All you can fuck: in mostra a Firenze le storie delle sex workers di Berlino


Dall’8 marzo all’8 aprile 2021 alla Crumb Gallery di Firenze si tiene la mostra All you can fuck, che racconta le storie delle donne che si prostituiscono a Berlino nei bordelli a basso costo.

Si intitola ALL YOU CAN FUCK la mostra di Adriana Luperto in programma alla Crumb Gallery di Firenze dall’8 marzo all’8 aprile 2021. La rassegna vuole essera una riflessione sulle storie e sugli orrori che le sex workers che lavorano nei bordelli a basso costo di Berlino e della Germania sono costrette a subire ogni giorno. Il titolo fa infatti riferimento al nome con cui in Germania sono comunemente noti i bordelli a tariffa forfettaria, a disposizione di uomini in cerca di sesso a pagamento, e nei quali, oltre al cibo, per 90 130 euro, è possibile “consumare” le sex workers, ragazze costrette anche a decine di rapporti al giorno, dalle 16 alle 3 di notte. Una sorta di “all you can eat” del sesso, insomma.

Attraverso 15 acquerelli su carta, Adriana Luperto intende accendere un riflettore su questa realtà. “Ho letto libri, parlato con donne che si sono prostituite, ascoltato racconti quasi dell’orrore sulla vita che sono state costrette a fare”, racconta l’artista. “Quello che sappiamo sulla mercificazione del corpo di una donna è nulla di fronte all’enormità della realtà. Non ho voluto riportare tutto questo: ho voluto far vedere la loro bellezza, la loro sensualità, che c’è, sempre, a prescindere da tutto”.

Il tema della prostituzione è molto dibattuto. In Italia, le case chiuse non esistono più dal 1958 e in Europa troviamo vari modelli di regolamentazione e legalizzazione della prostituzione. Molte grandi città hanno quartieri a luci rosse e case d’appuntamento ma tutto ciò non ha comunque aiutato a fermare il traffico sessuale che rappresenta ancora un problema in tutta Europa. Luperto lavora su questi argomenti da più di un anno: nelle sue opere, benché l’artista parli di orrore e mercificazione, non vuole esserci denuncia né giudizio. “Eppure”, scrive Rory Cappelli nel testo critico, “per Luperto il sesso a pagamento è sempre qualcosa di scippato, qualcosa che una donna non darebbe mai se non vi fosse costretta: dalla miseria, dalla propria storia personale, dal convincimento che sia libertà il disporre del proprio corpo come meglio si crede, dalla violenza del trafficking, la tratta delle donne, un fenomeno multiforme ed estremamente duttile nel cambiare tattica e metodo per non farsi individuare che sta dilagando come un cancro senza cura”.

Tra gli acquerelli, c’è la storia de La bambina, appoggiata a una porta socchiusa, dove aleggia l’innocenza dell’infanzia non ancora intaccata dalla crudeltà della vita, in Pausa ci sono le donne sedute al margine della strada in attesa, ci sono le Nigeriane che camminano di spalle sullo sfondo di un cielo livido, c’è anche uno sguardo sugli Anni Trenta con tre donne in guepierre e seno nudo, e poi ancora l’opera ALL YOU CAN FUCK, di grandi dimensioni, in cui in un’aula dai toni sul rosso si raccolgono mezze nude una serie di ragazze, quasi sui banchi di una chiesa, pronte a iniziare la nottata. In questi dipinti, la figura dell’uomo è una presenza/assenza, manca quasi sempre o meglio, la troviamo di spalle, defilata, spettatore muto anche se di fatto ne è il vero protagonista che, all’interno dell’esposizione, la sound editor Francesca Sandroni evoca con un’installazione sonora. In catalogo, oltre al testo sulla mostra, troviamo due interviste realizzate da Rory Cappelli e Anna Maria Liguori, due testimonianze, storie vere, di una ragazza nigeriana e una ragazza rumena costrette a prostuirsi.

ALL YOU CAN FUCK sarà aperta fino all’8 aprile. Per visitare la mostra è consigliato prenotare al numero 347 3681894. Adriana Luperto, salentina di nascita, da sempre ha vissuto intrecciando attività lavorative diverse con la passione per l’arte e la pittura. A 21 anni si trasferisce a Milano. Nel 1989 durante un viaggio in Cina, si ferma un mese a Shanghai e prende lezioni da un maestro locale, con il quale studia e esplora la tecnica tradizionale dell’acquerello su carta di riso. All’inizio degli anni Novanta lavora con continuità a scenografie, murales e allestimenti a Lugano, in collaborazione con una scenografa/attrice svizzera e una grafica portoricana. Dal 2000 espone in diverse personali a Milano, cercando per le sue opere luoghi estranei ai circuiti espositivi: cortili di abitazioni, bar, locali notturni. Nel 2005 collabora con la cantautrice Pia Tuccitto illustrando il booklet del suo cd, Un segreto che. Sempre nel 2005 espone a Bologna nella manifestazione Video Freccia, e successivamente, a novembre dello stesso anno presso MaKìa. Nel 2007 partecipa nell’ambito della Biennale di Venezia a 13×17 Padiglione Italia, iniziativa curata da Philippe Daverio e Jean Blanchaert (AA.VV., 13×17, 1000 artisti per un’indagine eccentrica sull’arte in Italia, catalogo Rizzoli). Nel 2009 espone prima a Milano nella mostra dal titolo di là, insieme ad Antonella De Simone, presso lo storico locale Cicip Ciciap e poi a Lecce, alla galleria Cortenumero9. Tra il 2014 e il 2016 lavora a un ciclo di acrilici di grande formato, dal titolo La solitudine dell’amore, di cui la casa editrice VandAepublisher pubblica il catalogo nel 2017 (prefazione di Rory Cappelli de La Repubblica). Dal 2016 vive tra Lecce e Firenze e dopo aver lavorato in diversi campi (dal mondo audio e luci per lo spettacolo, a quello del design fino al mondo della ristorazione) decide di dedicarsi completamente all’arte.

Immagine: Adriana Luperto, All you can fuck (2020; acquerello su carta di riso, 58x82 cm)

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraAll you can fuck
CittàFirenze
SedeCrumb Gallery
DateDal 08/03/2021 al 08/04/2021
ArtistiAdriana Luperto
TemiFirenze, Adriana Luperto, Crumb Gallery

All you can fuck: in mostra a Firenze le storie delle sex workers di Berlino
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