetti e del curatore.

Uno dei donari di Marco Fulvio Flacco. Foto: Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Uno dei donari di Marco Fulvio Flacco. Foto: Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Testa femminile da Orvieto (Inizi III sec. a.C.). Foto: Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali / Alfredo Valeriani
Testa femminile da Orvieto (Inizi III sec. a.C.). Foto: Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali / Alfredo Valeriani

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraVolsino capto. 265-264 a.C.
CittàOrvieto
SedeMuseo Etrusco ?Claudio Faina?
DateDal 07/09/2024 al 08/12/2024
TemiRoma, Arte etrusca, Arte antica

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