Dal 9 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023, la Fondazione Biscozzi Rimbaud di Lecce organizza una mostra dedicata a Grazia Varisco (Milano, 1937) intitolata Grazia Varisco. Sensibilità percettive, terza rassegna temporanea realizzata dalla nascita della Fondazione, dopo L’artista del bianco nel 2021, che vide per protagonista Angelo Savelli, e L’altra scultura con le opere dello scultore salentino Salvatore Sava (in corso fino al 25 settembre). Grazia Varisco, reduce dalla partecipazione alla Biennale di Venezia nel Padiglione Centrale e da una recente mostra antologica a Palazzo Reale a Milano, presenta negli spazi della Fondazione leccese una mostra di diciassette opere che coprono l’intero arco della sua carriera, dalla fine degli anni Cinquanta al 2009, in un percorso in cui i singoli lavori costituiscono un corpo unitario, pur conservando ciascuno la propria originalità.
Si parte da Tema e svolgimento (1957-1959), risalente al periodo di apprendistato all’Accademia di Brera, “semplice e lieve”, scrive il curatore Paolo Bolpagni nel suo saggio in catalogo, “quasi à la manière de Paul Klee… un rotolo di carta caduto e l’idea di trarre da un simile evento casuale lo spunto per un’interpretazione estetica”. L’opera rivela già la sensibilità percettiva della Varisco e il suo porsi in osservazione e “in ascolto” costante della realtà. Nel 1959-1960 comincia l’avventura del cinetismo con il famoso Gruppo T, che nasce a Milano con la partecipazione della Varisco insieme con Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo e Gabriele Devecchi: la loro poetica è incentrata sul concetto di miriorama, cioè sull’idea della variazione dell’immagine nella sequenza temporale. Nascono le tavole magnetiche di Grazia Varisco, di cui in mostra sono presenti due esemplari (Tavola magnetica a elementi quadrati del 1959 e Tavola magnetica trasparente “Filamenti liberi” del 1960), con elementi fissati al supporto tramite magneti e quindi spostabili: oggetti semplici, dalle forme regolari e geometriche, oppure filamentose e aree. “Per Grazia Varisco”, spiega Bolpagni, “è anche un invito al gioco, ma la componente ludica, che pure è presente e importante, non esaurisce il significato di questi lavori, che implicano la partecipazione attiva dello spettatore e la moltiplicazione delle possibili configurazioni dell’opera stessa, che perde la sua aura di compiutezza definitiva”.
Della stagione cinetica, ultima grande avanguardia europea (che ebbe tra i suoi precursori futuristi, dadaisti, bauhausiani e costruttivisti, e di cui si ricordano mostre storiche a Parigi, Zagabria, Milano e New York) in mostra si trovano quattro opere di Grazia Varisco: Oggetto cinetico luminoso (1962), Variabile + Quadrionda 130, Scacchiera nera (1964), +Rossonero- (1968) e Oggetto ottico-cinetico (1968-1969), i primi due dotati di motore elettrico e dunque di un movimento connaturato all’opera stessa. Qui la Varisco si basa sul concetto di frammentazione della luce, realizzata in diversi modi: “una immagine”, scrive Bolpagni, “generata da configurazioni che appaiono e scompaiono alternatamente, prodotte dall’interferenza tra dischi rotanti nei quali sono intagliate trame che lasciano filtrare la luce suscitata dalla sorgente elettrica; oppure Reticoli frangibili e Mercuriali, costruiti con vetri industriali a rilievi regolari e superficie lenticolare, che cambiano, con il mutare della posizione dell’osservatore, la percezione di ciò che è contenuto nella scatola (schemi geometrici colorati o borchie di acciaio ‘fluidificate’ dall’effetto di rifrazione, così da innescare un continuo spostamento del punto di vista, una situazione d’instabilità tipica dell’accadere della realtà)”.
Conclusa l’esperienza del Gruppo T, Grazia Varisco prosegue il proprio percorso in autonomia, seguita da critici attenti come Ballo, Belloli e Dorfles, realizzando nel 1966 la sua prima mostra personale. Negli anni Settanta l’artista sperimenta la manipolazione libera della carta e del cartoncino e l’apertura programmatica all’azione perturbante del caso, mantenendo sempre al centro l’analisi dei meccanismi percettivi. Nascono serie fortunate come le Extrapagine e gli Extralibri: in mostra sono presenti quattro lavori come Meridiana 2 (1974), Extralibro (1975), Spazio potenziale (1976) e Extrapagina “Spartito musicale” (1977).
“Gli Spazi potenziali”, prosegue Bolpagni, “segnano un altro momento importante: la Varisco qui si diverte ad aprire, scomporre e ricomporre i telai di ferro delle sue opere, in un’investigazione maieutica che implica anche un protendersi verso la tridimensionalità già riscontrato nella Meridiana, dove le strisce metalliche aggettanti creano l’immagine insieme con l’ombra da esse proiettata, in un meccanismo percettivo che è sempre mutevole e instabile”.
Nella seconda metà degli anni Ottanta, la Varisco crea il ciclo Fraktur, con l’osservazione degli angoli di raccordo tra due o tre piani ortogonali e uno studio delle soglie e delle disarticolazioni. In mostra si trovano Implicazioni B (1986), Incastro giallo (1987) e Fraktur - Ferro 1 (1997). E poi, degli anni Duemila, Quadri comunicanti (2008) e Filo rosso (2009). La mostra si chiude con Silenzi (2006), articolazione di piani e vuoti prodotta dalla sovrapposizione di semplici telai: un altro salto concettuale per interpretare il mondo di un’artista visionaria e ad alto tasso di creatività.
La Fondazione Biscozzi | Rimbaud, nata nel 2018 per volontà di Luigi Biscozzi (1934-2018) e di sua moglie Dominique Rimbaud e aperta al pubblico dal 2021, costituisce per la Puglia un centro d’eccellenza per l’arte contemporanea. La peculiarità della Fondazione, oltre alla collezione permanente che comprende i nomi più importanti delle arti visive del XX secolo – de Pisis, Martini, Prampolini, Albers, Magnelli, Veronesi, Melotti, Burri, Dorazio, Birolli, Tancredi, Scanavino, Consagra, Azuma, Dadamaino, Bonalumi, Savelli, Schifano e molti altri, – è quella di caratterizzarsi come uno spazio dinamico e aperto, che interagisce con il territorio e le sue istituzioni culturali. La Fondazione si pone come obiettivo quello di attrarre e incentivare l’attenzione di un pubblico più vasto e intergenerazionale verso la fruizione dell’arte contemporanea, concependo i propri ambienti come veri e propri laboratori d’apprendimento e formazione.
Apertura della mostra: dal martedì alla domenica dalle ore 16 alle 19; l’ultima domenica di ogni mese dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Biglietto d’ingresso: 5 euro (comprensivo anche di visita dell’esposizione permanente della Fondazione); 3 euro per la sola visita della mostra. Biglietto ridotto: 3 euro (comprensivo anche di visita dell’esposizione permanente della Fondazione) per gruppi superiori alle 15 unità, minori di 18 anni, scolaresche (della primaria e delle secondarie), studenti di università, accademie d’arte e conservatori provvisti di tesserino, insegnanti; per tutti, salvo le gratuità prevista, nell’ultima domenica di ogni mese. Biglietto gratuito per bambini fino ai 6 anni, diversamente abili (e accompagnatore), un accompagnatore per ogni gruppo, soci ICOM, militari e forze dell’ordine con tesserino, guide turistiche, giornalisti con tesserino Informazioni: www.fondazionebiscozzirimbaud.it
Nell’immagine: Grazia Varisco, Oggetto ottico-cinetico (1968-1969; legno, vetro industriale Q.250, borchie di acciaio, 42 x 82,7 cm)
Titolo mostra | Grazia Varisco. Sensibilità percettive | Città | Lecce | Sede | Fondazione Biscozzi Rimbaud | Date | Dal 09/10/2022 al 08/01/2023 | Artisti | Grazia Varisco | Curatori | Paolo Bolpagni | Temi | Arte contemporanea, Arte cinetica |
Lecce, una piccola mostra per ripercorrere l'intera carriera di Grazia Varisco |