La Fondazione Ragghianti di Lucca quest’autunno raddoppia la propria proposta espositiva: dal 3 ottobre 2020 al 6 gennaio 2021, infatti, nel complesso di San Micheletto, sede della Fondazione, sono in programma due mostre, dedicate a due protagonisti del secondo Novecento, ovvero Cioni Carpi (Eugenio Carpi de’ Resmini; Milano, 1923 - 2011) e Gianni Melotti (Firenze, 1953), curate rispettivamente da Angela Madesani e da Paolo Emilio Antognoli e riunite sotto un unico titolo, L’avventura dell’arte nuova. Anni 60 e 80.
Con la prima mostra si approfondisce la figura di Cioni Carpi, rampollo di una famiglia di solide tradizioni artistiche: era figlio di Aldo Carpi, pittore e storico direttore dell’Accademia di Brera, fratello di Fiorenzo, noto musicista, e di Pinin, scrittore e illustratore per l’infanzia. Cioni, soprannome di Eugenio, cominciò il suo percorso nella pittura negli anni Cinquanta (dopo aver partecipato, ventenne, alla Resistenza), durante un soggiorno a Parigi, e prima di riapprodare nella natia Milano girò gran parte dell’America, perché fu ad Haiti, a New York, in Canada, per poi stabilirsi definitivamente nel capoluogo lombardo assieme alla regista statunitense-ucraina Maya Deren, figura importante per la sua carriera dato che con lei Carpi cominciò la sperimentazione cinematografica, lui che peraltro già a Parigi aveva studiato mimo con Jacques Lecoq. Fu così che per un ventennio, dal 1959 al 1980, Cioni Carpi fu molto attivo nella realizzazione di film d’artista, alcuni dei quali conservati al MoMA di New York. Artista poliedrico, sperimentò anche per la fotografia, per il teatro e per la musica (in quest’ambito collaborò, tra gli altri, con Angelo Paccagnini, Giacomo Manzoni e Bruno Maderna, per i quali, realizzò filmati e proiezioni), diventò poi, unico artista italiano insieme a Franco Vaccari, uno degli artisti del gruppo della Narrative Art. Nel 1978 e nel 1980 si contano anche due partecipazioni alla Biennale di Venezia, nell’ambito di due mostre curate da Vittorio Fagone, con il quale, nel corso degli anni, aveva sviluppato un rapporto di stima e collaborazione. Quello di Cioni Carpi è peraltro uno dei pochi casi di artisti che hanno deciso deliberatamente di ritirarsi delle scene: il suo ritiro risale al 1989, anno a partire dal quale non avrebbe più realizzato neppure un’opera fino alla data della sua scomparsa nel 2011.
La mostra lucchese si concentra sulle ricerche di Carpi dal 1960 circa agli anni Ottanta, esponendo circa quaranta opere di grandi dimensioni tra dipinti, installazioni, lavori fotografici, filmati, disegni, progetti e libri creati dall’artista in unica copia, ma anche documenti e cataloghi sull’opera di Cioni Carpi. Nella prima parte del percorso si troveranno le sperimentazioni dai titoli surreali come quelle realizzate tra il 1963 e il 1976: Me ne tornavo ai luoghi sfatti della memoria, Lasciatemi vedere una cellula viva del vostro cervello, dove Carpi, memore del suo passato di mimo, si autoritrae come clown, e ancora Cadendo mi spezzai le braccia e le gambe mentre saltavo di palo in frasca. Sono poi esposte le pitture su tela degli anni Ottanta come quelle che appartengono al ciclo Le città distanti e che sono complesse utopie spaziali, oppure i Blue Painting e i Palinsesti, vale a dire forme geometriche che riemergono da pitture precedenti. Il percorso termina con le strisce di iuta su cui sono applicate fotografie stampate su carta o su stoffa e disegni, che propongono il concetto di arazzo in chiave contemporanea, e sulle quali l’artista ha apposto lunghe scritte che spiegano l’opera.
Per quanto riguarda la mostra di Gianni Melotti, sono qui presentate le opere appartenenti al primo decennio di attività del fotografo fiorentino, dal 1974 (anno in cui cominciò a lavorare come fotografo professionista per la casa di produzione art/tapes/22) al 1984, indagando sia il loro sviluppo, sia la loro collocazione nel contesto del tempo e in particolare in riferimento alle personalità con le quali Melotti collaborò (tra questi, Bill Viola, Lanfranco Baldi, Luciano Bartolini, Giuseppe Chiari, Mario Mariotti e altri). Le sue sperimentazioni nascevano dal contatto con grandi nomi dell’arte internazionale come Vito Acconci, Chris Burden, Daniel Buren, Urs Lüthi, Joan Jonas, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Nam June Paik, Giulio Paolini, Robert Rauschenberg: lavorando per art/tapes/22, Melotti documentò le loro opere. Ed è proprio nella Firenze del tempo che nacque un clima favorevole a nuove ricerche, fondate sull’interazione fra le più diverse attività artistiche e culturali, come architettura e design radicale, editoria, cinema d’artista, video, musica contemporanea e nuove forme espressive come il disco, il libro d’artista, il multiplo. In questo contesto, Melotti sviluppò un linguaggio concettuale dai risultati ritenuti originali e trasgressivi.
La Fondazione Ragghianti espone dunque una trentina di lavori di Melotti: spazio alle sperimentazioni cameraless (ovvero senza uso della macchina fotografica) in bianco e nero, alle sue coloratissime opere tridimensionali realizzate con materiali cibachrome su tessuti decorati, alle opere d’esordio come 9,30/10,30, e poi ancora Giallo del 1979, installazione site-specific con fotografie e testi ambientata in un parcheggio genovese; Gli angoli della Biennale (1976), serie di fotografie dedicate a Pier Luigi Tazzi riferite ai Corners Portraits di Irving Penn; Come as you are / Jacket and necktie (1981), fotografie e film super8 in loop sul tema del rapporto di coppia, la serie di cinque videografie Foto fluida (1983), l’opera Pelle/Pellicola (1987-1989), che consta di tre lavori in silicone trasparente, sul rapporto tra opera e cornice.
Le due mostre sono accompagnate da due cataloghi editi da Fondazione Ragghianti Studi sull’arte. Le mostre sono promosse dalla Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Lucca e Città di Lucca. Partner Lucca Film Festival - Europa Cinema. Orari d’apertura: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 (ultimo ingresso alle 18:30). Aperto anche il 1° novembre, 8 e 26 dicembre e 1° gennaio, chiuso il 25 dicembre. Biglietto d’ingresso 3 euro, gratisp er minori di 18 anni; scolaresche (della primaria edelle secondarie); studenti di università, accademie d’arte e conservatori provvisti di libretto; insegnanti; gruppi superiori alle 15 unità; soci del Touring Club Italiano e del Club UNESCO Lucca;soci ICOM;diversamente abili (e accompagnatore); un accompagnatore per ogni gruppo; militari e forze dell’ordine con tesserino; giornalisti e guide turistiche con tesserino. Per info visitare il sito della Fondazione Ragghianti.
Cioni Carpi, Palinsesto 2 (1963; Mendrisio, Collezione Panza). Ph. Credit Alessandro Zambianchi - Simply.it, Milano |
Gianni Melotti, Foto Fluida (1983; fotografie cibachrome; Archivio Gianni Melotti) |
Titolo mostra | L'avventura dell'arte nuova. Anni 60 e 80. Cioni Carpi e Gianni Melotti | Città | Lucca | Sede | complesso di San Micheletto | Date | Dal 03/10/2020 al 06/01/2021 | Artisti | Cioni Carpi, Gianni Melotti | Curatori | Angela Madesani, Paolo Emilio Antognoli | Temi | Novecento, Lucca, Cioni Carpi, Gianni Melotti, complesso di San Micheletto |