Due percorsi espositivi raccontano il design italiano esposto al MA*GA di Gallarate


Dal 13 ottobre 2024 al 2 marzo 2025 al MA*GA di Gallarate, due percorsi espositivi raccontano l’eccellenza del design italiano dal 1950 al 2000 e i progetti delle nuove generazioni dal 2000 in poi.

Per cinque mesi, il design italiano sarà l’assoluto protagonista al MA*GA di Gallarate, con il contributo del Ministero della Cultura e di Regione Lombardia – Assessorato alla Cultura. Dal 13 ottobre 2024 al 2 marzo 2025, due percorsi espositivi, ma complementari e legati da un medesimo allestimento curato da Parasite 2.0, raccontano la storia e il futuro prossimo di un linguaggio che ha contraddistinto e continua a contraddistinguere l’Italia nel mondo ARTE E DESIGN. DESIGN È ARTE e HYPERDESIGN. XXVII edizione del Premio GallarateArte e design. Design è arte, da un progetto di Philippe Daverio (Mulhouse, 1949 – Milano, 2020), a cura di Emma Zanella, Vittoria Broggini e Alessandro Castiglioni, è la mostra dedicata alla storia del Design italiano. HYPERDESIGN. XXVII edizione del Premio Gallarate, curata da Chiara Alessi, è riservata invece ai progetti e ai processi del design dopo gli anni zero intorno ad alcuni dei temi cruciali del nostro presente: sostenibilità e ambiente, sicurezza e lavoro, inclusività e relazione.

Arte e design. Design è arte

L’esposizione prende spunto da un progetto che, nel 2009, Philippe Daverio aveva formulato insieme al MA*GA a seguito di un lungo lavoro di ricerca e confronto sulle collezioni del Museo e sui protagonisti che hanno determinato svolte significative nella relazione tra arte e design. Il progetto viene ora attualizzato e riproposto, in occasione dei primi trent’anni di storia della sezione Design del MA*GA, in un percorso dedicato al dialogo tra arti visive e design che ha caratterizzato il secondo dopoguerra, un’avventura di instancabile innovazione e sperimentazione. L’allestimento è suddiviso in cinque sezioni. Arte e design. Design è arte, infatti, è introdotta da un omaggio al saggio di Philippe Daverio “Il Design nato a Milano: storia di ragazzi di buona famiglia”, da cui hanno preso le mosse le scelte estetiche di questa mostra, con una serie di poltrone di Gio Ponti, Luigi Caccia Dominioni, Marco Zanuso, affiancata dal ritratto della famiglia Ponti dipinto da Massimo Campigli. Il percorso si apre negli anni appena successivi al termine della seconda guerra mondiale, dove le strutture essenziali degli oggetti si fanno più appuntite, spigolose, dure, come nel Cicognino di Franco Albini qui in dialogo con L’Urto, una tela di Emilio Vedova in cui le geometrie nere restituiscono il dramma del conflitto. A queste forme rispondono strutture policrome più libere: è il periodo in cui si afferma il Movimento Arte Concreta e una costruzione che mescola rigore e organicità come nell’opera di Gillo Dorfles, Immagini ambigue, o nel portaombrelli di Antonia Campi.

La sezione Quando i salotti erano bianchi analizza il periodo del boom economico, quando un nuovo gusto, tipico delle élite urbane, trasforma la casa in uno spazio in cui rappresentarsi. Questa estetica si caratterizza per forme essenziali che trova assonanza con l’eleganza astratta e spazialista dell’arte coeva. Contemporaneamente anche la produzione industriale inventa nuovi materiali, produce nuovi oggetti, anche tecnologici, facilmente accessibili e le opere d’arte rispondono di conseguenza. In questi salotti ideali le Attese di Lucio Fontana dialogano con le lampade sospese di Bruno Munari aprendo spunti di riflessione sul rapporto ritmico tra pieni e vuoti, assenze e presenze, oggettualità e immaterialità.

Negli anni settanta, la crisi economica ed energetica, le difficoltà politiche, le tensioni degli Anni di piombo, conducono i designer a riflettere e a sviluppare un linguaggio più essenziale. Nasce una progettazione democratica fatta, come pensava Enzo Mari, di kit di autocostruzione, ma anche di idee rivoluzionarie in cui l’utopia diventa la principale caratteristica. È quello che accade con le poetiche Metafore di Ettore Sottsass immerse in dialogo con la natura o con le opere di Arte Povera di Giulio Paolini o Alighiero Boetti.

Milano da bere, titolo mutuato da una famosa pubblicità, esplora il periodo degli anni ottanta, quando si assiste a una nuova esplosione dei consumi, all’affermazione di una società edonistica e leggera, contraddistinta dal ritorno del colore e dal successo internazionale del Made in Italy. Il design assume un carattere postmoderno e citazionista, che guarda al passato per rimodularlo, come nel caso emblematico della poltrona Proust di Alessandro Mendini. Altro elemento è quello dell’ironia, che tra gli anni ottanta e novanta si rivolge sia alla storia dell’arte, come per Maurizio Cattelan che cita Lucio Fontana attraverso dei tagli sulla tela che ricordano la firma di Zorro, sia alla dimensione domestica come nel caso di Alessi, azienda capace, nel dialogare con i più importanti designer della nostra epoca, di dare un nuovo significato alla semplice oggettualità della cucina.

Grazie alla media partnership di Rai Cultura, la mostra ospita inoltre, nel grande spazio progettato da Parasite2.0 dedicato all’incontro non formale con i pubblici del Museo, una selezione di programmi, sigle, documenti e personaggi noti e meno noti, scelti in collaborazione con Rai Teche, destinata a raccontare un’altra forma di design, quello culturale e sociale che la televisione ha contribuito a delineare. Arte e design. Design è arte si completa e idealmente si chiude con gli anni novanta, lasciando a HYPERDESIGN, il progetto espositivo ideato da Chiara Alessi per la XXVII edizione del Premio Gallarate, l’analisi di ciò che accade nel XXI secolo. Un’ultima riflessione, una sorta di postfazione lega le due mostre. Si tratta di Under Attack, un’opera interattiva di Ennio Bertrand, artista pioniere dell’arte digitale in Italia, in cui il pubblico può intervenire e sviluppare le proprie riflessioni sul tema dell’attacco alle Twin Towers di New York dell’11 settembre 2001.

Antonia Campi, Portaombrelli, 1950, Ceramiche Laveno
Antonia Campi, Portaombrelli, 1950, Ceramiche Laveno
Gillo Dorfles, Immagini Ambigue, 1951, Collezione MA_GA
Gillo Dorfles, Immagini Ambigue, 1951, Collezione MA_GA
Formafantasma, Botanica III, 2011, © Formafantasma Srl
Formafantasma, Botanica III, 2011, © Formafantasma Srl
Archeoplastica, Aiax vetri anni '60, Courtesy Archeoplastica
Archeoplastica, Aiax vetri anni ’60, Courtesy Archeoplastica
CHEAP, RECLAIM YOUR FUTURE, 2020. Foto: Michele Lapini
CHEAP, RECLAIM YOUR FUTURE, 2020. Foto: Michele Lapini
Isinnova, Prototipo Letizia, 2022, Collezione Isinnova Srl, Brescia
Isinnova, Prototipo Letizia, 2022, Collezione Isinnova Srl, Brescia
Studio Folder, Italian Limes, 2014-2018, Foto Delfino Sisto Legnani, © Studio Folder
Studio Folder, Italian Limes, 2014-2018, Foto: Delfino Sisto Legnani, © Studio Folder
Jesi, Giulio Iacchetti - Internoitaliano, tavolino in ferro verniciato
Jesi, Giulio Iacchetti - Internoitaliano, tavolino in ferro verniciato
Giacomo Moor, Design for communities (Why Not Academy). Foto: Simon Onyango
Giacomo Moor, Design for communities (Why Not Academy). Foto: Simon Onyango
Parasite2.0, Under Construction!, 2022. Foto: Stefano Colombo
Parasite2.0, Under Construction!, 2022. Foto: Stefano Colombo

HYPERDESIGN. XXVII edizione del Premio Gallarate

La mostra HYPERDESIGN, curata da Chiara Alessi, rappresenta la XXVII edizione del Premio Gallarate e si concentra sui progetti e sui processi del design a partire dagli anni zero, enfatizzando un’immagine di cantiere in continuo divenire piuttosto che un approccio puramente storico. In un contesto in cui il design è diventato una professione di massa, le pratiche sono progredite anche in assenza di teorie che le supportassero, evidenziando un rinnovato interesse per la tradizione artigianale italiana.

Un esempio significativo di questo rinascimento è Internoitaliano, una fabbrica diffusa ideata da Giulio Iacchetti e Silvia Cortese. Qui, designer e artigiani collaborano per realizzare un catalogo di oggetti destinati a qualsiasi interno, recuperando le radici manuali dell’autoproduzione. L’accesso semplificato a nuove tecnologie ha inoltre reso possibile la produzione di piccole serie su misura. Un esempio è la maschera per la respirazione Easy Covid, progettata da Isinnova, che trasforma una maschera da snorkeling in un respiratore, utilizzando raccordi stampati in 3D per connetterla a un erogatore di ossigeno. Un altro esempio è Letizia, un metodo innovativo per la creazione di arti inferiori artificiali a basso costo e in tempi rapidi, sviluppato durante il conflitto in Ucraina.

In parallelo, nuove aziende stanno emergendo come alternative ai grandi marchi storici del design, offrendo maggiore libertà di sperimentazione ai giovani designer. Tra questi, Odo Fioravanti espone sedute realizzate in polistirolo riciclato e scarti di lavorazione, mettendo in evidenza il potenziale del riutilizzo dei materiali.

Un altro aspetto significativo del design contemporaneo riguarda l’uso innovativo dei materiali. L’esperienza di Formafantasma, ad esempio, illustra le possibilità estetiche e tecniche offerte dai polimeri naturali estratti da piante e derivati animali. La loro serie Botanica rappresenta un’evoluzione nel design, con focus su materiali sostenibili come legno, materiale lavico e polimeri biodegradabili. Il design si sta espandendo verso ambiti oltre quelli legati all’abitare. Un esempio è Workair di D-air lab, fondata da Lino Dainese nel 2015, che ha progettato il primo airbag per la protezione dei lavoratori in altezza, certificato come Dispositivo di Protezione Individuale. In questo primo ventennio del secolo, assistiamo anche a una riscrittura della storia del design, orientata verso un processo di progettazione open source, collettiva e anonima. Un esempio emblematico di questo fenomeno è Arduino, una piattaforma hardware composta da schede elettroniche dotate di un microcontrollore, sviluppata nel 2005. Essa è accessibile a tutti per la creazione di prodotti adattabili alle esigenze individuali, evidenziando un modello di condivisione globale nel design. La mostra al MA*GA presenta una panoramica di come il design possa intersecarsi con discipline come l’antropologia e la psicologia, esaminando i contesti in cui specifiche soluzioni possono essere implementate, interagendo attivamente con l’utenza. Un esempio emblematico è la Maidan Tent, uno spazio coperto creato per i migranti nel campo profughi di Ritsona, in Grecia. Il progetto funge anche da luogo di incontro per la socializzazione, l’organizzazione di eventi culturali e forum di discussione, contribuendo a superare il trauma dell’isolamento.

Un altro progetto significativo è quello di LiveinSlums, un’ONG attiva in contesti urbani vulnerabili. L’iniziativa coinvolge professionisti di varie discipline, tra cui architetti e designer, per realizzare progetti che rispondano a reali necessità locali. Dopo aver costruito una scuola con refettorio e dormitorio per 300 bambini a Mathare, uno degli slum più grandi di Nairobi, il focus si è spostato sulla progettazione di arredi. Grazie alla collaborazione con Giacomo Moor, i giovani di Mathare hanno avuto l’opportunità di imparare nuove tecniche e accedere a lavori artigianali retribuiti. La mostra esplora anche l’idea di un hyperdesign, che si distacca dagli spazi tradizionali associati al design stesso e affronta temi cruciali del presente, come lavoro, disabilità e questioni di genere. Un altro progetto di rilievo esposto è Italian Limes, presentato per la prima volta alla 14a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia nel 2014. L’installazione cartografica analizza i confini nazionali nelle regioni alpine, rivelando come il riscaldamento globale e il ritiro dei ghiacciai stiano alterando i confini tra Italia, Austria, Svizzera e Francia, sollevando interrogativi sulla rappresentazione territoriale e le sue implicazioni politiche. Inoltre, il MA*GA ospita opere di public art realizzate dal collettivo CHEAP, fondato da sei donne a Bologna in risposta al terremoto del 2012. Attraverso manifesti affissi in strada, CHEAP cerca di creare un dialogo tra pratica curatoriale e attivismo, intervenendo nei quartieri e negli spazi autogestiti. Infine, Sex & the City, un’associazione di promozione sociale fondata nel 2022, ha prodotto una mappatura emotiva site-specific della città di Gallarate, esaminando la vita quotidiana di donne e minoranze di genere. Il progetto mira a raccogliere dati sulla percezione di insicurezza e sull’accessibilità ai servizi, contribuendo a una ricognizione in corso della condizione urbana attraverso una lente di genere. Si discute da tempo dell’importanza di includere le persone con disabilità nella progettazione degli spazi pubblici, ma a volte si rischia di generare forme di esclusione più sottili. Presso il MA*GA è stata presentata l’iniziativa del Parco Inclusivo Universale, un progetto di riqualificazione del Parco Schuster, situato di fronte alla Basilica di San Paolo a Roma. L’intervento, che si sviluppa in vista del Giubileo 2025, è frutto di una collaborazione tra il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre, la Fondazione Tetrabondi, l’Associazione AES Architettura Emergenza Sviluppo, il Municipio Roma VIII e l’assessorato all’Ambiente di Roma Capitale.

In parallelo, la mostra Hyperdesign si arricchisce con Archeoplastica, un progetto ideato da Enzo Suma, che dal 2018 si dedica attivamente alla sensibilizzazione riguardo l’inquinamento da plastica. Il progetto si presenta come un museo virtuale in cui è possibile osservare una selezione di reperti recuperati dal mare, insieme a un archivio che mira a far riflettere sull’impatto ambientale della plastica e sulla gestione inadeguata dei suoi rifiuti. L’agenzia di progettazione Parasite2.0 ha concepito per il MA*GA un ambiente dinamico e interattivo, che supera la tradizionale dimensione domestica e si presenta come un cantiere in continua evoluzione. I tubi metallici, tipici dei ponteggi edilizi, e i sistemi di pavimenti flottanti sono i principali elementi di questo allestimento, pensato per accogliere non solo opere d’arte e oggetti, ma anche progetti e messaggi che verranno comunicati e amplificati attraverso le pareti erette appositamente per l’occasione. Accompagnando le due esposizioni, il MA*GA ha organizzato un ricco programma di eventi pubblici, tra conferenze e incontri con alcuni dei nomi più illustri nel panorama del design contemporaneo. Le tappe fondamentali della rassegna storica ideata da Philippe Daverio saranno approfondite in cinque incontri domenicali, a cura di Emma Zanella, Alessandro Castiglioni, Vittoria Broggini, Lorena Giuranna e Francesca Chiara. In collaborazione con l’Ordine Architetti di Varese, il programma Dialoghi di Design, già noto al pubblico del museo, prevede cinque appuntamenti serali il giovedì, dedicati a storiche aziende e studi che hanno segnato la storia del design in Italia e nel mondo.

Per le famiglie, il museo offre una serie di laboratori esplorativi dedicati agli aspetti più curiosi e divertenti del design. Si inizia il 3 novembre con il primo appuntamento di Ludod’Arte, un’attività che combina visita e gioco in uno spazio appositamente allestito con una selezione di giochi d’autore e produzioni di design per i più piccoli. Tre domeniche saranno invece dedicate ai laboratori Smonta e Rimonta, in cui alcuni degli oggetti in mostra verranno osservati e reinterpretati creativamente. Tutte le attività sono gratuite e sostenute nell’ambito del progetto Esordi – leggere, riconoscere e accogliere le nuove domande d’aiuto, con il contributo di Fondazione Cariplo, Fondazione Peppino Vismara e il Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo. Le rassegne ricevono supporto dal Ministero della Cultura, sia nell’ambito del PNRR (M1C3-3), finanziato dall’Unione Europea tramite NextGenerationEU e gestito dal MIC, sia per il finanziamento relativo al Fondo Cultura 2022-2024 con il progetto Il Museo nell’era Post-Digitale. Inoltre, sono parte del progetto Arcipelago Design, finanziato tramite l’Avviso Unico 2024 di Regione Lombardia. Le mostre sono ulteriormente sostenute da sponsor tecnici, tra cui BIG/CiaccioArte, MMG, Flos, Danese Milano, Anonima Castelli, Zürcher Italia e Artshell. Con l’avvio di queste esposizioni, prende vita anche il Patto per le Arti, un accordo strategico tra cultura e impresa avviato all’inizio del 2024 in collaborazione con Confindustria Varese. Numerose aziende sostengono le mostre in qualità di partner, tra cui Confindustria Varese, Lamberti S.p.A., SEA S.p.A., Yamamay, Camal Le vie del Cotone e Valore BF. Tra i partner speciali figurano A&A - Albè Associati Studio Legale e Banca Popolare di Sondrio, mentre i main partner includono Missoni S.p.A., Ricola e Saporiti S.p.A. Dal 2015, quando è stata inaugurata la mostra Missoni, l’Arte, il Colore, la collaborazione tra Missoni e il Museo MAGA si è sviluppata su due linee progettuali principali: la Sala Arazzi Ottavio Missoni, con esposizioni curate in collaborazione con l’Archivio Missoni, e il progetto INTRECCI. MAGA e MISSONI per l’Arte e l’Educazione, giunto alla sua quarta edizione.

Ricola, per il settimo anno consecutivo, affiancherà come partner istituzionale il museo gallaratese sostenendo la programmazione espositiva e tutte le attività culturali in programma per il 2024. L’azienda svizzera Ricola conferma la grande attenzione che da sempre mostra nei confronti dell’arte e del design e con cui ha un profondo legame da quando la famiglia Richterich, fondatrice di Ricola, ha avviata un’importante collezione d’arte negli Anni Sessanta - Settanta rivolta essenzialmente ad artisti contemporanei svizzeri. Ricola, che sostiene inoltre le mostre in qualità di partner principale, offre l’ingresso gratuito ai primi 50 visitatori che si prenoteranno presso la biglietteria del Museo o su Ticketone per accedere alla mostra dalle ore 15.00 nei primi venerdì di ogni mese.

“Con queste premesse, come azienda ci è sembrato naturale, nell’ambito della nostra cultura della sostenibilità, mettere a disposizione del pubblico del Museo l’Heritage e il Know-how di un’azienda che ha più di 70 anni di storia, e continuare a supportare le attività culturali del Museo del nostro territorio sostenendo il Patto delle Arti”, commenta Luca Missoni, Direttore Artistico dell’Archivio Missoni e dal 2017 Presidente dell’Associazione Amici del MA*GA.

Informazioni pratiche

Orari:

martedì, mercoledì, giovedì e venerdì: ore 10.00 – 18.00 | sabato e domenica: 11.00 - 19.00

Apertura straordinaria: 1° novembre, 8 dicembre, 26 dicembre, 6 gennaio 2025: orario 11.00 - 19.00

31 dicembre: orario 10.00 - 15.00

Chiusure straordinarie: 24 dicembre, 25 dicembre, 1° gennaio 2025

Tariffe Biglietti:

Intero: € 12,00

Ridotto: € 10,00

Informazioni sulla mostra

CittàGallarate
SedeMuseo MA*GA
DateDal 13/10/2024 al 02/03/2025
CuratoriEmma Zanella, Alessandro Castiglioni, Vittoria Broggini, Chiara Alessi
TemiMuseo MA*GA, Philippe Daverio, Design, Arte e design

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