Dal 17 dicembre 2024 al 23 marzo 2025 l’Istituto Centrale per la Grafica a Roma ospita, in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della sua fondazione, la mostra Acquisizioni. Da Parmigianino a Kentridge, realizzata con il patrocinio di Fondazione ETS Italia patria della bellezza. L’esposizione presenta al pubblico una selezione di circa sessanta opere recentemente entrate a far parte delle collezioni dell’Istituto, che attraversano oltre 500 anni di storia dell’arte: disegni, matrici, incisioni, fotografie, video e libri d’artista creeranno un percorso che spazierà dall’antico al contemporaneo, riflettendo l’impegno dell’Istituto nella valorizzazione delle sue collezioni.
Le opere sono state acquisite grazie al piano acquisti 2021-2024 del Ministero della Cultura, attraverso diverse modalità: acquisti coattivi, che nascono dal fermo all’esportazione delle opere, trattative private con proposte da collezionisti o gallerie approvate da commissioni ministeriali, bandi pubblici e commissioni dirette agli artisti.
“Questa mostra è il racconto di un museo in movimento, in cui negli ultimi tre anni sono arrivate molte opere. Sono infatti decine gli oggetti e le opere d’arte che sono pervenute all’Istituto, ad arricchire la nostra già ampia collezione. La mostra Acquisizioni dimostra come, secondo varie modalità, lo Stato possa incrementare il proprio patrimonio nazionale; uno sforzo grande, anche economico - ci sono opere per oltre 3 milioni di euro - nella convinzione che lo sviluppo di una raccolta costituisca un valore per il museo e per la comunità tutta”, ha dichiarato Maura Picciau, direttrice dell’Istituto.
In ordine cronologico, ad aprire l’esposizione è un prezioso disegno di Francesco Mazzola, detto il Parmigianino, raffigurante una Dormizione e Assunzione della Vergine (1526-1527 circa), acquisito dopo un fermo all’esportazione. L’opera è stata riprodotta nel 1802 da Francesco Rosaspina, che ne realizzò un’incisione la cui lastra è già nelle collezioni dell’Istituto.
Seguono altre opere di grande pregio, come una veduta del Tempio di Vesta a Tivoli di Caspar Van Wittel (1720 circa) e un raro acquerello su carta di Giovanni Battista Lusieri raffigurante una Veduta di Roma (prati di Castello) da Ripetta (1780). Degli anni Venti del XIX secolo, due album di disegni di Vincenzo Camuccini e bottega documentano gli studi preparatori per I Fatti principali della vita di N.S. Gesù Cristo, mentre del 1880 sono le vedute veneziane di James McNeill Whistler.
Per l’Ottocento spiccano le acqueforti su zinco di Giovanni Fattori, tecnica a cui l’artista si dedicò in età matura e da autodidatta, tra cui Le cascine (1885-1888), e due stampe de I guardiani di porci, in cui si possono confrontare due esemplari della stessa acquaforte, entrambi stampati in una rara variante inedita.
Il Novecento si apre con un’incisione di Umberto Boccioni, Uomo seduto (1907), unico esemplare noto in assoluto di una delle prime acqueforti della breve attività incisoria dell’artista e mai esposta finora. Di Egon Schiele è esposto un Nudo maschile seduto (1910), unica opera dell’artista conservata in collezioni museali italiane, mentre un disegno a matita di Gustav Klimt, Mäda Primavesi, in piedi, con il cappotto (1912-13), bozzetto per l’omonimo ritratto ad olio attualmente conservato al Metropolitan Museum di New York, è la prima opera dell’artista a entrare nelle raccolte dell’Istituto.
Tra le tecniche più sperimentali figura una cheramografia di Arturo Martini, La Beghina (1913), e otto lastre a puntasecca di Mario Sironi, realizzate nel 1917. L’esposizione include anche due disegni acquarellati degli anni Trenta di Duilio Cambellotti, fermati all’esportazione, un’installazione di Fabrizio Clerici (Il naufragio dei pulcinelli, 1950) composta da diciassette disegni a tempera su carta, e alcune matrici e positivi della stamperia romana 2RC Stamperia d’Arte, che per prima propose le tecniche incisorie agli artisti contemporanei avviando solide collaborazioni con i più grandi artisti dell’epoca. Saranno esposti, tra gli altri, Cretto C di Alberto Burri, del 1971 (sia l’enorme matrice in bronzo e il suo positivo), e le matrici di Alexander Calder, Presenza grafica, composte da due lastre in zinco e tre in rame.
La sezione contemporanea ospita due opere di Tomaso Binga, Testamento e Dattilocodice, un ciclo di lavori che si colloca tra il 1978 e il 1982, due opere di grande formato di Giuseppe Penone della serie Pelle di grafite del 2007 e 2009, e un’intera parete sarà dedicata a Triumphs & Laments Frieze II di William Kentridge (2016), acquisita direttamente dall’artista, bozzetto su carta di oltre 11 metri di lunghezza per l’omonima opera site specific realizzata dall’artista sudafricano nel 2016 sui muraglioni del Tevere.
Recentissime sono poi le opere di Nunzio con un pastello su carta giapponese del 2019, l’installazione Bestiario dell’altro mondo con otto disegni incisi su carta carbone di grafite e una videoanimazione di Marta Roberti del 2021, l’opera di Silvia Cini, Avant que nature meure, del 2023 e infine un disegno a grafite e sanguigna su carta di Ciprian Mureşan del 2024.
Per quanto riguarda la fotografia, sono presenti scatti in bianco e nero di Ghitta Carell, sei stampe fotografiche di Bruno Miniati con vedute della città di Livorno, un portfolio del 1959 di Paul Strand, un album con tredici scatti di Lisetta Carmi del 1962 e la serie Preganziol di Guido Guidi.
Infine, la mostra dedica ampio spazio ai libri d’artista, altro settore delle vaste collezioni dell’Istituto, che si arricchirà di alcuni pezzi pregiati e unici tra cui Illustration of the book of Job, un libro illustrato di Willam Blake del 1826 con 21 tavole incise a bulino. Tra i libri d’artista, il mitico Classifying the Thousand Longest Rivers in the World di Alighiero Boetti e Anne Marie Sauzeau, anche noto come Mille Fiumi. Il libro, del 1977, è corredato da una preziosa copertina ricamata ad arazzo che rappresenta una celebre opera concettuale realizzata a quattro mani da Boetti e la moglie, Anne Marie Sauzeau. Di Giuseppe Penone Les Bois Sacré du Couvent de La Tourette del 2022, dedicato all’architettura di Le Corbusier, di Nunzio Tra le cinque e le sette. ΠΕΝΤΕ ΜΕ ΕΦΤΑ, del 2003, un libro d’artista con tre xilografie e quattro acqueforti accompagnate da una poesia e un racconto di Ersi Sotiropoulos e, dello stesso anno, Storie di bordo, libro d’artista con tredici acqueforti di Piero Pizzi Cannella.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore.
Per info: https://istitutocentraleperlagrafica.cultura.gov.it/
Orari: Da martedì a domenica dalle 10 alle 19.
Ingresso libero.
Immagine: Duilio Cambellotti, Le Danaidi (1950 circa; matita e acquerello su carta, 62 x 105 cm)
Titolo mostra | Acquisizioni. Da Parmigianino a Kentridge | Città | Roma | Sede | Istituto Centrale per la Grafica | Date | Dal 17/12/2024 al 23/03/2025 | Artisti | Artisti vari | Temi | Novecento, Ottocento, Arte contemporanea, Fotografia, Arte antica, Disegni |
Roma, all'Istituto Centrale per la Grafica in mostra recenti acquisizioni, da Parmigianino a Kentridge |