La Collezione Merlini, una delle più importanti raccolte private italiane sull’arte del XX secolo del nostro paese, è in mostra dal 23 marzo al 23 luglio 2018 a Venezia, a Palazzo Fortuny: è la prima volta che la collezione viene esposta in modo realmente rappresentativo, dal momento che finora solo alcune singole parti erano state mostrate al pubblico (a Palazzo Loredan a Venezia, al Museo Marino Marini di Firenze, al Museo Morandi di Bologna e in altri contesti). La rassegna, dal titolo Una collezione italiana. Opere dalla Collezione Merlini e curata da Daniela Ferretti e Francesco Poli, pur non potendo presentare la raccolta nella sua interezza, ne offre una rappresentazione di rilievo, con un percorso ideato seguendo i periodi maggiormente presenti nella raccolta: Metafisica e Novecento italiano; Realismo sociale e esistenziale; L’Astrattismo geometrico e il MAC; La stanza del collezionista (Wildt, Fontana, Melotti); Le tendenze dell’Informale (Gruppo degli Otto, Spazialismo, Movimento Nucleare, Ultimi Naturalisti); Omaggio a Morlotti; Il gruppo Azimuth e le tele strutturate; la Pittura Analitica.
“Nucleo centrale della Collezione, e della mostra”, sottolinea Mariella Gnani, curatrice della raccolta, “è proprio La stanza del Collezionista. Al Fortuny viene riproposto, arredi compresi, uno degli ambienti di casa Merlini, quello che riflette maggiormente le passioni del Collezionista. Che ha voluto riunire, in questa stanza, una sequenza spettacolare di opere di Fontana, accanto alla “Madre” di Wildt, opera che lo scultore tenne per se stesso, e a due capolavori assoluti di Melotti, tra cui Teorema”. Giuseppe Merlini, professionista classe 1932 originario di Busto Arsizio, iniziò ad acquistare opere negli anni Sessanta e Settanta sviluppando, come spiega il curatore Francesco Poli, “il suo interesse da un lato verso i grandi protagonisti ormai storicizzati del ‘900, e dall’altro verso le tendenze del dopoguerra, con un’attenzione costante anche agli sviluppi più attuali. In questo modo il suo progetto si è definito nel tempo come un tentativo riuscito di delineare un percorso (ben meditato e culturalmente fondato) tale da documentare con esempi significativi quasi tutti gli aspetti salienti dell’arte italiana. Ma è importante sottolineare il fatto che non si tratta di un insieme con caratteristiche freddamente documentarie, bensì di scelte di qualità che rispecchiano un gusto individuale e l’interesse particolare per certi artisti, nonché l’esclusione di altri. Merlini, ad esempio, si è interessato poco agli artisti della Pop Art, e per nulla alle ricerche sperimentali degli anni ‘60/’70 di area poverista e concettuale. Rimanendo fedele alla sua passione per la pittura ha però concentrato la sua attenzione su un buon numero di esponenti della cosiddetta Pittura Analitica, emersa negli anni’70, tra cui in particolare Olivieri e Vago”.
Il collezionismo di Merlini, né mondano né speculativo com’è avvenuto spesso negli ultimi anni, e neppure rivolto alla scena artistica internazionale, ha sempre mantenuto ferma la volontà di contribuire a formare percorsi che, malgrado facciano parte di un patrimonio privato, hanno comunque l’obiettivo di accrescere la circolazione e la conoscenza dell’arte a livello socialmente più allargato. La visione dell’arte di Merlini è dunque culturale e non economica: propria di un vero collezionista.
Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito di Palazzo Fortuny.
Nell’immagine: Adolfo Wildt, La concezione (1921)
Titolo mostra | Una collezione italiana. Opere dalla Collezione Merlini | Città | Venezia | Sede | Palazzo Fortuny | Date | Dal 30/11/-0001 al 30/11/-0001 | Curatori | Francesco Poli, Daniela Ferretti | Temi | Novecento |
Da Wildt ad Azimuth, i capolavori della Collezione Merlini in mostra a Venezia |