I bronzi etruschi di Bibbona tornano a casa: il Centro Espositivo del Comune Vecchio di Bibbona (Livorno) ospita infatti la mostra Bronzi Etruschi, la stirpe arcaica di Bibbona, a cura di Fabrizio Burchianti, che offre ai visitatori la possibilità di vedere nove bronzetti etruschi a figura umana, oltre al più celebre “Capro di Bibbona”: i bronzetti provengono da un antico deposito votivo che si trovava proprio a Bibbona e oggi sono invece conservati al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che li ha prestati per l’esposizione.
La mostra segue il successo di quella dello scorso anno sui paesaggi maremmani dei macchiaioli organizzata nell’ambito del progetto Uffizi Diffusi sempre nel Comune Vecchio di Bibbona, ed è visitabile, a ingresso gratuito, dal 24 agosto al 10 novembre 2024, con orario 18-22, tutti i giorni.
In tempi antichi, Bibbona era un piccolo centro che faceva parte del distretto relativo alla città di Volterra, l’antica Velathri (i centri storicamente più importanti dell’Etruria furono Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, Roselle, Vetulonia, Populonia, Volterra, Volsinii, Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo e Fiesole). Difesa da possenti mura ciclopiche sin dal VI secolo a.C., Volterra controllava un territorio molto ampio, che comprendeva la Valdelsa, la Valdera e tutta la Valdicecina. Le campagne dell’attuale Bibbona mostrano una frequentazione estremamente antica: le tracce di presenze umane sono note sin dal Paleolitico Inferiore nelle colline che circondano l’abitato. All’Età del Rame e all’Età del Bronzo risalgono rispettivamente un pugnale in selce verde e un’ascia in bronzo, mentre le più antiche presenze etrusche sono testimoniate da una serie di asce in bronzo attribuite al periodo villanoviano. Sarà però con l’età orientalizzante e arcaica (tra la fine del VIII e il VI secolo a.C.) che le colline della Bassa Valdicecina verranno capillarmente occupate e frequentate da gruppi aristocratici, probabilmente derivati dal centro di Volterra. In questo periodo, il sito di Casalvecchio, con la relativa necropoli di Casa Nocera, proprio nei pressi di Bibbona, è certamente uno dei centri di maggior rilievo. Con essi, le monumentali tombe a tumulo della Poggiarella, del Crocino, del Poggetto e dell’Aia Vecchia ben rappresentano la potenza delle élite etrusche aperte a influssi culturali e relazioni commerciali con centri di produzione artistica etrusco-meridionali e greco-orientali. Alla stessa epoca risale anche la tomba rinvenuta nel 2018 nel pieno centro storico di Bibbona, recentemente aperta al pubblico dall’Amministrazione comunale della città, e anch’essa visitabile gratuitamente.
In età ellenistica, tra il IV e il I secolo a.C., Bibbona seguirà 2 sorti del centro di riferimento di Volterra e vedrà un’espansione demografica che è possibile leggere nelle decine di tombe camera e a nicchiotto scavate nella roccia attorno all’abitato attuale, nel costone di via della Camminata e nel rilievo del Palazzino. La numerosa presenza di queste strutture sepolcrali è la migliore testimonianza del ruolo assurto da Bibbona come avamposto di Volterra verso la direttrice costiera.
Nel 1868, in una rassegna delle scoperte avvenute in Etruria, Gian Francesco Gamurrini, direttore dei Musei di Antichità di Firenze, dava notizia del ritrovamento “sotto il castello di Bibbona, a miglia dal mare” di un deposito votivo di 52 bronzi etruschi tra cui figuravano idoletti, guerrieri e animali. Lo stesso Gamurrini, nel 1871, in una lettera al Direttore delle Reali Gallerie di Firenze, parlava del Capro in bronzo esposto nel nuovo museo etrusco, confermando il suo rinvenimento assieme ad una stipe votiva con idoli di forme diverse e frammenti di aes rude (pezzi di bronzo in forma irregolare che avevano funzione di moneta), che aveva provveduto ad acquistare interamente per una somma di 300 lire. Occorrerà attendere cento anni esatti perché fosse riconosciuto il luogo di provenienza preciso della scoperta del Capro: si deve in effetti allo studio pubblicato nel 1968 da un valente studioso di origine bibbonese, Pietro Rapezzi, l’identificazione dell’area dei Melagrani come luogo di ritrovamento dei bronzi di Bibbona.
Le ricerche successive condotte dalla dottoressa Antonella Romualdi hanno permesso di rintracciare nelle collezioni fiorentine un piccolo nucleo di bronzetti sicuramente appartenenti alla stipe di Bibbona composto da 9 statuette. Le piccole statuette votive che è stato possibile ricondurre al deposito votivo di Bibbona rientrano nei tipi classificati dalla studiosa Emeline Richardson nella sua opera sui bronzi votivi etruschi: tra quelle maschili compaiono diversi gruppi tra cui, il guerriero con la spada, il lanciatore d’asta e il giovane nudo (Warrior I, 4; Javelin thrower II, 6; Kouros III, I A4), mentre quelle femminili rientrano in due gruppi (Series E Civilians-Group 1; Series D The square head shawl), rappresentate con lunga tunica e mantello che copre anche la testa. Si tratta di serie prodotte nell’Etruria settentrionale, probabilmente a Volterra, in un arco di tempo che va dagli anni sullo scorcio del VII secolo a. C. fino alla seconda metà del VI-V secolo a.C.
A differenza dei bronzetti a figura umana, la straordinaria figura del Capro rampante doveva costituire probabilmente l’ansa di un monumentale vaso in bronzo. Si tratta di un eccezionale prodotto della toreutica etrusca, forse vulcente, di grande qualità, databile nel primo quarto del V secolo a.C., come indicano l’accuratezza del modellato, la vivacità del movimento e il modellato dei volumi.
II deposito votivo di Bibbona testimonia una frequentazione della zona dagli inizi del VI secolo a.C. fino al primo quarto del V secolo a.C. sicuramente da mettere in relazione con la dinamica del popolamento della valle del Cecina. Da Bibbona provengono anche altri bronzetti: uno acquistato nel 1789 dalle Reali Gallerie Fiorentine, rinvenuto nel campo detto della Pucina, presente in mostra. Dalla località Campo i Debbi provengono sette bronzetti che furono acquistati nel 1858 dal Museo Guarnacci di Volterra, di cui si è persa attualmente l’indicazione della provenienza. Inoltre si ha notizia, solo per tradizione orale, che nel 1933 nel podere Melagrani (presumibilmente dalla stessa area del deposito votivo) vennero alla luce numerose statuette, di cui solo una è stata rintracciata e pubblicata da Rapezzi, databile alla fine del VI – inizi del V secolo a.C. Tutte le zone indicate per questi ritrovamenti appaiono vicine sembrano dunque indicare la presenza di uno o più luoghi di culto, in una zona di significativo passaggio, lungo la direttrice viaria costiera che da Populonia porta verso Volterra attraverso la Valdicecina, in una zona non distante, tra l’altro, dal sito di ritrovamento della tomba a tholos dell’Aia Vecchia, scoperta negli anni Ottanta del Novecento, databile tra la metà del VI e gli inizi del V sec. a.C.
Titolo mostra | Bronzi Etruschi, la stirpe arcaica di Bibbona | Città | Bibbona | Sede | Comune Vecchio | Date | Dal 24/08/2024 al 10/11/2024 | Curatori | Fabrizio Burchianti | Temi | Toscana, Arte etrusca |