Dal 22 giugno al 5 settembre 2021, il mito di Venere rivive a Mantova con l’esposizione del capolavoro di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1490 circa - Venezia, 1576) Venere che benda Amore, in prestito dalla Galleria Borghese di Roma.
A corredo dell’esposizione di questo capolavoro, verrà proposto un articolato programma sul tema del mito di Venere, con momenti performativi e artistici nell’Esedra di Palazzo Te, ripensata con i nuovi arredi per accogliere al meglio il pubblico. La mostra e il programma fanno parte delle iniziative del 2021 di Palazzo Te che dedica l’interno anno alla dea della bellezza.
Il dipinto è citato per la prima volta nel 1613, nel poema di Scipione Francucci, dedicato alla raccolta di Scipione Borghese, cardinal nipote da otto anni, collezionista a dir poco appassionato di pittura e di sculture antiche e moderne. Francucci descrive il soggetto come Venere che benda Amore elencando i comprimari: un altro cupido e le due ninfe Dori e Armilla, una con le frecce e l’altra con l’arco. La scena è risultata sempre di difficile interpretazione, tanto da acquisire titoli diversi negli inventari successivi della villa, dove al principio del 1620 la vide anche Antoon van Dyck, come testimoniato da un disegno nel taccuino italiano di schizzi, oggi al British Museum.
Nel Novecento interpretazioni più complesse si sono basate sul reperimento di fonti letterarie; Hans Tietze ha proposto le Metamorfosi di Apuleio, in cui Venere punisce Amore per essersi innamorato di Psiche, requisendogli le armi. Erwin Panofsky formulò una interpretazione neoplatonica, identificando nei due cupidi Eros e Anteros, cioè l’amore passionale e l’amore divino, che non è cieco, ma in grado di contemplare il vero Amore.
Le letture successive hanno parzialmente incrinato queste interpretazioni, poiché, osservando attentamente le espressioni dei personaggi, sembra in realtà che le due donne stiano per consegnare le armi a Cupido, invece che avergliele sottratte; l’Amore in grado di osservare, appoggiato alla spalla della madre, appare quasi preoccupato, invece che sicuro della sua superiorità al fratello bendato. Non si può quindi escludere che la scena rappresenti l’Educazione di Cupido: l’Amore cieco sta per compiere le sue prime imprese, colpendo i mortali con le sue frecce e disseminando casualmente innamoramento e passione.
Il quadro è datato fra 1560 e il 1565, agli anni estremi dell’artista. L’immagine, sgretolata e sognante, è costruita con grande maestria: al centro del quadro non c’è nessuno dei protagonisti della scena, ma un’apertura verso un paesaggio al tramonto. In un accordo cromatico sofisticato, il rosa e l’azzurro si ritrovano sulle piccole ali del Cupido bendato, e da un lato nel blu del panneggio di Venere, opposto al rosso cremisi dell’ancella con le frecce. I bianchi delle vesti e gli incarnati sono percorsi dalla luce e i delicati passaggi alle ombre colorate contribuiscono a rendere meno definiti i contorni delle figure, affidati all’occhio dello spettatore e alle sue capacità di afferrarle.
Per tutte le informazioni potete visitare il sito ufficiale del Palazzo Te.
Titolo mostra | Tiziano. Venere che benda Amore | Città | Mantova | Sede | Palazzo Te | Date | Dal 22/06/2021 al 05/09/2021 | Artisti | Tiziano Vecellio | Temi | Mantova, Tiziano Vecellio, Palazzo Te, Venere |
Mantova, a Palazzo Te arriva un capolavoro di Tiziano dalla Galleria Borghese |