Dal 25 ottobre 2024, al Centre Pompidou di Parigi, nella sala apposita dell’Espace des Collections, è esposta per la prima volta l’edizione completa di Doux comme saveur, un progetto multimediale di Gianfranco Baruchello (Livorno, 1924 – Roma, 2023). La mostra, in programma dal 26 ottobre 2024 al 10 marzo 2025, rientra tra le iniziative promosse dalla Fondazione Baruchello per celebrare il centenario della nascita di Baruchello. L’opera include circa 24 ore di interviste realizzate dall’artista stesso con filosofi, scrittori e psicoanalisti, tra cui Noëlle Châtelet, David Cooper, Félix Guattari, Alain Jouffroy, Pierre Klossowski, Gilbert Lascault e Jean-François Lyotard, ma anche con operai immigrati, pasticceri dell’industria dolciaria e responsabili didattici museali.
Il progetto è esposto sotto forma di video-installazione su più schermi e sarà accompagnata dal libro originale in copia unica. Il volume, composto da collage di appunti, fotografie, disegni e ritagli di materiali stampati, fu realizzato e distribuito da Baruchello, in forma fotocopiata e sommariamente rilegata, ai partecipanti coinvolti nel progetto.
Il libro, frutto di un montaggio di materiali d’archivio e note manoscritte, segnò l’inizio di una serie di riflessioni che si svilupparono in totale libertà, senza vincoli o parametri prestabiliti. Questa assenza di limiti permise di affrontare temi personali e di esplorare le dimensioni del sogno, del rimosso e dell’inconscio. A partire dal “sapore dolce”, inteso in modo unico da ciascun intervistato, la conversazione guidata da Baruchello si sviluppò su vari temi, quali filosofia, psicoanalisi, arte e industria dolciaria, fino a trattare concetti legati al latte animale, la maternità, il corpo, le fiabe, la guerra, la politica e la morte.
Il film, suddiviso in più parti, è il risultato di un ampio progetto ideato da Baruchello tra il 1978 e il 1979. Il tema del sapore dolce divenne il punto di partenza per una riflessione sui ricordi, sulle storie e sulle questioni politiche e culturali dell’epoca, come gli immaginari, gli stereotipi e i sistemi di potere. Alla fine, si giunge a considerazioni sulla morte animale e la decomposizione della carne come conseguenze della violenza, del potere culturale e dello sfruttamento della natura.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, venerdì 26 ottobre alle ore 18:00, nel Cinéma du musée del Centre Pompidou verrà proiettato Verifica incerta, film sperimentale del 1964 di Baruchello e Grifi. Il lavoro, nato dalla distruzione e rimontaggio di circa 150 mila metri di pellicola appartenente a 47 film degli anni Cinquanta e Sessanta, in gran parte americani e destinati al macero, è già parte della Collezione del Centre Pompidou.
La prima proiezione avvenne a Parigi nella primavera del 1965, presso il Centro di Postproduzione Poste Parisien, agli Champs-Élysées. Tra il pubblico, che includeva Marcel Duchamp (cui il film era dedicato), erano presenti Max Ernst, Alain Jouffroy e Man Ray. Nel 1966, John Cage presentò il film al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, in occasione della mostra personale di Baruchello presso la Galleria Cordier & Ekstrom.
Il nuovo allestimento di Doux comme saveur al Centre Pompidou è stato reso possibile grazie al contributo di Philippe-Alain Michaud, Jonathan Pouthier, in collaborazione con Enrico Camporesi, Carla Subrizi e la Fondazione Baruchello.
Fu lo stesso Baruchello nel 1979, a descrivere così la sua operazione sul sapore dolce “La scelta di questo film è stata influenzata dalla constatazione personale di assenza di dolce/dolcezza dalla propria vita e dal mondo circostante. Parlarne può essere stata, almeno all’inizio, un’attività non lontana dall’esorcismo. Da quel non chiaro umore iniziale, quella fame, quell’assenza, e dopo molti anni di attenzione al cibo e al rapporto sacro di questo con lo spirito, nasce dunque l’idea che il dolce sia il segno stenografico primordiale di ogni sapore derivante dall’atto di mangiare: latte materno, succo zuccherino del frutto, miele delle api, manna mandata al popolo di Dio nel deserto, ecc. Un itinerario che si complica, devia, si arricchisce dirama attraverso 150 pagine di un oggetto simile a un libro fatto di note, prospetti, disegni foto e fotocopie, ritagli non diversi nell’aspetto da altre precedenti operazioni para-letterarie, extra media da me fatte (per esempio il libro L’altra casa edito da Galilée con prefazione di Jean-François Lyotard questo stesso anno). Il libro, ma si tratta soltanto di fogli di carta sommariamente rilegati, si presta ad essere messo nelle mani di terzi cui chiedere cosa ne pensano sia del libro che, più generalmente, dell’argomento che sembra trattare. I terzi che sono poi un insieme molto difforme di filosofi, scrittori, poeti, pittori, operai, preti, bambini e forse anche, riuscendone a trovare qualcuno disposto a parlarci, uomini politici, militari, poliziotti, direttori di carcere o manicomio”.
A proposito del montaggio, operazione concettuale alla base di tutto il suo lavoro, Baruchello, nel 1978, scriveva “Il montaggio è infatti per il mio lavoro, il 60% dell’operazione filmica, e i molti brevi film che ho fatto, avevano un preciso senso parallelo al mio lavoro di pittore. Quest’ultimo consiste in un’operazione ’multistrato’ che richiede (non diversamente dal meccanismo del pensiero) continue mutazioni, cortocircuiti, sovrapposizioni, ecc.”.
Nella foto: un fotogramma di Doux comme saveur.
Titolo mostra | Doux comme saveur | Città | Parigi | Sede | Centre Pompidou | Date | Dal 26/10/2024 al 10/03/2025 | Artisti | Gianfranco Baruchello | Temi | Parigi, Arte contamporanea, Centre Pompidou, Gianfranco Baruchello |
Doux comme saveur: al Centre Pompidou l'opera multimediale di Gianfranco Baruchello |