La Galleria Caretto&Occhinegro di Torino, da sempre specializzata in arte fiamminga, apre la stagione autunnale con la mostra Da Massys a Porbous: il ‘500 fiammingo, dal 31 ottobre al 20 dicembre 2018: sarà presentata in occasione della partecipazione della galleria alla fiera Flashback - Tutta l’arte è contemporanea (stand 45) e proseguirà presso la sede della galleria. “Molti dei dipinti presentati”, si legge in una nota, “sono il frutto di più di un anno di ricerca, raccolta e studio, prestando la massima attenzione alla riscoperta attributiva (con schede curate dai massimi esperti internazionali) e alla provenienza, sovente da importanti collezioni private italiane ed estere. Il nucleo di opere fiamminghe del ‘500, pertanto, si configura come un’offerta unica sullo scenario dell’attuale mercato degli old masters”.
La mostra, che rievocherà l’Anversa del Cinquecento, una sorta di Firenze del nord europa sia economicamente sia artisticamente, parte da quella che è considerata la sua “punta di diamante”, ovvero la Vergine in preghiera di Jan Massys (Anversa, 1509 - 1575). L’opera, che gode dell’unanime consenso della comunità accademica e che verrà pubblicata nella monografia su Massys di prossima uscita (a cura di Maria Clelia Glassi) è un raro esempio dei livelli toccati dai maestri di prim’ordine del Cinquecento. Jan Massys fu un autore prolifico, che lavorò per un periodo anche a Genova, dove lasciò alcuni dei suoi primi capolavori. La tavola, che appare ora sul mercato dopo più di un secolo di permanenza in collezione privata, riporta tutti i crismi della poetica del pittore fiammingo: nel leggero accenno di sorriso, nella lirica vivacità degli occhi, animati da uno spirito mutevole ed enigmatico, nell’affusolata architettura della mani e, soprattutto, nell’incarnato di porcellana che caratterizza l’intera figura, quasi si fosse al cospetto di una statua infusa di spirito e levigata in quella perfezione formale che distingue un Maestro da un semplice artigiano.
Dal contesto culturale della bottega dei Massys proviene anche l’Ecce Homo del Maestro del Santo Sangue: si tratta di un’opera dal potente simbolismo, capace di imporsi allo spettatore con la forza di una visione quasi metafisica, vera e propria conquista di quell’arte fiamminga delle origini, che come nessun’altra seppe coniugare realtà e simbolo. Un altro eccezionale ritrovamento è costituito dallo sportello raffigurante l’Ascensione, di Adrian van Overbeke (Anversa, notizie dal 1508 a l529). L’opera, proveniente da un’importante collezione romana, fa parte di un monumentale politico dedicato alla Passione di Cristo, di cui la maggior parte dei pannelli è attualmente conservata presso alcuni dei più importanti musei del mondo, quali il Bonnenfanten Museum di Maastricht. Il ritrovamento di uno degli ultimi sportelli mancanti è una fondamentale scoperta dal punto di vista storico-artistico e un’importante aggiunta al catalogo di questo maestro anversese che si distinse per la forme caratteristiche e stravaganti, per l’accentuato colorismo e le soluzione spaziali estreme e anticlassiche: ne è riprova la scelta di mostrare Cristo mentre viene inghiottito da un autentico squarcio spazio-temporale che si apre nelle nuvole e lascia spazio all’oro dell’Infinito Metafisico.
La mostra non espone solo soggetti religiosi, ma dà anche ampio spazio al paesaggio delle origini (con opere di Gillis Mostaer e Henri met de Bles) ed alla ritrattistica. In quest’ultimo genere, spiccano il Ritratto di uomo con lettera di Nicolas Neufchatel (Anversa?, 1527 - Norimberga, 1590 circa), anche conosciuto come Nicolas Lucides, pittore profondamente amato da Federico Zeri, che condusse uno dei primi e pioneristici studi sull’autore, indagandone le sottili relazioni con la coeva pittura veneziana e con lo stile eclettico di Cornelis di Lyon. Si prosegue poi con il Ritratto di giovane uomo di Frans Porbous I (Bruges, 1545 - Anversa, 1581): le caratteristiche dell’uomo nel ritratto, con l’epidermide delicatamente modellata, il viso ovale, gli zigomi alti, il naso tondeggiante e gli occhi vivaci sono narrate con spiccato acume. Lo sguardo è diretto allo spettatore e lo segue con attenzione. Il ritratto nel suo insieme è un astuto studio psicologico di un uomo nel fiore degli anni, presumibilmente verso i trent’anni. Questo piccolo ritratto proviene da una prestigiosa provenienza: la collezione del Duca di Hamilton durante il XIX secolo e, successivamente, attraverso alcune nobili proprietà, una collezione romana patrizia. Tutti i passaggi di proprietà, dal 1882, sono documentati attraverso le etichette apposte sul retro del dipinto.
Chiude idealmente la rassegna la Madonna con Bambino e san Giuseppe di Adam van Noort (Anversa, 1561 - 1641). Maestro di Rubens e tra i migliori rappresentanti del così detto “romanismo”, quella corrente fiamminga che, per prima, si aprì allo studio della cultura figurativa italiana, unendo influenze classiche a quelle desunte da Michelangelo e Raffello. L’opera, una volta appartenuta al celebre collezionista Jacq Goudstikker, è un monumentale saggio di italianismo e segna il passaggio dall’arte fiamminga del Cinquecento a quella del secolo successivo, rendendo completo il racconto dell’evoluzione stilistica che la mostra di Caretto&Occhinegro si pone tra i suoi obbiettivi.
La mostra è accompagnata da un catalogo in formato digitale, che può essere richiesto direttamente contattando la Galleria. Per maggiori informazioni è possibile telefonare al numero 338 87 123 26, inviare una mail a info@carettoeocchinegro.com, oppure visitare il sito www.carettoeocchinegro.com.
Nell’immagine: Jan Massys, Vergine in preghiera (1552; olio su tavola)
Titolo mostra | Da Massys a Porbous: il ‘500 fiammingo’ | Città | Torino | Sede | Galleria Caretto&Occhinegro | Date | Dal 31/10/2018 al 20/12/2018 | Temi | Cinquecento |
Torino, il Cinquecento fiammingo è in mostra da Caretto e Occhinegro |