In Francia una grande mostra su Lucio Fontana centrata sulla sua idea di futuro


Dal 22 giugno al 3 novembre 2024, il Musée Soulages di Rodez, in Occitania (Francia), ospita la mostra ’Un futuro c’è stato. Il y bien eu un futur’, grande mostra dedicata a Lucio Fontana, la maggiore in Francia dopo le retrospettive del 1978 e del 2014 rispettivamente al Centre Pompidou e al Musée d’Art Moderne di Parigi. 

Una fotografia di André Morain, datata 10 novembre 1961, cattura due dei più grandi artisti del tempo, Lucio Fontana (Rosario, 1899 - Comabbio, 1968) e Pierre Soulages (Rodez, 1919 - Nîmes, 2022), mentre parlano tra loro, durante l’inaugurazione di una mostra di Fontana alla galleria Iris Clert. Lo spazialismo era nato da 15 anni e Fontana portava anche in Francia la sua arte d’avanguardia. Il fondatore dello spazialismo, movimento costruito da diversi artisti italiani intorno al 1948 e di cui Lucio Fontana, la punta di diamante, fu il più combattivo e rappresentativo, e alla fine brillò come un’unica stella, non poteva non piacere a Pierre Soulages, tanto che lo stesso artista possedeva, nella sua raccolta, un Concetto spaziale di Fontana del 1968.

Adesso, a distanza di anni, Fontana e Soulages tornano a dialogare, e lo fanno con una grande mostra organizzata nel museo dedicato all’artista francese, il Musée Soulages di Rodez, in Occitania, dove, dal 22 giugno al 3 novembre 2024, è in programma la rassegna Un futuro c’è stato. Il y a bien eu un futur, mostra che è stata concepita nel 2020, quando Soulages era ancora in vita (è infatti scomparso il 25 ottobre del 2022), per accostare di nuovo questi due artisti così diversi, eppure legati da uno struggente, stretto rapporto tra tempo e spazio. Pierre Soulages incontra dunque Lucio Fontana, artista di cui ammira la singolarità.

Pierre Soulages e Lucio Fontana, Parigi, galleria Iris Clert, 10 novembre 1961, foto di André Morain
Pierre Soulages e Lucio Fontana, Parigi, galleria Iris Clert, 10 novembre 1961, foto di André Morain
Lucio Fontana nel suo atelier, Parigi, fotografia di Harry Shunk e János Kender
Lucio Fontana nel suo atelier, Parigi, fotografia di Harry Shunk e János Kender
Allestimenti della mostra. Foto: Thierry Estadieu / Musée Soulages
Allestimenti della mostra. Foto: Thierry Estadieu / Musée Soulages

Non è però una mostra sul dialogo tra i due (che comunque si può instaurare tra le opere in mostra e quelle della collezione permanente). Va pensata semmai come un’ampia antologica su Fontana. Quella di Rodez, che si avvale della curatela di Paolo Campiglio e Benoît Decron, è infatti la prima grande mostra su Fontana in Francia dai tempi delle retrospettive al Musée national d’art moderne Centre Pompidou del 1987 e del Musée d’art moderne de la Ville de Paris nel 2014. La rassegna è conforme alla missione del grande museo occitano, che si è dato l’obiettivo di presentare periodicamente i grandi nomi dell’arte moderna: l’obiettivo è quello di offrire al pubblico un viaggio attraverso tutta l’opera di Fontana, prima e dopo la guerra, partendo dagli esordi in Argentina e seguendo l’artista durante il suo trasferimento in Italia per poi proseguire fino alla fine della carriera, per evocare tutta la sua varietà creativa: dipinti, carte, sculture, ceramiche e installazioni luminose e spaziali. In mostra, ovviamente, non mancano i Concetti Spaziali, con le Attese (ovvero i famosi tagli) e i Buchi, per conoscere un artista che è stato al contempo figurativo e informale, classico e avanguardista. Inoltre, la mostra offre l’occasione per presentare nella sala delle mostre temporanee del Musée Soulages due Ambienti spaziali, quello dei neon dalle linee curve, ovvero gli arabeschi della IX Triennale di Milano del 1951 (ricreati appositamente per la mostra) e quello della Galleria del Deposito di Ginevra, 1967 (arte contemporanea museo di Lione). L’idea degli ambienti spaziali era venuta a Fontana nel 1951 quando lavorava in collaborazione con l’amico architetto Luciano Baldessari e il suo collaboratore Marcello Grisotti: nasceva all’epoca il neon, un medium industriale, una fonte di luce che agisce emotivamente sullo spettatore in uno spazio altro e diventava per Fontana un mezzo espressivo imprescindibile.

La mostra, inoltre ruota attorno all’idea di futuro secondo Lucio Fontana. Nella celebre intervista del 1967 con la critica d’arte Carla Lonzi, Fontana aveva detto: “Si poteva parlare quarant’anni fa di futuro... neanche oggi, cosa sarà il futuro, non lo possiamo dire, però in questi quaranta anni della mia attività e di quello che vedo nel mondo artistico, un futuro c’è stato, proprio una trasformazione sulla fine del quadro, della pittura: l’arte portata in un fatto, ormai strutturale, ma non in senso costruttivo, strutturale in un senso filosofico. L’arte è andata su un concetto che io avevo sempre immaginato”. Con questa enunciato apparentemente ambiguo quanto contraddittorio, l’artista alludeva all’idea di un rinnovamento concettuale dell’arte che con la sua opera, avendoci fortemente creduto, Fontana stesso aveva anticipato, e che si era effettivamente palesato nel corso di questi anni nell’arte dei protagonisti delle ultime generazioni (da Piero Manzoni all’Arte Povera e all’arte concettuale). L’idea di futuro, che Fontana eredita dal Futurismo, è quella di un’arte finalmente liberata dalle categorie tradizionali della pittura e della scultura, sempre più immateriale come atto. Come dimostrano, del resto, i suoi tagli e i suoi buchi.

È proprio da quanto Fontana diceva a Carla Lonzi che è nata l’idea della mostra, come spiega il curatore Paolo Campiglio. Quella di Fontana era “una profezia che sembrava essersi avverata tra gli artisti delle ultime generazioni, protagonisti delle neoavanguardie, ormai liberati dai pregiudizi legati ai generi della pittura o della scultura, attratti dalle nuove tecnologie e dai materiali industriali offerti dalla contemporaneità. società. Come avevano dimostrato Yves Klein e Piero Manzoni, i due giovani compagni di viaggio di Fontana prematuramente scomparsi, l’arte poteva ormai prescindere da ogni implicazione materiale per divenire puro atto mentale e spirituale. Nel 1967 Fontana poté constatare anche che la conquista dello spazio era effettiva nei programmi internazionali, con i primi lanci di voli con equipaggio e le prime immagini reali inviate sulla Terra di questo infinito cosmico fino ad allora solo immaginato o contemplato nelle lenti dei telescopi”.

Infatti la società immaginata dall’artista negli anni Quaranta e Cinquanta come modello di un mondo futuro dominato dalle conquiste dello spazio, sembrava aver raggiunto, almeno in parte, il suo scopo con l’arrivo dei primi astronauti nel cosmo durante gli anni Sessanta. Per mezzo della sua arte, l’artista si riteneva allora soddisfatto di aver avuto l’intuizione delle eterne contraddizioni tra il materiale e l’immateriale, di aver lavorato sull’idea di infinito, prevedendo che un giorno l’essere umano avrebbe incontrato il suo destino lì.

È proprio da questo pensiero attorno all’arte di Fontana che parte la mostra: dal concetto di intuizione del futuro nell’opera di Lucio Fontana, dalla sua operazione di rinnovamento dello statuto dell’arte, per presentare un singolare percorso centrato sull’idea di opposizioni dialettiche tra materiale e immateriale, sul concetto di utopia che assume un rapporto contraddittorio, di attrazione e repulsione, rispetto alla realtà concreta. In particolare, la mostra prende in considerazione, attraverso un itinerario di più di ottanta opere tra sculture, opere su tela e su carta, oltre che ambienti, il tema del futuro secondo tre assi principali del percorso di Fontana, strettamente legati: Materia-Luce-Colore (natura e figura, anti natura e anti figura), Spazio attivo (Ambienti e Teatrini) e Utopia (Concetti Spaziali e Fine di Dio).

La Fondazione Lucio Fontana di Milano ha assicurato al Musée Soulages la sua partnership con importanti e rari prestiti e ha supportato il monitoraggio scientifico della mostra. I principali partner della mostra sono il Centre Pompidou – Musée National d’Arte Moderne (con 27 opere concesse in prestito) e Tornabuoni Arte, che ha una solida conoscenza dell’opera di Lucio Fontana (gallerie di Milano, Parigi, ecc.) ed è oggi un imprescindibile punto di riferimento sull’opera dell’artista. Per la mostra sono giunti anche prestiti dal Musée des Abattoirs di Tolosa, dal Museo di Grenoble e dal Musée d’Art Contemporain di Lione. Altri prestiti provengono da istituzioni e fondazioni in Francia, Italia, Svizzera: il Museo del Novecento di Milano, il Museo Novecento di Firenze, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Diverse anche le opere da collezioni private, molte delle quali sono ceramiche realizzate ad Albisola.

Lucio Fontana, Ritratto di Teresita (1940; mosaico policromo, 34,6 x 33,5 x 24,5 cm; Milano, Fondazione Lucio Fontana)
Lucio Fontana, Ritratto di Teresita (1940; mosaico policromo, 34,6 x 33,5 x 24,5 cm; Milano, Fondazione Lucio Fontana)
Lucio Fontana, Struttura al neon per la IX Triennale di Milano (1951; neon, 250 x 1000 x 8000 cm; Milano, Fondazione Lucio Fontana)
Lucio Fontana, Struttura al neon per la IX Triennale di Milano (1951; neon, 250 x 1000 x 8000 cm; Milano, Fondazione Lucio Fontana)
Lucio Fontana, Concetto spaziale (1960; olio su tela, perforazioni, incisioni, tagli, 150 x 150 cm; Parigi, Centre Pompidou, Musée National d'Art Moderne)
Lucio Fontana, Concetto spaziale (1960; olio su tela, perforazioni, incisioni, tagli, 150 x 150 cm; Parigi, Centre Pompidou, Musée National d’Art Moderne)
Lucio Fontana, Concetto Spaziale. Attese (1965; idropittura su tela, 100 x 81 cm; Parigi, Tornabuoni Arte)
Lucio Fontana, Concetto Spaziale. Attese (1965; idropittura su tela, 100 x 81 cm; Parigi, Tornabuoni Arte)
Lucio Fontana, Concetto Spaziale. Attese (1966; idropittura su tela, 61 x 50 cm; Parigi, Tornabuoni Arte)
Lucio Fontana, Concetto Spaziale. Attese (1966; idropittura su tela, 61 x 50 cm; Parigi, Tornabuoni Arte)

“Soulages”, dice Benoît Decron, direttore del museo di Rodez, “amava l’opera di Fontana per buone ragioni: in primo luogo perché lo considerava un artista primordiale del XX secolo, un polistrumentista familiare agli amatori parigini (nelle gallerie, in particolare con Rodolphe Stadler, Iris Clert, durante le mostre collettive…). Fontana, figura dell’avanguardia, ha avuto la sua fortunata stella francese: Parigi non è poi così lontana da Milano… e poi perché Soulages ha trovato nel più anziano Fontana – 20 anni di differenza – un coerente e sostenuto interesse per il tempo e lo spazio, due fondamenti fontaniani che lo affascinavano. Se accostiamo le opere di Fontana e Soulages, non arriviamo a dimostrazioni infallibili, ma possiamo stabilire collegamenti che possono unirli. Fontana incarna lo spazialismo e non si tratta qui di ritornare alle sue definizioni di testi teorici. Di Soulages, che non fece scuola, gli scritti e le dichiarazioni sono raccolti in un unico volume. Per Fontana, la concisa definizione data dal critico Giovanni Joppolo per qualificare l’artista dopo il 1933, i suoi noti rapporti con la linea, il segno, la linea e lo spazio, alla luce dell’esperienza materica del ceramista, possono così sintetizzarsi: ‘In seguito, il gesto nella materia e il gesto nello spazio diventeranno le due forze motrici di tutta la sua opera più compiuta, ed è questo che significa spazialismo’”.

Il catalogo della mostra (240 pagine) è bilingue, francese e inglese, ed è pubblicato da Gallimard, con testi di Benoît Decron, Paolo Campiglio, Silvia Bignami, Giorgio Zanchetti, Luca Bochicchio, Valérie da Costa, Jacopo Galimberti, Daniela A. Sbaraglia.

Gli orari d’apertura. Da settembre a giugno: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18, il sabato e la domenica dalle 10 alle 18. Luglio e agosto, tutti i giorni dalle 10 alle 18. Biglietti: intero 12 euro, ridotto per gruppi (almeno 10 persone) 10 euro, ridotto 8 euro (per diversamente abili, membri dell’associazione Amis de Musées, membri CASLGR, possessori di biglietti di musei partner – il Musée Toulouse Lautrec di Albi, il Musée Fabre di Montpellier, il Trésor de Conques, il Musée Ingres-Bourdelle di Montauban – possessori carta soci della Collection Pinault, accompagnatori di abbonati “Petit Léonard”, possessori della carta Ambassadeur de l’Aveyron), gratis per minorenni, studenti, disoccupati, titolari della pensione minima, giornalisti, accompagnatori di gruppi, possessori di carte Icom, Icomos, carta cultura (i possessori possono portare un accompagnatore), personale dei musei di Francia, abbonati “petit Léonard” (con un accompagnatore pagante), artisti membri della Maison des Artistes, insegnati che hanno una prenotazione per la loro classe, personale di strutture medico-sociali, accompagnatori di visitatori diversamente abili, donatori e sostenitori del Musée Soulages.


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