Dal 24 ottobre gli spazi espositivi del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ospiteranno due nuove mostre e un’installazione: Protext! Quando il tessuto si fa manifesto (24 ottobre 2020 - 14 febbraio 2021), la grande mostra che intende raccontare il tessuto come prodotto universale, artistico e comunicativo attraverso le opere di nove artisti internazionali, Litosfera (24 ottobre 2020 - 7 febbraio 2021), dialogo tra le opere di Giorgio Andreotta Calò e di Elena Mazzi e Sara Tirelli, e l’allestimento di Raid, opera di Marcello Maloberti recentemente acquisita dal museo. La sede museale annuncia inoltre l’estensione dell’orario di apertura: dal 28 ottobre sarà aperta anche il mercoledì e nel weekend rimarrà aperta un’ora in più (sabato e domenica apertura alle 11. Grande attenzione viene data alla collezione permanente, visitabile con ingresso libero per tutti.
“Il ruolo del nostro museo, oggi, è sempre quello di collettore di energie per il territorio e di spazio sociale sicuro per la comunità: solo rafforzando il legame del Pecci con Prato, valorizzandone le assonanze e le corrispondenze e stringendo ulteriormente i legami esistenti o creandone di nuovi, possiamo restituire al museo la sua centralità” ha dichiarato Cristiana Perrella, direttrice del Pecci, e aggiunge: “In questi tempi difficili il Centro Pecci vuole continuare a essere la casa di chi ama l’arte e la cultura: un luogo grande e sicuro, accogliente e inclusivo, capace di parlare a tutti. La nostra missione è continuare a crescere con il nostro territorio, per tornare ad aprirci, non appena possibile, al mondo intero, E per farlo ora vogliamo dare un segnale significativo di apertura e allo stesso tempo di responsabilità”.
Con la mostra Protext! Quando il tessuto si fa manifesto, a cura di Camilla Mozzato e Marta Papini, s’intende esplorare il ruolo del tessuto non solo nei dibattiti critici su autorialità, lavoro, identità, produzione e cambiamento ambientale, ma anche come mezzo nella rappresentazione del dissenso. Striscioni, stendardi, t-shirt, arazzi artigianali hanno dato voce a forme di protesta spontanee: la rassegna indaga come la più recente generazione di artisti utilizzi il tessuto e le sue declinazioni come pratica artistica trasgressiva. Tra questi, Pia Camil, Otobong Nkanga, Tschabalala Self, Marinella Senatore, Serapis Maritime Corporation, Vladislav Shapovalov, Günes Terkol.
Nel percorso espositivo si alternano installazioni, sculture, stendardi, arazzi, disegni, ricami e si apre con l’ambiente site-specific creato dal collettivo greco Serapis Maritime Corporation costituito da un grande murales dipinto su una tenda, che sborda anche sulla parete, e da una serie di grandi cuscini realizzati con materiali di riciclo.
Seguono Bara, Bara, Bara e Vicky’s Blue Jeans Hammock, le sculture tessili di Pia Camil realizzate con t-shirt e jeans di seconda mano (indumenti prodotti in America Latina per gli Stati Uniti che tornano ai luoghi d’origine sulle rotte delle migrazioni e del commercio globale); gli arazzi The Leftlovers, Infinite Yeld, In Pursuit of Bling e Steel to Rust–Meltdown di Otobong Nkanga che evidenziano l’impatto storico e la memoria collettiva della relazione tra uomo e natura; Flags di Vladislav Shapovalov, una collezione di bandiere utilizzate alle manifestazioni dei lavoratori delle fabbriche tessili dalla metà dell’Ottocento e oggi, due di queste sono formate da tanti piccoli frammenti di tessuto ricamati con i nomi femminili delle lavoratrici e cuciti insieme.
E ancora, gli arazzi, i video, gli schizzi e le composizioni musicali di Günes Terko (protagoniste delle sue storie sono donne che si adattano o rifiutano di adattarsi alle trasformazioni sociali e culturali della Turchia contemporanea). In mostra alcuni dei suoi ricami su garza in un’installazione fluttuante, insieme a Dreams on the River e Desire Passed by Land, bandiere prodotte nel corso di un laboratorio partecipativo.
La mostra prosegue con i coloratissimi stendardi ricamati a mano di Marinella Senatore, della serie Forme di protesta: memoria e celebrazione e cinquanta disegni della serie It’s time to go back to street; le rappresentazioni legate all’immaginario dei corpi femminili neri combinate con materiale coloratissimi cuciti, stampati e dipinti che rimandano a tradizioni artistiche artigianali di Tschabalala Self. Al termine della mostra, una sala dedicata a workshop, residenze ed eventi per indagare l’uso del tessile nelle manifestazioni di dissenso.
Un video e una grande installazione ambientale costituiscono la mostra Litosfera: a Fragmented World (2016) di Elena Mazzi e Sara Tirelli, e Produttivo (2018-2019) di Giorgio Andreotta Calò. Curata da Cristiana Perrella, la rassegna rientra nella ricerca che rilegge e interroga le opere della collezione permanente grazie al dialogo con opere provenienti da altre raccolte; l’esposizione di Raid, opera di Marcello Maloberti recentemente acquisita dal museo, è testimonianza della performance omonima realizzata dall’artista al Centro Pecci nel 2018.
A Fragmented World e Produttivo nascono dalla suggestione di un viaggio al centro della Terra, dalla volontà di rappresentare forze e materie che nel corso delle ere geologiche hanno dato forma al pianeta.
Calò ha acquisito, riordinato e catalogato circa 2000 metri lineari di carotaggi dell’area del Sulcis Iglesiente, parte dell’archivio di sondaggi della Carbosulcis. È stato quindi ricomposto a pavimento l’orizzonte stratigrafico corrispondente al livello produttivo, compreso tra i -350 e -450 metri sotto il livello del mare. I lunghi cilindri di Produttivo compongono un paesaggio che segue la successione stratigrafica. L’opera, presentata nel 2019 alla Fondazione Pirelli Hangar Bicocca di Milano, è entrata nella collezione del Pecci nel 2019 grazie a una donazione dell’artista, che l’ha suddivisa tra i musei membri di AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani. In occasione della mostra, per la prima volta ne viene ricomposta parte rilevante che comprende, oltre a quella del Pecci, le sezioni in collezione al MAXXI, GAMeC, MAMbo, FMAV, e quelle provenienti dall’archivio dell’artista.
Il video A Fragmented World è ispirato alla Teoria delle fratture del fisico Bruno Giorgini e rimanda a una condizione di caos, imprevedibilità e trasformazione, utilizzando immagini dell’Etna, in parte preesistenti e realizzate a scopo scientifico e in parte girate appositamente dalle autrici, con suoni e campionature in presa diretta del musicista Giuseppe Cordaro.
La performance Raid, da cui è stato tratto il video in collezione, è stata realizzata nell’ottobre 2018 al Centro Pecci in occasione della XIV Giornata del Contemporaneo AMACI e riunisce alcuni temi ricorrenti della produzione di Marcello Maloberti, quali il fascino per i libri, la relazione con le icone della storia dell’arte, il connubio tra dimensione museale e azioni effimere, l’idea di corpo collettivo composto da persone diverse accomunate da uno stesso gesto apparentemente insensato.
Per maggiori info: www.centropecci.it
Immagine: Allestimento della mostra Protext! Quando il tessuto si fa manifesto. Ph.Credit OKNOstudio
Titolo mostra | Protext Litosfera Raid | Città | Prato | Sede | Centro Pecci | Date | Dal 24/10/2020 al 14/02/2021 | Artisti | Otobong Nkanga, Marinella Senatore, Pia Camil, Tschabalala Self, Serapis Maritime Corporation, Vladislav Shapovalov, G | Curatori | Camilla Mozzato, Marta Papini | Temi | Prato, Centro Pecci, Protext! |
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