A Domodossola una grande mostra sulla donna nell'arte da Boldini a Picasso


Dal 15 luglio all’11 dicembre 2022 si terrà a Domodossola una grande mostra dedicata al ruolo della donna tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento.

I Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco a Domodossola ospitano dal 15 luglio all’11 dicembre 2022 una nuova grande mostra dedicata al ruolo della donna tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento.

Nel segno delle donne. Tra Boldini, Sironi e Picasso, questo il titolo dell’esposizione curata da Antonio D’Amico e Federico Troletti e realizzata dal Comune di Domodossola in partnership con la Fondazione Paola Angela Ruminelli e il Museo Bagatti Valsecchi di Milano, il contributo della Fondazione CARIPLO e il sostegno di Soc. Coop. Pediacoop, Ultravox Srl e Studio Abc, Centro Sos Dislessia di Domodossola. La mostra si avvale di prestigiosi prestiti e della collaborazione dell’Istituto Matteucci. Dopo le mostre De Chirico De Pisis. La mente altrove e Balla Boccioni Depero. Costruire lo spazio del futuro, si indagano ora i decenni tra la fine dell’Ottocento e il primo quarantennio del Novecento attraverso gli occhi degli artisti che sono stati capaci di cogliere il ruolo della donna nella società, proiettandosi verso la modernità.

La rassegna proporrà un percorso ricco di dialoghi tra dipinti, sculture, fotografie, macchine fotografiche d’epoca e abiti, che prenderà il via da alcuni capolavori di Giovanni Boldini e proseguirà con uno spazio dedicato alla Regina Margherita, per poi soffermarsi sulla donna dipinta da artisti come Zandomeneghi, Mario Cavaglieri, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vittorio Amedeo Corcos, Giacomo Grosso, Cesare Maggi, Carrà, Pellizza da Volpedo, fino a Sironi, Modigliani e Picasso.

Saranno esposte oltre sessanta opere per indagare le interconnessioni tra le varie manifestazioni della modernità, ponendo sempre al centro della ricerca la città di Domodossola, che in questi decenni era viva protagonista dei tempi. Nel 1906, infatti, venne inaugurato il traforo del Sempione che aprì una via di comunicazione diretta con la Francia e di conseguenza con Parigi. Un clima vivace e internazionale si respirava a Domodossola, dove il Teatro Galletti ospitava il cinematografo e rappresentazioni di prosa e operistiche che attraevano pubblico da tutta la zona del Lago Maggiore, dove soggiornava la Marchesa Casati e dove si incontravano, tra gli altri, Umberto Boccioni, Arturo Toscanini, Daniele Ranzoni e Paolo Troubetzkoy, ponendo la città in connessione con le capitali moderne d’Europa.

Dopo oltre quattro mesi di restauri, sarà esposto in mostra l’originale sipario del Teatro Galletti dipinto nel 1882 da Bernardino Bonardi, ossolano di origine e scenografo del Teatro Nazionale di Madrid, con la raffigurazione della Piazza Mercato, ricca di scene quotidiane e personaggi abbigliati nei costumi tradizionali delle valli dell’Ossola. Presente in teatro fino agli anni Venti del Novecento, il sipario è stato poi nei depositi per gli ultimi quarant’anni.

La Domodossola del primo Novecento rivive anche grazie alle parole del poeta Giovanni Pascoli, del quale sono esposti alcuni scritti autografi: Pascoli si era adoperato in prima persona per raccogliere fondi utili per la costruzione a Domodossola di un ospizio per gli emigranti e, quando nel 1906 fu inaugurato dalla Regina Margherita e da mons. G. Bonomelli, il poeta inviò un’epigrafe che fu posta sulla facciata del palazzo.

Il percorso espositivo intende far emergere la figura femminile, la donna nelle sue diverse sfaccettature che diventa chiave di lettura della modernità. Le donne sono presenti nelle opere di Boldini, Zandomeneghi, Cavaglieri, Corcos, Carrà, Pellizza da Volpedo e Sironi a volte intellettuali, altre lavoratrici, giovani o anziane, madri o figlie. Queste figure si fanno testimoni dei tempi che evolvono e del mutare del gusto estetico, dai ritratti in tulle e crinoline della fine dell’Ottocento le ritroviamo tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento rappresentate da Sironi come figure solide e spoglie di orpelli e con un segno forte e melancolico ne Le Corsage a Carreaux di Picasso.

Vengono inoltre indagate le mutazioni del gusto e della sensibilità della società che passa dalla vita in campagna alla città, specchio di innovazione e modernità, elementi che sono rintracciabili nel grande “racconto” intimo di Leonardo Dudrevuille, capolavoro di notevoli dimensioni di proprietà della Fondazione Cariplo, nello struggente saluto di una madre alla figlia di Italo Nunes Vais, fino alla visione cubista di Picasso.

Particolare importanza è data alla moda con il sontuoso mantello a strascico indossato dalla Regina Margherita, esposto in un allestimento che pone il manto in dialogo con il ritratto della regnante, accessori dell’epoca e fotografie.

La mostra vuole essere una riflessione sulla figura dell’artista in quanto tale: è l’artista che con la particolare sensibilità del suo sguardo si accorge dei mutamenti della società e che diventa testimone del divenire della modernità.

“Questa esposizione è un’occasione per assaporare la bellezza. Il percorso espositivo ha l’intento d’immergere il visitatore in un mondo governato dal piacere estetico, affinché anche l’occhio dell’uomo contemporaneo venga coinvolto e travolto dalla ricerca della bellezza, vero alimento anche per la mente”, ha dichiarato Federico Troletti, conservatore dei Musei Civici di Domodossola. “La mostra porta a dialogare con i grandi anche artisti meno noti, con opere inedite, proponendo quindi nuovi filoni di ricerca. Sono grato ad Antonio D’Amico che ha voluto condividere questo suo primordiale progetto espositivo con un gruppo di ricercatori. Tra questi Elena Pontiggia e Stefano Bosi, esperti conoscitori del periodo che offrono spunti di riflessione sui grandi nomi presenti in mostra; Silvia Malaguzzi, che con un’indagine trasversale alle opere delinea l’evoluzione e l’uso del gioiello; e Paola Caretti, che con studi inediti offre una lettura storico-sociale che annienta il divario tra periferia e centro. Si tratta di una mostra che osa, crea delle suggestioni, traccia un percorso di ricerca, stimola la curiosità e porta a riflettere il visitatore, come i curatori, sugli effetti dell’arte sulla società e della società sulle manifestazioni della creatività umana”.

Orari: Fino al 9 ottobre, da giovedì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19; dall’11 ottobre, da giovedì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Chiusure o aperture straordinarie saranno comunicate sulle pagine Facebook e Instagram di Palazzo San Francesco.

Immagine: Vittorio Amedeo Corcos, Ritratto di Anita Vollert de’ Ghislanzoni e Maddalena Parodi, dettaglio (Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano “Museo Louis Braile”)

A Domodossola una grande mostra sulla donna nell'arte da Boldini a Picasso
A Domodossola una grande mostra sulla donna nell'arte da Boldini a Picasso


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