Quattordici elementi e sei disegni autografati da Alessandro Mendini (Milano, 1931 - 2019) costituiscono il fulcro di un originale progetto espositivo intitolato Visi in mostra dal 19 marzo al 16 giugno 2024 ideato da Aldo Colonetti e Archivio Alessandro Mendini, presentato presso la Biblioteca Nuova Manica Lunga della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, in memoria di uno dei più illustri designer italiani, scomparso cinque anni fa. Realizzata in collaborazione con l’Archivio Alessandro Mendini e con Codiceicona, questa capsule d’arte è dedicata alla ricerca di Mendini attorno alla potenza del corpo come matrice del progetto. Il volto è il focus di questa raccolta di lavori realizzati tra il 1987 e il 2018. È del 1996 il disegno a pastello di un viso che è ritratto e maschera assieme, idea e oggetto allo stesso tempo. Della Lampada di Milo, ideata nel 1988, in mostra ci sono sia l’oggetto realizzato che i disegni preparatori: nel 2020 Codiceicona ha reintrodotta la lampada in produzione, dimostrando la sua attualità nel linguaggio e nello stile. Codiceicona è brand culturale e società benefit con sede a Verona che in questi anni si è dedicata infatti a “individuare e ridare vita a oggetti di design progettati dai maestri del ’900 Italiano, attraverso l’acquisizione dei diritti di edizione e la valorizzazione del know-how, nel rispetto di ciascun progetto originario”. L’esposizione alla Biblioteca Manica Lunga rappresenta un approfondimento preciso all’interno di un tributo più ampio che celebra il lavoro e il patrimonio culturale di Alessandro Mendini. A partire dal 13 aprile, Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain presenteranno, in collaborazione con l’Archivio Alessandro Mendini, la grande retrospettiva curata da Fulvio Irace intitolata “Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini”, citando uno dei suoi autoritratti più emblematici.
“Per questa mostra alla Fondazione Cini, abbiamo pensato di indagare il tema del viso, uno degli aspetti più affascinanti dell’opera di nostro padre Alessandro Mendini. Particolarmente interessato all’antropomorfismo, spesso ha progettato oggetti e cose con sembianze umane, volti, teste o anche soltanto occhi. Nella vastissima iconografia del suo lavoro, abbiamo individuato alcuni degli oggetti che rappresentano questo argomento figurativo. Sono disegni, vasi e sculture, espressi in diversi linguaggi materici, dall’argento e metalli, alla ceramica, al vetro, al mosaico”, hanno spiegato Elisa e Fulvia Mendini, che curano l’Archivio Alessandro Mendini.
Lo stesso Alessandro Mendini, nei suoi appunti sottolineava quanto il viso umano rappresentasse per lui “Un mezzo e un fenomeno primario di autoprogettazione”, nel senso che “Il viso è un luogo, un supporto pittorico, una superficie decorativa, elemento basico del progetto del “senso” di ogni persona, di ogni uomo in quanto attore sulla scena del mondo”.
“Mendini è anche l’analista di se stesso che si svela attraverso una straordinaria cultura e conoscenza delle tecniche, dei materiali ma soprattutto dei riti e dei miti che danno senso alla nostra esistenza, senza svelarsi mai completamente, ma mandando una serie di messaggi, non sempre decifrabili perché rappresentano il “portato” di un pensiero che viene da lontano e che non potrà mai approdare a un porto sicuro”, dichiara Aldo Colonetti, autore del testo che accompagna l’esposizione.
“Dopo le mostre dedicate a Gillo Dorfles e a Luciano Baldessari, piccole ma accurate e innovative finestre sui grandi protagonisti dell’arte e del design del Novecento, la Sala Mostre della Biblioteca Manica Lunga si dedica ora a uno dei maggiori interpreti della creatività e dell’inventiva italiana: Alessandro Mendini. La mostra VISI ripercorre con un taglio tematico la ricerca antropomorfica del designer narrando a lampi di ispirazione la sua visione delle potenzialità dell’arte”, sottolinea Renata Codello, Segretario Generale della Fondazione Giorgio Cini
Alessandro Mendini è nato a Milano (1931-2019).
Da ragazzo è vissuto in una casa borghese disegnata da Piero Portaluppi, nel fascino dei quadri di Savinio, Severini, Campigli, Morandi, e molti altri autori, presenti nella collezione di pittura moderna dei suoi parenti, esposta al pubblico dal 2003 nella Casa Museo Boschi Di Stefano di Milano. Questo ambiente visivo è stato basilare per la sua formazione. Laureatosi architetto, ha avuto riferimenti diretti in Rogers, Nizzoli e Gio Ponti. Interessato a scrivere e a teorizzare, oltre che disegnare, ha diretto in successione le riviste Casabella (1970-1976), Modo (1977-1981) e Domus (1980- 1985; 2010- 2011) e ha pubblicato i libri Paesaggio Casalingo (1978), Architettura addio (1981), Progetto infelice (1983), La Poltrona di Proust (1991-2021), Scritti (2004) e Scritti di Domenica (2016).
Nelle sue pubblicazioni Mendini ha promosso una visione audace dell’architettura, caratterizzata da un eclettismo e una coerenza fluida. Ha adottato l’immagine del caleidoscopio per descrivere il suo approccio, inteso come un continuo movimento di frammenti visivi provenienti dall’immaginario contemporaneo. Negli anni Settanta è stato un punto di riferimento per il design post-moderno, difendendo il Banale e il Kitsch come strumenti per ravvivare l’architettura funzionalista e severa. Tra il 1979 e il 1991, Mendini ha fondato Alchimia, un rinomato gruppo di radical design, con l’obiettivo di ibridare le diverse discipline artistiche. Questa esperienza lo ha spinto verso il design radicale, l’architettura neo-moderna e un approccio al progetto caratterizzato da elementi calligrafici, cromatici, simbolici, romantici e problematici. Da allora ha creato un universo fantastico di oggetti, mobili, prototipi, installazioni e ambienti, spesso caratterizzati da complessità, polemiche, ironia e un’aura letteraria. Ha collaborato con numerose aziende di design come Alessi, Bisazza, Hermés, Philips, Kartell, Swatch e Venini, oltre ad essere stato consulente per diverse industrie in Corea per questioni di immagine e design. Pur non essendo fortemente coinvolto nell’insegnamento, ha trascorso alcuni anni come docente presso la Hochschule für Andgewandte Kunst di Vienna ed è stato tra i fondatori della Domus Academy. Inoltre, è stato nominato professore onorario presso il Consiglio Accademico della Guangzhou Academy of Fine Arts in Cina. Chevalier des Arts et des Lettres in Francia, ha ricevuto l’onorificenza dell’Architectural League di New York, la cittadinanza onoraria della città di Gwangju in Corea ed è stato fatto membro onorario della Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme. Gli è stato attribuito il Compasso d’oro nel 1979 per la rivista Modo, nel 1981 per la Ricerca sul Decoro e nel 2014 ha ricevuto il Compasso d’oro alla carriera. Gli sono state riconosciute le Lauree Honoris Causa al Politecnico di Milano, all’Ecole Normale Supérieure de Cachan a Parigi, all’Accademia di Belle Arti di Wroclaw in Polonia e all’Università KMU- Kookmin University di Seoul in Corea. Nel 2015 gli è stato conferito l’European Prize for Architecture 2014 a Chicago, ed è divenuto Mestre de Design al FAD di Barcellona in Spagna. Le sue opere si trovano in vari musei e collezioni private nel mondo.
Il lavoro di Mendini è caratterizzato da due dimensioni distinte: una individuale e introspettiva e l’altra orientata al lavoro di gruppo. Ha realizzato molte opere da solo, ma ha anche formato diversi gruppi, sia con persone sconosciute che con rinomati progettisti e artisti. In collaborazione con suo fratello architetto Francesco Mendini, ha lasciato un segno significativo nell’architettura, progettando diverse opere come le fabbriche e gli uffici Alessi, il Museo del Casalingo ad Omegna, la piscina olimpionica a Trieste, il restauro della Villa Comunale e due stazioni della metropolitana a Napoli, il recupero di una zona industriale con edifici commerciali e residenziali nel quartiere Bovisa a Milano, una torre ad Hiroshima in Giappone, il Museo di Groningen in Olanda, un quartiere a Lugano in Svizzera, il palazzo per gli uffici Madsack ad Hannover e un palazzo commerciale a Lörrach in Germania. In estremo oriente, sono stati realizzati gli edifici della sede della Triennale di Milano, ora sede di una rete televisiva nazionale, a Incheon; il quartiere residenziale Posco a Seoul; la Torre Osservatorio nella città di Suncheon; e il Terminal dell’alta velocità a Gwangju. L’Atelier Mendini ha ricevuto riconoscimenti importanti, tra cui la Medaglia d’oro all’architettura italiana 2003 alla Triennale di Milano per il progetto delle stazioni della metropolitana di Napoli e il Villegiature Awards 2006 a Parigi per il Byblos Art Hotel di Verona, come Migliore Architettura e Design d’Interni di Hotel in Europa.
Titolo mostra | Visi | Città | Venezia | Sede | Biblioteca Nuova Manica Lunga della Fondazione Giorgio Cini | Date | Dal 19/03/2024 al 16/06/2024 | Artisti | Alessandro Mendini | Curatori | Aldo Colonetti, Archivio Alessandro Mendini | Temi | Alessandro Mendini, Design |