Si apre venerdì 11 aprile al Museo San Domenico di Imola una retrospettiva dedicata a Germano Sartelli (Imola, 1925 – 2014), artista imolese di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. La mostra, intitolata Germano Sartelli. L’incanto della materia e curata dal critico Claudio Spadoni, offre un viaggio attraverso l’intera produzione dell’artista, dagli esordi alla maturità, con oltre settanta opere. Il percorso espositivo raccoglie i primi collages realizzati alla fine degli anni Cinquanta e prosegue fino alle grandi sculture in corten e alle delicate carte lavorate degli ultimi anni. Sartelli è stato un artista dalla traiettoria originale, estraneo a gruppi e movimenti codificati, capace di sviluppare un linguaggio personale che gli ha valso il riconoscimento della critica. Andrea Emiliani, tra i primi studiosi a occuparsi della sua opera insieme a Maurizio Calvesi, lo descriveva come un ’caso’ nel panorama artistico del Novecento. A distinguerlo non è stata solo la sua ricerca sui materiali, ma anche la sua personalità, sospesa tra grazia naturale e una sperimentazione che sfiorava il genio.
La sua produzione riflette un’attenzione profonda per le materie più disparate: elementi naturali e scarti industriali si fondono in composizioni dal forte impatto visivo. In mostra si potranno osservare collages di foglie, frammenti di carta, ragnatele, cicche di sigaretta, paglie, stracci, materiali inglobati nella trasparenza del cellophane, del plexiglass o della vetroresina. L’artista raccoglieva e trasformava ciocchi di legno, fili di ferro, pezzi di lamiera, costruendo un vocabolario visivo del tutto personale. Per la varietà dei materiali impiegati, Sartelli è stato talvolta accostato a figure di rilievo internazionale come Alberto Burri e Jean Dubuffet. Tuttavia, il suo approccio alla materia si distingue per un’impronta intima, quasi poetica, che rimanda a una sensibilità vicina a quella pascoliana. Un’abilità che lo ha portato a ottenere prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Premio per la scultura del Ministero della Pubblica Istruzione nel 1962 e la partecipazione alla XXXII Biennale di Venezia nel 1964.
Oltre alla sua ricerca artistica, Sartelli ha lasciato un segno importante anche nell’ambito sociale. A partire dagli anni Cinquanta, ha portato l’arte all’interno dell’Ospedale Psichiatrico Lolli di Imola, avviando un progetto di arteterapia all’avanguardia per l’epoca. Un’iniziativa che attesta la sua concezione dell’arte come strumento di libertà ed espressione, capace di incidere profondamente sulla vita delle persone. Le sue opere, dalle installazioni monumentali agli interventi nello spazio pubblico, rivelano un dialogo costante con l’ambiente circostante. La capacità di ricomporre elementi apparentemente insignificanti in strutture armoniche dimostra la sua attitudine alla sperimentazione e una visione capace di conferire valore estetico a materiali di recupero. L’evento è reso possibile grazie alla collaborazione della famiglia Sartelli e al sostegno di Con.Ami, principale partner dell’iniziativa, insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola. Il progetto gode anche del supporto dell’Associazione Casa Sartelli e di Cefla.
“Con questa mostra”, commenta l’Assessore alla Cultura Giacomo Gambi, “intendiamo rendere omaggio a un artista che ha lasciato un segno profondo nella nostra città. L’arte di Sartelli ha sempre dialogato con lo spazio e con la comunità, impreziosendo il nostro paesaggio e traendone ispirazione. Siamo molto grati con tutti coloro che ci hanno supportato alla realizzazione di questo progetto, in particolar modo con la famiglia, che recentemente ha reso il “Casetto” di Codrignano, che dagli anni Settanta Germano elesse quale eremo e fucina dove creare le sue opere, una “Casa degli illustri” riconosciuta dalla Regione Emilia-Romagna, il che permetterà molte visite e collaborazioni”.
«Artisticamente parlando”, aggiunge il direttore di Imola Musei, Diego Galizzi, “la figura di Sartelli rappresenta per questo territorio una vera e propria gemma, isolata e preziosa, un poeta della materia capace di scandagliarne la natura pulsante e di restituirne le occulte geografie in forma d’arte. È stato un ineguagliabile cacciatore di materiali trascurati, periferici al nostro occhio, che tuttavia grazie alla sua mente sensibile e alle le sue dita sapienti hanno rivelato inaudite potenzialità espressive».
Germano Sartelli è nato a Imola il 31 gennaio 1925 e trascorse l’infanzia e la prima giovinezza a Casalfiumanese, immerso nelle colline romagnole. L’ambiente naturale lasciò probabilmente un segno profondo sulla sua sensibilità. Nel 1938, a soli tredici anni, iniziò a lavorare come apprendista nel laboratorio di ebanisteria dell’intagliatore imolese Gioacchino Meluzzi, suo insegnante all’Istituto degli artigianelli di Santa Caterina di Imola. Dopo la guerra, la famiglia si stabilì a Imola, dove Sartelli, autodidatta, avviò le prime sperimentazioni artistiche.
Un momento cruciale della sua vita e della sua carriera fu l’esperienza all’atelier artistico dell’ospedale psichiatrico “Luigi Lolli” di Imola. Qui collaborò con lo psichiatra Gastone Maccagnani dal 1952 al 1980, dedicandosi con passione a un progetto innovativo. Il lavoro svolto nell’atelier emerse pubblicamente nel 1954, quando alla Fondazione Besso di Roma si tenne una mostra dedicata alle opere dei pazienti del manicomio imolese, una delle prime esperienze italiane legate all’antipsichiatria. Nel 1958, presso il Circolo della Cultura di Bologna, Sartelli espose per la prima volta in una personale, curata da Dino Gavina con la presentazione di Maurizio Calvesi. Quest’ultimo, insieme ad Andrea Emiliani, ne seguì e sostenne l’attività artistica per tutta la carriera. Gli anni Cinquanta furono un periodo di grande fervore creativo: nell’atelier ricavato all’interno della Rocca Sforzesca di Imola, da poco dismessa come carcere, realizzò sculture utilizzando ferro, stracci, lamine metalliche e lattine schiacciate.
Nel 1962 ricevette il premio per la scultura del Ministero della Pubblica Istruzione e, due anni dopo, partecipò alla XXXII Biennale di Venezia, su invito di Maurizio Calvesi, Afro Basaldella, Lucio Fontana e Cesare Gnudi. Da quel momento seguirono numerose mostre e riconoscimenti nazionali e internazionali. A partire dagli anni Settanta, Sartelli trovò in Codrignano, nella valle del Santerno, il luogo ideale per approfondire il rapporto tra arte e natura. Il suo atelier, che chiamava “Casetto”, divenne uno spazio abitato da installazioni che dialogavano con il paesaggio circostante. Sartelli si spense a Imola nel 2014. Dieci anni dopo, la sua casa-studio di Codrignano è entrata a far parte della rete delle “Case e studi delle persone illustri” della regione Emilia-Romagna e ospita il fondo archivistico Sartelli.
Titolo mostra | Germano Sartelli. L’incanto della materia | Città | Imola | Sede | Museo San Domenico | Date | Dal 11/04/2025 al 30/11/-0001 | Artisti | Germano Sartelli | Curatori | Claudio Spadoni | Temi | Arte contamporanea |