Dal 28 marzo al 15 ottobre 2025, il Palazzo dei Priori di Volterra ospita un’importante mostra dedicata a Mino Trafeli (Volterra, 1922 – 2018), a cura di Marco Tonelli: Mino Trafeli: essere moderni / diventare contemporanei 1968-1947 è, in particolare, la terza e conclusiva mostra di un ciclo retrospettivo che il Comune di Volterra, con il sostegno del Comitato per la pubblica fruizione del patrimonio artistico di Mino Trafeli, dedica al primo scultore volterrano che abbia compiuto il passaggio decisivo dalla figurazione alla modernità fino al postmodernismo e alla contemporaneità dei linguaggi plastici.
La città di Volterra è inscindibile dalla storia privata e professionale di Mino Trafeli, figlio e nipote di alabastrai e lui stesso praticante di bottega fin da bambino, che seppe però superare la cultura artigianale e popolare senza mai dimenticarla, ma anzi utilizzando l’alabastro come vero e proprio materiale scultoreo. Aveva già avvertito questo legame di sangue e radici profonde tra la città di Volterra e l’artista, in tempi non sospetti, Giovanni Fumagalli, primo gallerista di Trafeli e fondatore della storica Galleria delle Ore di Milano, dove Trafeli espose quasi ininterrottamente dal 1957 al 1966), presentandolo in catalogo nel 1966: “È certo che Volterra, questa città etrusca tagliata fuori (fino a quando?) dalla cronaca, dove gli echi delle chiacchiere intellettualistiche delle grandi metropoli giungono smorzati e lontani come echi di un altro pianeta … lo nutre come una madre… permettendogli di riflettere sui propri convincimenti, sui propri ideali, con la stessa dura costanza delle radici che, penetrando faticosamente nelle antiche mura che cingono Volterra per trovarvi nutrimento, rinnovano ogni anno la miracolosa nascita di foglie, fiori, frutti”.
Dopo le esposizioni tenute presso Palazzo dei Priori tra 2022 e 2024 dal titolo Gli anni della svolta 2018-1980 e Dall’oggetto allo spazio 1980-1968, la mostra Mino Trafeli: essere moderni / diventare contemporanei 1968-1947 ripercorre la carriera dello scultore volterrano fino alle sue origini moderne, quando nel 1947, dopo anni di “fiorentinismo rinascimentale” e di forzature di suggestioni “strapaese” (a Firenze frequentando personaggi del calibro di Carlo Ludovico Ragghianti e Alessandro Parronchi) iniziò a ispirarsi al cubismo, a Parigi, alla scultura di Boccioni e Mino Rosso, allargando via via il suo orizzonte prima verso il neonaturalismo, poi l’informale e, alla soglia del 1968, verso l’arte oggettuale.
Palazzo dei Priori ospita così la mostra conclusiva dedicata alla sua scultura con opere che vanno dalle prime chine e opere in legno di matrice cubofuturista di figure maschili e femminili del 1947 fino alle sculture in ferro saldato e “cucito” dedicate a figure femminili, animali, radici, madri, per arrivare al ciclo Figura e ambiente in bronzo unitamente a grandi tempere e dipinti degli anni Sessanta, un genere, quello pittorico, che in Trafeli poi convertirà nel corso dei decenni in sculture dipinte, cartelle grafiche e concettoni spaziali, come preannuncia l’opera di datazione più tarda in mostra, una Radice del 1968 in marmo giallo e resina.
Come sintetizza in catalogo Marco Tonelli, curatore della mostra insieme a Marta Trafeli, figlia dell’artista e responsabile dell’Archivio Trafeli, quel che le sue sculture “prodotte tra 1947 e 1968 sembrano anticipare non sarà tanto il concetto e la pratica dell’impossibilità dell’oggetto, né l’uso oggettuale o la valenza ironica a duchampiana, né la felice deriva metafisica mitologica degli anni Ottanta o ancora le sculture di disegno dell’opera tarda ma, paradossalmente, la carica nevrotica, erotica e viscerale dell’uso del proprio corpo a partire dalle azioni teatrali e dalle sculture agibili degli anni Settanta”.
È da qui che inizia l’avventura dirompente, appassionata, a tratti anche brutale e poetica allo stesso tempo e sempre impegnata (agli anni Cinquanta e Sessanta datano diversi suoi monumenti pubblici) di uno scultore che ha protetto la propria libertà lavorando nella solitudine degli studi volterrani ma non isolato dal mondo (basta pensare al suo impegno politico come consigliere e assessore comunale tra anni Quaranta e Cinquanta o al ruolo organizzativo che ebbe nella storica rassegna di arte pubblica Volterra 73), senza contare che tra anni Cinquanta e Sessanta prenderà parte a diverse Quadriennali di Roma e che nel 1964 verrà invitato alla sua prima Biennale Internazionale di Venezia.
Per l’occasione verrà edito un catalogo da Sillabe con contributi di Marco Tonelli, Nico Stringa, Lorenzo Fiorucci.
Figlio e nipote di alabastrai, Mino Trafeli nasce il 29 dicembre del 1922 a Volterra, città in cui inizia a ricevere i primi rudimenti artigianali. Di quel periodo giovanile si conservano poche opere tra cui un Pierrot in alabastro. Ottiene il diploma presso la Regia Scuola Artistica Industriale di Volterra nel 1937, si iscrive al Regio Istituto d’Arte di Firenze, dove nel 1940 ottiene il diploma ed avrà per docenti il critico letterario e storico dell’arte Alessandro Parronchi.
Nel 1944, dopo esser stato richiamato alle armi, rifiuterà di aderire all’esercito repubblichino e si unirà alla Resistenza, grazie ad un amico che lo aveva messo in contatto col movimento clandestino. A partire da questi anni, fino al suo scioglimento, militerà nel Partito d’Azione, dove conoscerà il critico e storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, il padre costituente Piero Calamandrei, il giurista Paolo Barile. Risalgono agli anni compresi tra il 1940 e il 1943 le sue amicizie con lo scrittore Carlo Cassola (di cui eseguirà il monumento funebre nel cimitero di Montecarlo di Lucca) e il gallerista Piero Santi, scrittore volterrano e fondatore della Galleria L’Indiano di Firenze. Inizia così la sua attività politica come Consigliere comunale a Volterra proprio nel Partito d’Azione.
Nel 1965 si sposa con Maria Masti (dal loro matrimonio nascerà nel 1967 la figlia Marta) e l’anno successivo verrà eletto Assessore comunale ai lavori pubblici e all’istruzione e Presidente della commissione per lo studio dei problemi economici, sociali di Volterra e del suo territorio. Sempre nel 1956 inizia la collaborazione con la Galleria delle Ore di Milano di Giovanni Fumagalli, dove esporrà in varie mostre personali (1957, 1961, 1963 e 1966). Nel frattempo prenderà parte anche a diverse Quadriennali di Roma (1955, 1959 e 1965), alla Biennale Internazionale di Scultura di Carrara (1957), alla Triennale di Milano (1959), alla Biennale di San Paolo del Brasile (1963) ed alla Biennale di Venezia (1964), dove sarà notato dai critici Gillo Dorfles ed Enrico Crispolti, coi quali nei decenni successivi e fino alla sua scomparsa terrà rapporti umani e professionali profondi e ininterrotti), tenendo una mostra personale presso la Galleria L’Indiano di Firenze nel 1963. È tra anni Cinquanta e Sessanta che realizza tutti i suoi più rappresentativi monumenti pubblici, tra cui quello al Pescatore di Livorno (1956), ai Caduti in guerra di Lissone (1962), alla Resistenza di Pisa (1966), al Memoriale del 1 luglio 1944 di Volterra (1966) e al Monumento alla libertà di Pomarance (1950-1997). Nel 1964 uscirà la prima monografia sulla sua opera, curata da Franco Russoli, critico d’arte originario di Firenze e direttore della Pinacoteca di Brera di Milano dal 1957 al 1977.
Titolo mostra | Mino Trafeli: essere moderni / diventare contemporanei 1968-1947 | Città | Volterra | Sede | Palazzo dei Priori | Date | Dal 28/03/2025 al 15/10/2025 | Artisti | Mino Trafeli | Curatori | Marco Tonelli | Temi | Novecento, Arte contemporanea, Arte Moderna |