Il museo M9 – Museo del ‘900 di Mestre ospita dal 21 giugno 2024 al 12 gennaio 2025 un’importante mostra del fotografo canadese Edward Burtynsky (St. Catharines, 1955), intitolata BURTYNSKY: Extraction / Abstraction. La rassegna intende offrire al pubblico una panoramica sulla lunga carriera di Burtynsky, esplorando il tema delle incursioni industriali su larga scala e l’impatto dell’attività umana sugli ecosistemi. Curata da Marc Mayer, ex direttore della National Gallery of Canada e del Musée d’Art Contemporain di Montreal, con un progetto allestitivo di Alvisi Kirimoto, questa è la più grande mostra mai realizzata sull’opera di Burtynsky. Dopo il successo della sua presentazione alla Saatchi Gallery di Londra, l’esposizione arriva per la prima volta in Italia.
BURTYNSKY: Extraction / Abstraction si focalizza sul paesaggio e il cambiamento climatico, esplorando le interazioni tra uomo e ambiente e indagando le conseguenze ambientali del sistema industriale, un tema centrale nella produzione di Burtynsky. L’artista, noto in Italia per il progetto Anthropocene del 2019, invita gli spettatori a riflettere sull’impatto dell’uomo sugli habitat terrestri, andando oltre la superficie delle sue immagini per comprendere il futuro degli ecosistemi. La mostra si articola in sei sezioni tematiche che illustrano i principali campi di azione di Burtynsky, con oltre 80 fotografie di grande formato, 10 murales ad altissima definizione e alcuni strumenti fotografici innovativi, inclusi i droni. Inoltre, l’esposizione integra elementi che dialogano con la narrazione del Museo sulle trasformazioni del Novecento.
Al secondo piano del museo, nove fotografie della campagna fotografica commissionata dalla Fondazione Sylva nel 2022 documentano gli effetti della Xylella sugli olivi pugliesi, un disastro ambientale che evidenzia gli effetti del cambiamento climatico anche in Italia.
Nella nuova sala M9 Orizzonti verrà inoltre proiettato il cortometraggio In the Wake of Progress (2022), coprodotto da Burtynsky e il celebre produttore musicale Bob Ezrin, con musiche originali di Phil Strong. Il cortometraggio sarà presentato in modalità immersiva e per la prima volta in Italia. La mostra sarà accompagnata da un programma di incontri e proiezioni sui temi dell’Antropocene, della transizione energetica e della sostenibilità ambientale, che si terrà nell’Auditorium “Cesare De Michelis.”
La mostra è patrocinata dalla Regione del Veneto, dal Comune di Venezia, dall’Ambasciata del Canada, dall’Università Ca’ Foscari Venezia e dalla Fondazione CMCC - Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. È supportata da Official Partner come la Camera di Commercio di Venezia e Rovigo, BRT e Trenitalia. La realizzazione della mostra vede la collaborazione di Fondazione Sylva, Intesa Sanpaolo, Confindustria Veneto Est, Vela / Venezia Unica, Gruppo Save e altri partner. I media partner dell’evento sono Rai Cultura, Rai Radio 3 e Domus, con la Communication Partner Multistudio di Treviso.
Gli orari d’apertura: nel periodo giugno-agosto da mercoledì a venerdì ore 10-18 e sabato e domenica ore 10-19. Nel periodo settembre-gennaio da martedì a venerdì ore 10-18 e sabato e domenica ore 10-19. Biglietti: 10 € intero, 8 € ridotto (per minori da 7 a 18 anni; studenti fino a 26 anni con Carta dello Studente o tesserino/libretto universitario; residenti dei Comuni di Venezia, Mira, Spinea, Martellago, Scorzè, Mogliano Veneto, Marcon, Quarto d’Altino e Mirano; visitatori di età superiore ai 65 anni; beneficiari di convenzioni in essere), 8 € ridotto gruppi (tariffa a persona; min. 10, max 30 persone);, 5 € ridotto Studenti universitari nella giornata di giovedì, 20 € ridotto Famiglia (2 adulti e un minore da 7 a 18 anni; + 2 euro per ogni minore in più). L’ingresso mostra permanente + mostra di Burtynsky costa 15 euro l’intero, 12 euro il ridotto. Gratis per titolari di M9 Card; soci ICOM; minori fino a 6 anni; persone diversamente abili; 1 accompagnatore per gruppo; 1 accompagnatore per persona diversamente abile; guide turistiche con tesserino. Giovedì ingresso gratuito dalle ore 15 fino alla chiusura delle casse per i residenti della Città Metropolitana di Venezia. Questa tipologia di biglietto è emessa esclusivamente in biglietteria.
Alvisi Kirimoto firma il progetto di allestimento per la mostra BURTYNSKY: Extraction/Abstraction e ripercorre il lavoro del fotografo in linea con la visione curatoriale di Marc Mayer, articolando il percorso espositivo nei diversi spazi del museo e principalmente nella sala al terzo piano dedicata alle esposizioni temporanee. Proprio in questa sala la mostra si sviluppa attorno alla “Scheggia”, una struttura autoportante collocata al centro della sala principale, realizzata dallo studio per una precedente esposizione. Costituita da tre fogli piegati di forma irregolare, la Scheggia si distingue come un elemento deciso che scandisce lo spazio e modella l’identità della mostra, consentendo una fruizione ottimale delle opere esposte. Le immagini presentate includono potenti fotografie incorniciate, murales di grandi dimensioni e un’esperienza di realtà aumentata, offrendo un racconto visivo intenso dell’impatto dell’azione umana sul pianeta.
Il percorso si sviluppa su due fronti: le pareti esistenti del museo e della Scheggia dalle diverse giaciture, e le nuove superfici espositive che scandiscono lo spazio ortogonalmente. Queste includono i Mural Wall e i Totem, elementi bifacciali posizionati parallelamente tra di loro che ospitano le opere e, con rigore, danno ritmo allo spazio.
Al primo piano, la nuova sala M9 Orizzonti ospita l’installazione immersiva In the Wake of Progress (“Sulla scia del progresso”), mentre lo spazio del secondo piano è concepito come un ambiente introduttivo che offre un primo sguardo sulla carriera di Burtynsky. Qui, un grande banner valorizza la tripla altezza del museo con l’opera Shipyard #11, Qili Port, Zhejiang Province, China, 2005. Sempre al secondo piano, è esposto il ciclo di fotografie Xylella Studies, che documenta il disastro del batterio sugli ulivi in Puglia.
Il terzo piano, un ambiente di oltre 1200 mq, è interamente dedicato alla mostra, e suddiviso dalla Scheggia in tre sezioni principali: Abstraction (“Astrazione”), che esplora le tecniche dell’artista e la somiglianza delle sue fotografie con l’arte astratta; Extraction (“Estrazione”), Manufacturing and Infrastructure (“Industria manifatturiera e infrastrutture”), Agriculture (“Agricoltura”) e Waste (“Rifiuti”), ossia i cinque temi centrali indagati da Burtynsky; infine Archive of Process (“Archivio dei processi”), che esamina i metodi di lavoro dell’artista, la sua evoluzione tecnica e racconta la storia professionale del fotografo, mostrando gli strumenti utilizzati durante la sua carriera.
La mostra prende il nome da una coincidenza di sinonimi. “Estrazione” rimanda all’attività mineraria, uno dei soggetti più importanti per Edward Burtynsky. “Astrazione” è un sinonimo di estrazione e rinvia anche all’astrattismo, l’approccio pittorico tipico di Burtynsky.
La prima sezione, Abstraction, parte dall’arte astratta, nata all’inizio del ventesimo secolo come rottura radicale con i vecchi metodi artistici. Invece di rappresentare figure, oggetti o paesaggi riconoscibili esplora la forma, la struttura e il colore in quanto tali. Nel stesso periodo nascevano l’industria agricola, la produzione di massa, le miniere di superficie e il motore a combustione interna che hanno cambiato il nostro stile di vita. Mentre gli artisti moderni inventavano nuovi linguaggi emotivi, gli industriali costruivano una nuova realtà, estranea al mondo naturale e tutt’altro che sostenibile. Le fotografie di Edward Burtynsky ci catturano con frequenti allusioni alle convenzioni dell’astrattismo. Capita di apprezzarne la bellezza astratta prima di riconoscere i luoghi della fatica e, troppo spesso, della follia umana.
Si passa poi a Extraction: si riflette su come il fiorente settore dell’estrazione mineraria dissotterri i materiali su cui si basa il nostro moderno stile di vita. Ma scavare gallerie nelle profondità della crosta terrestre è solo uno dei modi usati per ricavare preziose materie prime. I minatori che sfruttano le miniere a cielo aperto fanno brillare con gli esplosivi i tesori sepolti. L’industria del petrolio e del gas estrae i combustibili fossili mediante trivellazione, pompaggio, lavaggio e fracking. I raccoglitori di sale usano l’evaporazione. In un secolo di esplosione demografica le aree del pianeta non inalterate dalle attività umane sono scomparse, come si vede chiaramente dal proliferare delle microplastiche e dagli effetti sistemici del riscaldamento globale causato dagli esseri umani. Molti scienziati sostengono che abbiamo lasciato l’Olocene, l’era geologica iniziata alla fine dell’era glaciale, per entrare nell’Antropocene, l’era segnata dalle azioni di un’unica specie: la nostra.
Si passa poi a Manufacturing and Infrastructure, dedicata al tema dell’industria. Per generazioni le macchine ci hanno aiutato ad esaudire i nostri desideri e a soddisfare le nostre necessità. Ora invece sono spesso gli esseri umani ad assistere le macchine, le quali hanno sempre meno bisogno di noi. Una parte importante del lavoro di Burtynsky riguarda l’industria manifatturiera, dallo sfruttamento della manodopera in Cina e nelle sue società controllate all’estero, fino agli stabilimenti automobilistici tedeschi in Sudafrica, dove il lavoro è svolto quasi interamente da robot. Ciò che le fabbriche non producono, lo trasformano. Burtynsky è cresciuto in mezzo alle fabbriche. Suo padre lavorava in uno stabilimento di assemblaggio di automobili dove poi lui stesso ha lavorato, per pagarsi gli studi universitari. La scala immane del mondo delle fabbriche - ciò che Burtynsky ha definito il “sublime industriale” – lo affascina fin dall’infanzia. Le infrastrutture sono costituite da ponti, dighe, strade, fognature, reti elettriche e di telecomunicazione e così via, necessarie al funzionamento delle nostre società ed economie. Controllano l’acqua, trasportano l’energia, smaltiscono i rifiuti e si rapportano con le condizioni meteorologiche. Molte fotografie di Burtynsky si concentrano sulle infrastrutture - un tema che ha affrontato in serie diverse come Railcuts, del 1985, e African Studies, del 2022. Se il nostro habitat è il soggetto generale, la natura, sempre più artificiale, dell’ambiente in cui viviamo è il messaggio finale: pur di adattare il pianeta alle nostre esigenze, lo abbiamo completamente rimodellato.
Ecco poi Agriculture, dedicata al tema dell’agricoltura. Sul nostro pianeta vivono più di otto miliardi di persone e tutti abbiamo bisogno di mangiare. Circa il 75% della popolazione mondiale mangia regolarmente carne, il che corrisponde a circa ventitré miliardi di animali che sono allevati come bestiame ma devono anch’essi essere nutriti. Se sommiamo tutte le persone, il bestiame e gli animali domestici, l’agricoltura globale deve nutrire ogni giorno più di trentuno miliardi di creature affamate. Di conseguenza, circa il 38% della superficie terrestre è oggi terreno agricolo. Con l’aumento della popolazione cresce anche il nostro bisogno di cibo e di terreni per produrlo. Questo ha un costo enorme: il disboscamento di amplissime aree di antiche foreste, l’esaurimento delle falde acquifere per irrigare campi in terreni aridi, l’infiltrazione di pesticidi e fertilizzanti tossici nell’ambiente e le continue emissioni di gas serra quasi ad ogni fase della produzione alimentare.
Le fotografie di Burtynsky ci mostrano la natura e la scala di questo settore, insieme ad alcuni suoi aspetti meno conosciuti. L’interesse di questo artista per l’agricoltura lo ha portato a conoscere esempi molto particolari: le vaste distese geometriche dell’irrigazione circolare, le trame surreali dell’aridocoltura e le immense monocolture di un solo colore. Le sue immagini ci mostrano l’ingegno stupefacente che abbiamo sviluppato per coltivare il cibo, per quanto distruttive siano alcune di queste pratiche.
Parla invece di rifiuti la sezione successiva, Waste. Dal cibo ai transatlantici, nulla di ciò che produciamo scompare completamente quando viene buttato via. Le cose possono essere trasformate in qualcosa di diverso – possibilmente di buono – oppure restare le stesse per sempre. Chiamiamo rifiuti “buoni” quelli biodegradabili e non dannosi per la natura, ma senza opportuna ossigenazione anche il compost produce metano, che è un pericoloso gas serra. La gestione dei rifiuti è un problema fin dalla preistoria eppure la soluzione sembra sempre più lontana. Per la sopravvivenza sul nostro pianeta è urgente capire come smaltire i rifiuti o, meglio ancora, come evitare di produrli. Sappiamo, per esempio, che la plastica è particolarmente dannosa perché in molte delle sue forme non è biodegradabile. A seconda del tipo, può impiegare centinaia di anni a decomporsi, lasciandoci comunque in eredità microscopiche nanoplastiche. È utilizzata in quasi tutto ciò che produciamo e la troviamo ovunque, persino nel nostro corpo. Dall’interesse di Burtynsky per i rifiuti sono nate alcune delle sue opere più conosciute, tra cui un esempio memorabile è la serie Shipbreaking, che risale ai primi anni 2000 e rappresenta un vero punto di svolta nella sua carriera. Da allora Burtynsky ha fotografato colossali cimiteri di pneumatici in California, enormi impianti di riciclo di componenti elettroniche in Cina, una gigantesca discarica di plastica in Kenya. Sotterrare, bruciare, trasformare, riciclare… il destino dei rifiuti ha ispirato immagini potentissime a un artista che ci mostra il ciclo completo della modernità industriale.
Infine, l’ultima sezione s’intitola Archive of Process. La carriera di Edward Burtynsky è andata di pari passo con i più grandi cambiamenti tecnologici avvenuti nella fotografia dalla sua invenzione nel 1839. Il suo lavoro ha infatti anticipato innovazioni che sono poi divenute la norma, come lo scatto a distanza e la stampa digitale. Nel 1986 Burtynsky fondò la Toronto Image Works, un servizio di elaborazione e stampa fotografica rivolto soprattutto agli artisti. Questa attività gli permetteva di accedere tempestivamente alle attrezzature e alle tecniche più recenti, non appena si affacciavano sul mercato. Da allora Burtynsky ha proseguito l’attività imprenditoriale con la realtà aumentata e la stampa 3D, entrambe estensioni della sua fotografia. Pur essendo molto noto come artista, questa sezione della mostra racconta un Edward Burtynsky meno conosciuto: il tecnico all’avanguardia. La mostra ripercorre gli ultimi decenni della sua evoluzione nella tecnica fotografica e mostra alcune delle macchine fotografiche e dei dispositivi da lui utilizzati. Si vedono in questa sezione anche fotografie inedite di Burtynsky al lavoro, scattate mentre utilizza tecnologie analogiche e digitali in vari momenti e luoghi della sua carriera. Negli anni della formazione Burtynsky ha sempre tenuto un diario. In mostra è esposto anche un documento originale, aperto ad una pagina significativa: una sorta di primo credo dell’artista, risalente all’ottobre 1983.
“Siamo veramente orgogliosi di presentare oggi questa mostra dallo straordinario valore artistico”, ha dichiarato Vincenzo Marinese, Presidente di Fondazione di Venezia. “Grazie alla collaborazione con uno dei più grandi fotografi in attività, BURTYNSKY: Extraction / Abstraction ha per M9 un significato molto importante, perché consolida e riconosce il posizionamento internazionale del Museo e, allo stesso tempo, arricchisce il suo percorso di crescita quale punto di riferimento per il territorio: un ruolo che, grazie a questa mostra, si rinforza attivando un dialogo aperto sui grandi temi dei nostri giorni”.
“Con questa splendida esposizione, M9 prosegue il suo racconto intrecciato tra le storie del Novecento e i loro segni nel presente attraverso i linguaggi dell’arte”, commenta Serena Bertolucci, Direttrice di M9 - Museo del ’900. “La missione di M9 è invitare i visitatori a porsi nuovi interrogativi sulle sfide e le urgenze dei nostri tempi: attraverso le magnifiche testimonianze di Burtynsky, vogliamo porre un nuovo sguardo sull’eredità dell’età industriale sul pianeta, indagando il rapporto tra uomo e natura”.
“BURTYNSKY: Extraction / Abstraction rappresenta non solo un momento importante della mia carriera ultraquarantennale”, spiega l’artista, “ma anche un’occasione di dialogo sulla nostra eredità ambientale globale. Dopo la prima tappa a Londra, l’impegno di M9 - Museo del ’900 nell’esplorare le questioni contemporanee attraverso esperienze innovative fornisce lo sfondo ideale per esaltare il mio lavoro. Con la sua attenzione alle odierne sfide sociali, è un luogo perfetto per accogliere le mie opere e offre uno spazio emozionante in cui riflettere sulle conseguenze ecologiche dell’industrializzazione e sulla complessa interazione tra progresso umano e gestione dell’ambiente. Grazie alla curatela di Marc Mayer, questa mostra mette anche a fuoco molti dei riferimenti storico-artistici e delle influenze della pittura sul mio lavoro”.
“Le fotografie di Burtynsky”, ha dichiarato Marc Mayer, curatore della Mostra, “dimostrano che, dal punto di vista industriale, viviamo ancora nel ventesimo secolo, dal momento che il nostro ambiente continua a subire le conseguenze di un insostenibile deterioramento. Per esplicitare la sua visione, l’artista recupera l’estetica del XX secolo, nella forma dinamica di un espressionismo astratto, fondendo così le eredità materiali e spirituali del secolo scorso, in un corpus coerente ed emotivamente potente”.
Titolo mostra | BURTYNSKY: Extraction / Abstraction | Città | Mestre | Sede | M9 - Museo del '900 | Date | Dal 21/06/2024 al 12/01/2025 | Artisti | Edward Burtynsky | Curatori | Marc Mayer | Temi | Fotografia |